Da acquario a fucina di idee: l’eterna rinascita dell’Acquario Romano, oggi Casa dell’Architettura

Nel cuore dell’Esquilino, tra piazza Vittorio e la stazione Termini, l’Acquario Romano si staglia con la sua eleganza monumentale in piazza Fanti, accogliendo i visitatori in un giardino incantato, oggi ancora più suggestivo grazie a una nuova illuminazione notturna che ne esalta la maestosità e invita a riscoprirne la bellezza. L’atmosfera cambia completamente al calar del sole: le luci scolpiscono le linee dell’edificio e rendono la grande magnolia protagonista silenziosa di una scena che parla di storia, arte e rinascita.
Da acquario a fucina di idee: l’eterna rinascita dell’Acquario Romano, oggi Casa dell’Architettura.
Nel cuore dell’Esquilino, tra piazza Vittorio e la stazione Termini, l’Acquario Romano si staglia con la sua eleganza monumentale in piazza Fanti, accogliendo i visitatori in un giardino incantato, oggi ancora più suggestivo grazie a una nuova illuminazione notturna che ne esalta la maestosità e invita a riscoprirne la bellezza. L’atmosfera cambia completamente al calar del sole: le luci scolpiscono le linee dell’edificio e rendono la grande magnolia protagonista silenziosa di una scena che parla di storia, arte e rinascita.
Progettato da Ettore Bernich e inaugurato nel maggio del 1887, l’Acquario Romano era nato come spazio scientifico e didattico, con grandi vasconi per l’allevamento nel seminterrato e vasche più piccole per l’esposizione nella grande sala ellittica del piano terra. Un dipinto sopra l’ingresso della libreria mostra proprio quella visione originaria, quando il giardino ospitava un laghetto e il sogno dell’esperto di piscicoltura Pietro Carganico sembrava pronto a prendere vita. Ma la Roma appena divenuta capitale cambiava rapidamente, e con lei anche la funzione degli spazi: da sede scientifica a teatro per spettacoli, da arena per la mondanità sabauda a luogo per esposizioni di vini e concorsi pubblici, fino ad accogliere nel 1890 persino Buffalo Bill con il suo “Wild West Show”.
La sua storia è un continuo saliscendi: nei primi del Novecento diventa palcoscenico per operette e avanspettacolo con nomi come Ettore Petrolini e Raffaele Viviani, fino al 1930, quando la sua popolarità svanisce e il glorioso edificio viene ridotto a magazzino per le scenografie del Teatro dell’Opera. Con il tempo, l’incuria lo avvolge, i decori marini vengono coperti, le sue forme classiche diventano ingombranti testimoni di un’epoca che sembra non voler più parlare al presente. Si ipotizza perfino la demolizione o la conversione in capolinea dei bus. Ma Roma, si sa, non dimentica del tutto.
Nel 1985, a quasi cento anni dalla sua costruzione, la Sovrintendenza Capitolina avvia un importante restauro che riporta alla luce le raffinate decorazioni, le colonne in ghisa, i soffitti in stile pompeiano, i dipinti di Silvestro Silvestri a tema marino, e persino un tratto delle antiche Mura Serviane nascosto nel giardino. La grande sala interna, con i suoi ballatoi sovrapposti, torna a splendere e a vibrare di quella vocazione pubblica e sociale che sembrava sopita.
Il 2003 segna un nuovo inizio: l’Acquario Romano diventa ufficialmente la Casa dell’Architettura, sotto la guida dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia. Da allora è un punto di riferimento culturale e creativo per la città: uno spazio multifunzione che ospita mostre, incontri, presentazioni e eventi che raccontano Roma com’è e come sarà, con uno sguardo rivolto al futuro e alle sue trasformazioni urbane. La grande sala, oggi concepita come una vera “piazza pubblica”, accoglie architetti, cittadini e curiosi in un dialogo aperto tra passato, presente e visioni future.
La libreria specialistica, arricchita da volumi rari e incontri con autori, e il giardino esterno, ora perfetto anche per eventi serali, completano l’esperienza di un luogo che è tornato a vivere e a far vivere. Dalla recente esposizione dei progetti per il Museo della Scienza al Flaminio alla mostra per la nuova Sala Prove del Teatro dell’Opera, ogni iniziativa è un tassello di un mosaico in continua evoluzione, che fa dell’Acquario Romano non solo un edificio recuperato, ma un cuore pulsante del quartiere e della città intera.
Passare sotto la volta a conchiglia, con la lupa capitolina a vegliare dall’alto, è oggi un gesto che ha il sapore del ritorno e della riscoperta. Lì dove un tempo nuotavano pesci e risuonavano le note delle operette, oggi si progettano città, si immaginano spazi, si coltiva il sapere. E così, tra le decorazioni in stile marino e gli oblò in stile sommergibile dell’atrio, la Casa dell’Architettura racconta, senza retorica, la sua metamorfosi riuscita: da acquario a culla del pensiero architettonico, da spazio dimenticato a simbolo di rinascita urbana e culturale.

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