Gli elefanti a Roma tra storia, leggenda e paleontologia

Gli elefanti hanno avuto un ruolo significativo sia nella preistoria che nella storia romana, lasciando tracce indelebili nella cultura e nelle tradizioni. Questo articolo esplora la presenza degli elefanti sia nell'epoca preistorica, durante il Pleistocene, sia nel contesto della Roma antica, esaminando come questi maestosi animali siano arrivati nella città, il loro utilizzo e il significato che hanno avuto nel corso dei secoli
Gli elefanti a Roma tra storia, leggenda e paleontologia.
Gli elefanti hanno avuto un ruolo significativo sia nella preistoria che nella storia romana, lasciando tracce indelebili nella cultura e nelle tradizioni. Questo articolo esplora la presenza degli elefanti sia nell’epoca preistorica, durante il Pleistocene, sia nel contesto della Roma antica, esaminando come questi maestosi animali siano arrivati nella città, il loro utilizzo e il significato che hanno avuto nel corso dei secoli.
Roma è una città che, da secoli, si erge come un crogiolo di storie, leggende e curiosità che ci piace scovare in ogni angolo della Capitale, dove sono custodite memorie del passato che affiorano inaspettate, spesso lontane dagli occhi dei turisti e degli stessi romani. Numerose sono le fonti che parlano degli elefanti a Roma, animali che nelle antiche culture del Mediterraneo erano simbolo di potenza e grandiosità. Diverse zanne furono ritrovate nei fondali del fiume Aniene.
Dopo la guerra con Annibale, Roma riportò molti elefanti come bottino ed essi furono usati ampiamente nelle campagne militari degli anni seguenti.

Elefanti
Il primo contatto in epoca romana avvenne durante la guerra contro Pirro, ma il primo uso considerevole di elefanti da parte dei romani avvenne durante la battaglia di Cinocefale contro la Macedonia.
Altri impieghi furono nella battaglia delle Termopili, in quella di Magnesia sul Sipilo e nella battaglia di Pidna. In quella di Tapso contro Cesare, l’imperatore ordinò ai suoi soldati di colpire le zampe degli elefanti. Sempre Cesare del 46 d.C., per festeggiare la vittoria contro le Gallie, sfilò a Roma a cavallo di un esercito di elefanti.
I pachidermi vennero usati nuovamente nella conquista della Britannia: lo stesso Claudio si presentò ai celti britannici sopra un elefante.
L’animale ovviamente non era solo impiegato nelle guerre, ma anche durante le celebrazioni pubbliche, nei giochi gladiatori, nei trionfi imperiali, dove venivano condotti attraverso le strade di Roma per stupire la popolazione. Questo legame simbolico tra l’elefante e l’impero romano era così forte che anche nelle statue e nei monumenti veniva rappresentato spesso il maestoso animale, collegandolo alla divinità ed al potere (consigliamo di leggere a tal proposito un altro articolo di Vistanet sull’elefantino della chiesa sopra Minerva).
Questi enormi mammiferi ovviamente sono approdati in quello che è indicato come odierno Lazio molti secoli prima dei romani: un “cimitero degli elefanti” lo ritroviamo alla Polleladra di Cecanibbio, nella parte nord-occidentale di Roma, in un’area che si estende da via di Boccea fino alla pianura del litoraneo. Si tratta, come indicato dalla soprintendenza speciale di Roma, di uno dei più ricchi giacimenti ad elefante antico (Palaeoloxodon antiquus) attualmente noti con i suoi 20.000 resti faunistici fossili.
Nel 2000, in occasione del Giubileo, il luogo fu musealizzato. Per raggiungerlo, bisogna arrivare a Via Cecanibbio al km 11 di Via di Bocce e al 22 di via Aurelia.
Altro luogo che segnaliamo è il museo di Casal de’ Pazzi, a cui in passato abbiamo già dedicato un articolo: in questo posto nel 1981 furono ritrovati i resti di un grande elefante preistorico.
Crediti foto:
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