Filippo Mucelli, 36enne lanuseino, dal 2001 gestisce con successo un allevamento caprino nella propria città, in località Marosini. Il latte delle sue capre è il più richiesto in Ogliastra e viene venduto anche dalla nota cooperativa sarda Arborea.

Come è nata l’idea di dedicarsi ad un allevamento caprino e alla vendita del latte?

Dopo il diploma agrario, ho lavorato per anni presso l’azienda suinicola della mia famiglia. L’amore per la natura e per gli animali sono nel mio DNA. Nel 2001 ho poi deciso di mettermi in proprio e di intraprendere un percorso solo mio, dedicandomi all’allevamento delle capre e alla vendita del loro latte. L’idea mi è venuta osservando il mercato: il latte di capra è uno dei più richiesti e dei meglio pagati.

La sua azienda vanta la presenza di macchinari di alta tecnologia.

Sì, all’interno dell’azienda ho fatto in modo di avere macchinari che mi aiutino a gestire le capre: in primis un sistema automatizzato di mungitura che controlla, tra le varie cose, anche la qualità del latte e quindi la salute di ogni singolo capo di bestiame. Anche l’alimentazione delle capre è affidata alla tecnologia. Per questo motivo riesco a portare avanti l’azienda con un solo dipendente e con qualche aiuto nei periodi particolare, come quello della nascita dei capretti.

A chi vendi il latte?

Non ho mai avuto difficoltà a vendere il latte poiché le capre del mio allevamento sono di una razza particolare che produce un latte ricco di grassi e proteine, quindi molto richiesto. Le capre murciane, questo il loro nome, offrono all’uomo un latte molto nutriente e digeribile, adatto anche a bimbi e persone intolleranti al lattosio. Da subito ho ricevuto la proposta da parte della cooperativa Arborea, che a giorni alterni manda dei dipendenti qui a Lanusei a prendere il latte del mio allevamento. Inoltre vendo ai caseifici ogliastrini e anche in paese: ogni mattina verso le cinque, metto il latte crudo e fresco in un distributore che si trova nella piazza della chiesa di Lanusei.

Ci racconti  la sua giornata tipo.

Mi sveglio ogni giorno alle quattro ed inizio subito a lavorare. Controllo gli animali e i macchinari, pulisco le stalle, accudisco i capretti. Faccio una piccola pausa a pranzo e torno subito dai miei animali. Certamente il mio è un lavoro che presuppone dei sacrifici ma fare ciò che si ama e farlo in proprio ricompensa ogni fatica. Ovviamente non ho giorni liberi o ferie, ma mi va bene così. Mi basta godere la sera della compagnia di mia moglie e dei miei bellissimi bambini. Ogni tanto, lasciando qualcuno di fiducia alla guida dell’azienda, mi reco all’estero per dei corsi di aggiornamento e per visitare altri allevamenti. Di recente sono stato in Spagna e in Francia: è importante restare sempre aggiornati su ciò che questo settore può offrire ed è bello vedere le novità con i propri occhi.

Spera che i suoi figli un giorno seguano le sue orme?

Questa azienda è la mia vita, dentro ci sono tutto il mio sudore e la mia passione, quindi spero davvero che i miei figli possano un giorno prendere in mano le redini di quello che per me è il sogno di una vita. Vorrei conquistare anche il mercato nazionale e internazionale. Del resto, ho già avuto richieste anche dalla Svezia. Ma ora sono piccoli, hanno solo quattro e due anni. Ma posso già dire che trascorrono molto tempo nell’allevamento e lo fanno con grande gioia, quindi mai dire mai.

Una vicenda avvenuta a Torino nel settembre 2019, dove una donna ha scoperto tramite una telecamera installata per controllare il suo gatto che il vicino usava il suo letto per incontri sessuali con un altro uomo, presumibilmente l’amante, ha recentemente visto la conclusione del processo.

La donna, dopo aver visto la scena inaspettata sullo schermo del suo cellulare durante le vacanze, ha deciso di sporgere denuncia una volta tornata in città, fornendo prove fotografiche e video dell’accaduto.

Il tribunale di Torino ha emesso la sentenza condannando sia il vicino che la proprietaria dell’alloggio a otto mesi di reclusione ciascuno per violazione di domicilio. Risulta che la proprietaria dell’appartamento fosse l’unica detentrice delle chiavi e le avesse passate al vicino per permettergli di utilizzare l’appartamento per gli incontri segreti con l’amante, dato che nel suo appartamento viveva il compagno.

La condanna è stata quindi emessa per l’intrusione non autorizzata nell’abitazione della donna e per la violazione della sua privacy.