Una giornata tipica con Claudio, un cittadino dell’antica Roma. L’abbiamo intervistato.
Proviamo a giocare un po’ e immaginiamo di avere a disposizione una macchina del tempo: abbiamo deciso di seguire un amico immaginario per entrare nelle abitudini e consuetudini di un romano vissuto intorno al 51 d.c. circa. Come si svolgeva la giornata tipo di un cittadino dell’antica Roma? L’abbiamo fatto immaginando di seguire un amico immaginario dell’epoca, Claudio. E l’abbiamo intervistato.
Claudio la mattina generalmente si sveglia all’alba, per colazione consuma una piccola quantità di cibo leggero come pane e frutta (possibilmente fichi) ed il pasto è accompagnato da vino diluito con acqua.
Alcool già dalla prima mattina! Come mai?
“Per noi romani era convinzione che un po’ di vino facesse bene al sangue e rendesse più forti”.
Dopo aver mangiato, Claudio indossa la tunica.
“Molti romani preferivano indossare la toga solo in occasioni formali, come le visite ai templi o al foro”. Ci confida.
Durante la mattina, molti cittadini romani si dedicavano alle proprie occupazioni. Tu cosa farai stamane?
“Di solito mi reco al foro, il centro politico ed economico della città, per affari, incontri e discussioni politiche, mentre mia moglie e le mie figlie più grandi si occupano delle faccende domestiche o attività come la tessitura e la gestione delle risorse familiari.
I bambini più piccoli romani ricevono l’educazione di base, come l’apprendimento della lettura, della scrittura, nozioni matematiche. Gli insegnanti sono schiavi istruiti”.
Claudio ci invita anche a pranzo, ma non avendo orologi ci viene spontaneo pensare a come metterci d’accordo e prima di uscire ci mostra la meridiana, o gnomone, un oggetto che sfrutta l’ombra proiettata su un piano. “Quando indicherà l’ora sesta, rivediamoci nella taberna locale”.
Il pranzo è il pasto principale della giornata. Mangiamo il libum, ossia pane e formaggio e una zuppa di cereali. Pensavamo di starcene sdraiati sul triclinium, ma in realtà era un’abitudine delle classi più abbienti.
Dove andiamo oggi pomeriggio?
“Se ti aspetti che sia un tipo che va a vedere i combattimenti dei gladiatori o quelli con le bestie feroci, le naumachie ossia riproduzioni di battaglie navali, sei fuori strada. Sono attività che reputo violente e non mi piacciono molto. Preferisco vedere le gare sportive e le corse di carri.
Io sono un attore, prendo parte alle pantomime”.
Cosa sono?
“È uno spettacolo affidato all’azione mimica di un attore con musica e voci narranti, danza musicate da flauti e zampogne, un coro.
Preferisco affrontare temi comici, satirici, anche se va molto anche il dramma. Indosso spesso una maschera.
I poeti per campare ci scrivono i libretti per il coro. Si vergognano ad ammetterlo, perché è considerato poco onorevole (non ho mai capito perché) per un poeta. Ma se vuoi un gossip sappi che sia Marco Anneo Lucano che Publio Papinio Stazio prendono un sacco di soldi per quei testi.
Dai, vieni a vederci. Ti dirò tutto senza proferire parola”.
Ci rechiamo a teatro e dal pulpitum (palcosenico), assistiamo alla danza del Sole che rivela a Vulcano il tradimento della moglie, alla sua vendetta, ascoltiamo le preghiere di Marte. Il tutto musicato da flauti ed accompagnato dal coro”.
Avevi detto che preferivi il genere comico, a me sembrava piuttosto drammatico.
“Perché non hai colto i riferimenti alle corna di Domiziano…”
Dopo una grassa risata, mi rinnova l’invito a cena.
Stasera zuppa e funghi al miele.
(Antica ricetta che potete leggere sempre su Vistanet).
Credit foto: Wikipedia, un esempio di pasto in epoca romana da un dipinto di Roberto Bompiani, conservato al Getty Museum.
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