Roma segreta: dal mandorlo Cairoli all’Uomo-erba, la storia di Villa Glori

Proponiamo questo bell'articolo di Roma Capitale e andiamo alla scoperta della Roma nascosta: Villa Glori è una delle ville storiche di Roma dal passato poliedrico. Prima terreno agricolo, poi teatro di un'episodio eroico del Risorgimento, campeggio negli anni Cinquanta, colonia estiva per bambini e successivamente centro di accoglienza per malati di Aids, e oggi anche parco di sculture contemporanee.
Roma segreta: dal mandorlo Cairoli all’Uomo-erba, la storia di Villa Glori.
Proponiamo questo bell’articolo di Roma Capitale e andiamo alla scoperta della Roma nascosta: Villa Glori è una delle ville storiche di Roma dal passato poliedrico. Prima terreno agricolo, poi teatro di un’episodio eroico del Risorgimento, campeggio negli anni Cinquanta, colonia estiva per bambini e successivamente centro di accoglienza per malati di Aids, e oggi anche parco di sculture contemporanee.
Il tutto condensato in 25 ettari, sul Monte Cacciarello, una collina dei Monti Parioli che si trova tra il corso del Tevere – Acquacetosa, l’Auditorium, al limite dei quartieri Parioli e Flaminio.
Sulla sommità della collina di Villa Glori si trova il Belvedere che i lavori restituiranno riqualificato.
Dove si innalza il “Monumento ai caduti romani di tutte le guerre” tra il 1912 e il 1913 era presente una cisterna ipogea impiegata per l’Ippodromo che si trovava sotto la rupe. Sopra la cisterna era prevista una fontana, mai realizzata.
Il progetto definitivo del sacrario, elaborato dall’architetto del Comune di Roma Dante Vignati, fu realizzato parzialmente e nel 1938 fu inaugurato il podio in travertino decorato con marmi provenienti dall’Antiquarium. Successivamente fu costruito l’altare in calcestruzzo rivestito di pietre volutamente irregolari e di varia provenienza a simboleggiare i sacrifici diversi ma ugualmente importanti che insieme hanno contribuito all’Unità d’Italia. La lapide che sostiene l’altare spiega anche la composizione di una mattonella speciale realizzata compattando la terra proveniente da vari campi di battaglia.
La vocazione di luogo del ricordo ha puntellato il volto di Villa Glori di targhe e monumenti celebrativi, del periodo del Risorgimento fino ai militari italiani caduti in tempo di pace (1987) ai morti a Nassiryia (2003).
Il terreno, una vigna di proprietà di un ingegnere specializzato in opere idrauliche Vincenzo Glori, passa alla storia nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 1867 quando diventa luogo di scontro tra guardie papali e garibaldini.
Un piccolo drappello di valorosi volontari guidati da Enrico Cairoli arrivarono via fiume per sostenere un’insurrezione per la liberazione di Roma. Sorpresi da guardie pontificie, si batterono con coraggio. E sotto un mandorlo, denominato da allora il “Mandorlo dei Fratelli Cairoli” Enrico spirò tra le braccia del fratello Giovanni.
Un episodio che trasformò l’anonimo colle in un luogo omaggiato da patrioti, volontari e intellettuali. E così prese il via il percorso che portò all’istituzione del parco pubblico.
Il Mandorlo venne incastonato in un muretto in laterizio e protetto da una ringhiera. Oggi il legno non c’è più ma dal 1999 all’interno della recinzione sono state apposte due targhe commemorative con i nomi dei 78 garibaldini della battaglia di Villa Glori e con le ultime parole di Enrico Cairoli prima di morire: “Ci resta però la soddisfazione di aver fatto il nostro dovere, siamo caduti da forti. Il gran problema è risolto”.
Di fronte fu eretto un monumento con un’antica colonna in marmo di Pietrasanta recuperata dal Tevere, per iniziativa dei superstiti dello scontro del 1867.
Nel 1923, a distanza di 56 anni dall’episodio, il Comune di Roma istituì il Parco della Rimembranza.
L’attuale impianto di Villa Glori è rimasto invariato rispetto a quello progettato, e inaugurato nel 1924, da Raffaele de Vico, architetto del Servizio Giardini comunale, che incise in modo determinante sull’aspetto e la sistemazione di alcune delle principali aree verdi di Roma, tra cui Villa Borghese, Villa Caffarelli, Parco degli Scipioni e Parco Nemorense.
I percorsi ampi e sobri si snodano nel verde mediterraneo. Furono piantati ex novo oltre 6mila alberi, pini, lecci, querce, lauri, aceri, cedri, ippocastani e ulivi, disposti in filari e idealmente dedicati ai soldati caduti nelle guerre. Per il resto gli arredi e i punti di sosta sono pochi e sobri, con un unico inserto romantico, gli archetti che sovrastano l’asse viario di entrata. Il portale bugnato su viale Pilsudski, proviene dalla “vigna Capponi”.
Le ombreggiature dei nuovi alberi, riparo naturale dalla calura estiva, furono determinanti nella scelta di allestire a Villa Glori un campeggio nel 1950, proprio in occasione del Giubileo.
Il campeggio del Touring Club fu “una delle più felici iniziative dell’amministrazione” si legge in un articolo della rivista Capitolium, conservato all’Archivio Storico Capitolino a firma di Nello Ciampi (Rivista Capitolium Dal 1945 al 1954 – n. 10 – “Il campeggio di Villa Glori” di Nello Ciampi).
Per l’epoca ebbe un gran successo: 2mila ospiti nel 1950, e 19mila nel 1953, affollato anche a settembre da stranieri in viaggio con scintillanti roulotte e tende. Ma nel 1958 anno in cui si riprogetta tutta l’area in vista delle Olimpiadi con la creazione ex novo di un villaggio dedicato, il campeggio viene spostato a Forte Antenne.
Non solo memoria ma anche solidarietà, ricovero per persone malate e fragili in un luogo considerato particolarmente salubre per via della posizione.
Nel 1928 nei pressi dell’antico casale di Villa Glori, furono costruiti tre padiglioni in legno, destinati ad ospitare una colonia estiva per bambini malati. Il “Dispensario Marchiafava” divenne poi la “casa-famiglia” della Caritas che forniva assistenza a persone malate di Aids.
Nel corso degli anni Novanta questa malattia suscitava diffidenza e paura. Nel 1990 Liz Taylor su invito della Caritas di monsignor Luigi Di Liegro nel suo ultimo viaggio in Italia si recò in visita a Villa Glori.
La risposta al pregiudizio e all’emarginazione, l’invito a superare la soglia della struttura assistenziale e ad abbattere barriere e steccati sarà quella offerta dall’arte. Sul tema venne allestita la mostra “Varcare la soglia” a cura della romana Daniela Fonti, che nel 1997, inserì nel contesto per parco pubblico una serie di opere di arte contemporanea.
La mostra divenne il Parco Permanente di Sculture che ancor oggi offre ai frequentatori un’esperienza emozionale ed estetica unica.
Passeggiando tra i larghi viali e tra l’ordine lineare degli alberi ci si imbatte in una serie di elementi perfettamente incorniciati e integrati nella natura.
Tra le opere esposte: Kounellis (Installazione), Mattiacci (Ordine), Dompè (Meditazione), Mochetti (Arco-laser), Caruso (Portale mediterraneo), Castagna (Monadi), Nunzio (Linea), Staccioli (Installazione). Nel 2000 furono installate anche la “Porta del Sole” di Giuseppe Uncini e l'”Uomo-erba” di Paolo Canevari (Foto in home page).

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