La svolta di Draghi: “Presto la fine dello stato di emergenza”. Il primo aprile segnerà il ritorno graduale alla normalità

La notizia che tutti gli italiani aspettano da due anni. Il premier: "Il nostro obiettivo è riaprire tutto, al più presto"
Mario Draghi ha dato la notizia che tutti gli italiani attendono ormai da due anni: il 31 marzo terminerà lo stato di emergenza e non verrà prorogato oltre. Terminerà così la divisione in colori delle varie regioni italiane. Il primo aprile segnerà il ritorno graduale alla normalità.
“Il nostro obiettivo è riaprire del tutto, al più presto”, assicura Draghi.
Tra le tappe per uscire dall’incubo Covid, il presidente del Consiglio si sofferma forse non a caso sui bambini e i ragazzi, tra quelli che hanno pagato il prezzo più salato a questa pandemia. “Le scuole resteranno sempre aperte per tutti: saranno infatti eliminate le quarantene da contatto. Cesserà ovunque l’obbligo delle mascherine all’aperto, e quello delle mascherine FFP2 in classe”.
E sul super green pass si esprime così: “Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli”, snocciola Draghi. La guardia resterà alta, comunque vigile”.
Sull’emergenza economica: “L’Italia è in ripresa, ma il Governo intende continuare ad aiutare chi è in difficoltà”.

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Lo sapevate? Lo stadio Pietrangeli a Roma è considerato il campo da tennis più bello al mondo dove giocare a tennis

Esiste un luogo, incastonato nel cuore di Roma, che nessun campo da tennis nel mondo, per quanto spettacolare o architettonicamente ambizioso, potrà mai eguagliare: lo stadio Nicola Pietrangeli. Lo chiamano il campo più bello al mondo dove giocare a tennis, e non a caso.
Lo sapevate? Lo stadio Pietrangeli a Roma è considerato il campo da tennis più bello al mondo dove giocare a tennis.
Esiste un luogo, incastonato nel cuore di Roma, che nessun campo da tennis nel mondo, per quanto spettacolare o architettonicamente ambizioso, potrà mai eguagliare: lo stadio Nicola Pietrangeli. Lo chiamano il campo più bello al mondo dove giocare a tennis, e non a caso.
Non c’è eliporto, grattacielo o isola artificiale che tenga. Non bastano progetti faraonici o architetti visionari per replicare quello che solo il Pietrangeli possiede: l’anima. Perché puoi replicare tutto, tranne l’atmosfera che qui si respira. Per questo, per scattare la più bella foto mai vista di un campo da tennis, bisogna venire a Roma. Bisogna venire qui. Tra le architetture moderne degli stadi internazionali, lo Stadio Pietrangeli continua a imporsi come un’icona: costruito tra il 1931 e il 1933 su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio, nel complesso monumentale del Foro Italico, è rimasto immobile nel tempo, testimone silenzioso delle stagioni che cambiano e degli applausi che non smettono mai. Laddove il vecchio Centrale in legno lamellare è stato demolito, dove l’Arena Supertennis viene smontata e rimontata ogni anno e nuovi campi da allenamento spuntano come nuove foglie, il Pietrangeli è rimasto fedele a se stesso. Fermo, saldo, sempre nel cuore del Foro, e nel cuore dei romani. Prima di essere dedicato alla leggenda azzurra Nicola Pietrangeli, era conosciuto come Stadio della Pallacorda. Un piccolo anfiteatro da 3720 posti, secondo quanto dichiara il CONI, con gradinate in marmo bianco – scarti delle cave di Carrara – e sedute angolari. Le aiuole che delimitano il campo, le statue marmoree poste in cerchio sopra l’ellisse del campo, a sorvegliarlo dall’alto: ogni dettaglio è una carezza alla memoria. Le statue vengono ripulite con cura all’inizio di ogni torneo, splendono candide sullo sfondo verde smeraldo del prato. E quando scendi le scale del Pietrangeli per la prima volta, ti accorgi che non è solo tennis. È un’emozione, un battito che accelera. Da una parte Monte Mario, dall’altra lo sguardo si apre verso il Tevere. A destra lo Stadio Olimpico, a sinistra il nuovo Centrale. E tu, giù, quasi all’altezza dei giocatori, con la traiettoria della pallina davanti a te come fosse disegnata su un foglio. È qui che capisci perché i tennisti lo amano. Sul Pietrangeli, il cartellone degli sponsor dietro i giocatori è basso, poco più di un metro. Nessun fondale uniforme che aiuti a distinguere la palla. Solo una marea colorata di maglie e cappellini, viva, umana. Ma i tennisti lo accettano, anzi lo vogliono. Perché il Pietrangeli ti mette a contatto diretto con la passione del pubblico. Il calore dei tifosi è lì, a pochi metri.

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