San Lorenzo bella e dannata, le due facce del “Quartiere degli studenti”

La storia del quartiere San Lorenzo è segnata dalla natura rivoluzionaria dei suoi abitanti, uomini e donne del popolo e di sani valori. Oggi il quartiere è profondamente cambiato (in peggio), complice l’assenza delle istituzioni, e i vicoli abbondano di criminalità.
San Lorenzo bella e dannata, le due facce del “Quartiere degli studenti”.
La storia del quartiere San Lorenzo è segnata dalla natura rivoluzionaria dei suoi abitanti, uomini e donne del popolo e di sani valori. Oggi il quartiere è profondamente cambiato (in peggio), complice l’assenza delle istituzioni, e i vicoli abbondano di criminalità.
Il quartiere di San Lorenzo è situato tra le Mura Aureliane, nel cuore di Roma, posizionato tra le due principali stazioni ferroviarie della città, Termini e Tiburtina. Un quartiere storico dal carattere popolare e rivoluzionario, famoso per essere stato l’unico rione romano ad opporsi agli squadristi fascisti e alla marcia su Roma. Nato nella seconda metà dell’Ottocento a pochi anni dalla proclamazione di Roma come capitale d’Italia, prima di allora era per lo più una zona di campagna, e da subito è stato utilizzato come dormitorio per i tanti operai arrivati dal centro e sud Italia vista la grande richiesta di manodopera per la riqualificazione urbana di Roma. Negli anni ’30 venne costruita la Città Universitaria, nuova sede dell’università La Sapienza, e il quartiere assunse un ruolo fondamentale anche durante gli anni delle contestazioni studentesche.
Oggi Il quartiere di San Lorenzo è dominato da forti contraddizioni che giornalmente trovano uno scontro etico tra gli stretti vicoli dove tutto accade e tutto sembra permesso. Sede della lotta politica di tanti giovani, luogo di confronto e di crescita per attivisti accademici ma anche maledettamente violento e forse segnato da un inesorabile declino. Notti brave, lunghe, lunghissime, sembra quasi che la legge abbia abbandonato San Lorenzo e i suoi residenti, cittadini sempre più arrabbiati e privati del diritto alla legalità. Di giorno animato dagli studenti dell’università La Sapienza, da artisti e artigiani, mercati, apparentemente tranquillo e taciturno. Già, apparentemente perché la bestia al mattino riposa e basta attendere poche ore e il quartiere assume tutt’altre sembianze. Spaccio, risse, accoltellamenti e violenze sessuali, il quartiere è un supermarket della droga e la follia criminale sembra fuori controllo. Alcuni la definiscono zona franca, un luogo lontano dall’occhio attento della civiltà e dalla comune morale dove è possibile acquistare stupefacenti in pieno giorno e in pieno centro, senza vergogna, senza timori. Timori invece insiti nei residenti, nelle persone per bene, negli studenti, in chi fa rientro a casa tardi a passo svelto e con la speranza di non essere importunato lungo il tragitto, in chi si sveglia tra gli odori nauseabondi di portoni e vicoli utilizzati come vespasiani.
San Lorenzo è stato un luogo per famiglie e operai, per uomini umili ma pieni di valore, poi per studenti e infine per criminali, tossicodipendenti e canaglie di quartiere. L’assenza dello stato ha fatto sì che residenti e lavoratori abbandonassero poco a poco questi spazi consegnandoli a balordi che nulla hanno a che vedere con la storia di questa zona.
San Lorenzo rappresenta un fallimento di Roma e la responsabilità va condivisa tra tutti i governi cittadini che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni. Tutti hanno scelto di evitare il problema, alcuni avranno pensato che lo spaccio conveniva tenerlo lontano dai turisti, meglio non contaminare quell’ipocrita luccicanza del centro. San Lorenzo ha perso perché è venuta a mancare la fiducia nelle istituzioni e dove smette di esistere il rispetto nascono e crescono violenti sentimenti antisociali.

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