Roma, suora-badante molestata dal figlio della sua assistita, la congregazione le ordina di ritornare in quella casa. Lei lascia i voti

A Roma, una suora nigeriana ha vissuto un'esperienza drammatica che l'ha spinta a lasciare i voti dopo aver denunciato un grave caso di violenza sessuale. L'incredibile storia è stata raccontata da Federica Pozzi in un articolo su Il Messaggero.
Roma, suora-badante molestata dal figlio della sua assistita, la congregazione le ordina di ritornare in quella casa. Lei lascia i voti.
A Roma, una suora nigeriana ha vissuto un’esperienza drammatica che l’ha spinta a lasciare i voti dopo aver denunciato un grave caso di violenza sessuale.
L’incredibile storia è stata raccontata da Federica Pozzi in un articolo su Il Messaggero.
La religiosa, impiegata come badante presso una famiglia romana, ha accusato il figlio dell’anziana che assisteva di averle rivolto avances inappropriate. L’uomo, un 38enne romano, si sarebbe presentato nella sua stanza completamente nudo, chiedendole di avere rapporti sessuali. Sconvolta dall’accaduto, la suora ha abbandonato immediatamente la casa e si è rivolta alla madre superiora della sua congregazione per cercare aiuto e conforto. La risposta, però, è stata scioccante: le è stato ordinato di tornare a lavorare in quella stessa casa, ignorando completamente il suo disagio e il pericolo.
Sentendosi tradita e senza altra via d’uscita, la suora ha deciso di rivolgersi alla polizia, denunciando sia l’uomo per violenza sessuale, sia la congregazione per sfruttamento lavorativo. Le indagini sono state avviate, ma mentre l’uomo è ora sotto processo, le accuse contro la congregazione sono state archiviate, non essendo emerse prove sufficienti di un reato. Nel frattempo, la suora ha abbandonato l’ordine e ha iniziato una nuova vita: oggi vive vicino Roma con il suo bambino, avuto da una relazione successiva.
Conosciuta come “suor Caterina” (nome di fantasia), la religiosa era arrivata dalla Nigeria per entrare a far parte di una congregazione nei Castelli Romani. Attraverso questa organizzazione religiosa, aveva lavorato per diverse famiglie come badante e in alcune RSA. All’inizio del 2020, si era trasferita nella zona Tuscolana per prendersi cura di un’anziana signora. L’episodio di violenza avvenne una sera, dopo aver messo a letto l’anziana: mentre era ancora nella sua stanza, il figlio della donna fece irruzione nudo, proponendole di avere un rapporto sessuale. Sconvolta e impaurita, suor Caterina fuggì dalla casa e chiese subito aiuto alla madre superiora della congregazione, che però le rispose semplicemente di tornare a lavorare lì, ignorando completamente il trauma subito.
La prima denuncia formale della suora risale all’ottobre 2020, poco dopo essersi allontanata dalla congregazione. In quell’occasione, oltre alla violenza sessuale, ha denunciato anche lo sfruttamento lavorativo subito da parte dell’ordine religioso. La donna ha raccontato che, nonostante fosse una suora, veniva trattata come una badante a tempo pieno, senza riconoscimenti adeguati e con carichi di lavoro insostenibili. Le indagini su questo aspetto sono state condotte dalla squadra mobile di Roma, ma non hanno portato a ulteriori sviluppi, e il procedimento è stato archiviato.
A fine dicembre 2020, suor Caterina è tornata nuovamente in commissariato per denunciare la violenza sessuale subita dal figlio dell’anziana. Le indagini hanno confermato la sua presenza in quella casa tra gennaio e luglio del 2020, e l’uomo è stato identificato e incriminato. Ora si trova sotto processo presso il tribunale di Roma, dove la sua vittima ha testimoniato contro di lui.
L’esperienza di suor Caterina non è purtroppo un caso isolato. Solo un anno prima, un sacerdote che lavorava come psicoterapeuta è stato accusato di violenza sessuale da una suora che era sua paziente. Il religioso, che abusava della sua duplice posizione di potere come sacerdote e terapeuta, avrebbe costretto la donna a subire atti sessuali tra il 2009 e il 2013, durante i loro incontri.
Questi episodi mettono in luce gravi problemi di abusi e sfruttamento all’interno di alcune comunità religiose, dove il silenzio e la protezione delle istituzioni spesso prevalgono sulla giustizia e sulla tutela delle vittime

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