Addio a Maria Lai, la fata bambina nata da un Dio distratto
“Giocavo con una grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”. Se n’è andata a 93 anni la “capretta ansiosa di precipizi che non si poteva tenere nel recinto, anche se il lupo la stava
“Giocavo con una grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”.
Se n’è andata a 93 anni la “capretta ansiosa di precipizi che non si poteva tenere nel recinto, anche se il lupo la stava aspettando”. Se n’è andata in una assolata mattina di primavera circondata dall’affetto dei suoi cari nella sua casa di Cardedu. Era la secondogenita dei cinque figli di Giuseppe Lai e di Sofia Mereu, nonché cugina del noto fotografo Virgilio Lai. Considerata tra le artiste contemporanee più importanti del ‘900, Maria Lai ha sicuramente tenuto alto il valore della nostra terra non solo in Italia ma nel mondo intero e lasciato un inestimabile valore culturale e affettivo che ora “parla di più”. Perché, a detta sua, l’assenza dell’autore è una presenza più forte, e noi, forse, oggi, la sentiamo tutti un po’ di più.
Qualcuno diceva che le storie raccontate appartengono a tutti e chi ha avuto modo di vivere l’artista ulassese attraverso le sue opere, le sue poesie e i suoi racconti non ha potuto fare a meno di entrare nella sua favola, nella favola della sua vita, giocando insieme a lei. «L’uomo – scriveva Maria Lai – ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile perciò elabora fiabe miti, leggende, feste, canti, arte». Non è mai stata una bambina come tutte le altre Maria, lei stessa si sentiva diversa per quel suo bisogno di solitudine che la contraddistinse, per quella necessità di allontanarsi spesso da casa e dai suoi cari. Amava stare da sola e nascosta e in quella sua ricercata solitudine lei ascoltava il silenzio e le sembrava bellissimo. Maria era convinta che il nascere con la particolare esigenza di essere fuori dal mondo, di non rispondere a tutte le leggi che governano la società, di non appartenere a nessuno, portasse a essere universali, a essere più vasti, alla felicità. E lei è stata sicuramente un’ anima libera e vastissima. Dopo una prima formazione scolastica in completo isolamento che la portò a coltivare l’attitudine del disegno, venne iscritta alle scuole secondarie di Cagliari dove ebbe la fortuna di incontrare il suo maestro e grande sostenitore, Salvatore Cambosu. Il pensiero comune di allora voleva che l’arte fosse qualcosa di improponibile per una donna. Cambosu fu l’unico che ripose fiducia nelle potenzialità artistiche della giovanissima artista ulassese. Un ruolo importante, il maestro, lo ebbe durante un periodo di profondo sconforto di Maria, causato dalla morte del fratello e dalla contrarietà del padre riguardo le sue scelte. “Se hai una direzione vai e non ti curar di niente” era il monito rivoltole dal grande maestro, che inculcò nella sua allieva la convinzione che l’essere sardi, preistorici e solitari, poteva anche diventare un privilegio. L’ultima volta che Maria vide il suo maestro fu nel ’62, a Nuoro, quando questo era ormai in punto di morte. Chiacchierarono tanto ma poi rimasero ore ed ore in silenzio a guardarsi. Dopo gli insegnamenti di Cambosu, l’artista coltivò ancora di più l’arte del silenzio e maturò un grande sogno: che nell’ingresso di tutti i musei e tutte le scuole ci fosse la grande scritta “Non importa se non capisci, segui il ritmo”.
Aveva 14 anni Maria quando sua sorella Cornelia moriva alla tenera età di 7 anni. Mentre tutti piangevano la piccola sul letto di morte, Maria disegnava dei glicini sul suo cuscino. Cornelietta riposa nel vecchio cimitero di Ulassai, in una tomba in marmo bianco e rosa opera del grande scultore del tempo Francesco Ciusa, che, in mancanza di una foto che ritraesse la bimba, mise in posa Maria per scolpire su quel tondo bianco le effige della piccola Cornelia. In quella tomba, per sua volontà, Maria, la bambina che vedeva nel nastro azzurro direzioni di salvezza per entrare in pace con la minacciosa montagna che sovrasta Ulassai, verrà sepolta dopo esser stata cremata.
I funerali avranno luogo a Cardedu giovedì 18 alle ore 17.
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