Lo sapevate? Nell’Arco di Tito a Roma compare la Menorah, uno dei simboli più antichi della religione ebraica

Lo sapevate? Nell’Arco di Tito a Roma compare la Menorah, uno dei simboli più antichi della religione ebraica. La Menorah è una lampada ad olio a sette bracci che nell’antichità veniva accesa all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di olio consacrato. La Menorah è uno
Lo sapevate? Nell’Arco di Tito a Roma compare la Menorah, uno dei simboli più antichi della religione ebraica.
La Menorah è una lampada ad olio a sette bracci che nell’antichità veniva accesa all’interno del Tempio di Gerusalemme attraverso la combustione di olio consacrato.
La Menorah è uno dei simboli più antichi della religione ebraica. Secondo alcune tradizioni la Menorah simboleggia il rovo ardente in cui si manifestò a Mosè la voce di Dio sul monte Horeb, secondo altre rappresenta il sabato e i sei giorni della creazione.
La Menorah fu per secoli il simbolo stesso dell’ebraismo. Solo a partire dal XVII secolo essa cominciò ad essere affiancata dal magen David, la stella di David, che ritroviamo ora sulla bandiera di Israele.
Vediamo ora che cos’è l’arco di Tito, l’eccezionale monumento in cui è raffigurata la menorah. Si tratta di un arco di trionfo a una sola arcata situato sulle pendici settentrionali del Palatino, nella parte orientale del Foro di Roma. Capolavoro dell’arte romana, si tratta del monumento-simbolo dell’epoca flavia, grazie alle sostanziali innovazioni sia in campo architettonico-strutturale, sia in campo artistico-scultoreo.
Fu concluso nel 90 dopo Cristo ed è dedicato all’imperatore Tito.
I rilievi più interessanti sono i due pannelli che decorano i lati del fornice, che commemorano due fasi del trionfo di Tito dopo la cattura di Gerusalemme del 70, durante la prima guerra giudaica.
Sul lato sinistro (sud) è raffigurato l’ingresso del corteo nella Porta Triumphalis, che è raffigurata all’estrema destra in prospettiva scorciata. Nella scena si vedono gli inservienti che avanzano coi fercula (portantine per oggetti), recando gli arredi saccheggiati al tempio di Gerusalemme (uno dei candelabri a sette braccia, la tavola per il pane di proposizione con i vasi sacri, le trombe d’argento) e le tabelle ansate con iscrizioni esplicative degli oggetti presi e delle città vinte.
Nel tabernacolo d’Israele, la menorah era d’oro e di disegno simile a quello delle comuni lampade (o candelabri) d’uso domestico, era adorna di pomoli e fiori alternati e aveva un’asta centrale e tre bracci per parte, che sostenevano in tutto sette piccole lampade. Per queste lampade si usava solo olio puro di olive schiacciate.
La Menorah doveva restare accesa dal tramonto all’alba, ma una o più delle sue lampade restavano accese anche durante il giorno.
Il destino della Menorah originale è tuttora oscuro: fatta interamente d’oro, d’un sol blocco, venne con molta probabilità portata a Roma quando Tito conquistò la terra di Israele.
Secondo alcune testimonianze non confermate, sarebbe rimasta a Roma fino al sacco di Roma del 455 finendo poi, dopo alterne vicissitudini, a Costantinopoli. Da qui in poi se ne perdono le tracce. La tradizione ebraica sostiene invece che la Menorah trafugata da Tito fosse una copia (come provato dalle incongruenze fra il bassorilievo raffigurato sull’arco di Tito e la forma conosciuta della Menorah biblica). Quella vera sarebbe stata nascosta in previsione della distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme.

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