Giulia Tofana, l’avvelenatrice di Roma

Una serial killer donna è Giulia Tofana, figura leggendaria e temuta nella Roma del XVII secolo, cortigiana della corte di Filippo IV di Spagna e fattucchiera nota come una delle avvelenatrici più famose della storia.
Giulia Tofana, l’avvelenatrice di Roma.
In un’epoca in cui il divorzio non era un’opzione ed il matrimonio era spesso una condanna per tutta la vita, una donna offriva una pericolosa soluzioni alle donne che volevano liberarsi del marito.
Una serial killer donna è Giulia Tofana, figura leggendaria e temuta nella Roma del XVII secolo, cortigiana della corte di Filippo IV di Spagna e fattucchiera nota come una delle avvelenatrici più famose della storia. Nacque intorno al 1620 a Palermo e morì a Roma nel 1651, ed è ricordata soprattutto per aver elaborato un veleno chiamato come “Acqua Tofana”, un miscuglio mortale incolore, inodore e insapore. Questa sostanza era particolarmente insidiosa perché poteva essere mescolata facilmente con cibo o bevande senza destare sospetti.
Ella stessa fu figlia o nipote di Thofania d’Adamo, una criminale che avvelenò suo marito e questo dettaglio fa presupporre che sin da piccola abbia quindi imparato i principi sulla preparazione dei veleni.
Si racconta che la donna fosse stata l’amante di un importante ecclesiastico e che visse a Roma a Trastevere su via della Lungara nel convento di San Lorenzo.
L’Acqua Tofana era venduta principalmente alle donne che desideravano liberarsi dei loro mariti violenti o indesiderati, in un’epoca in cui il divorzio non era un’opzione ed il matrimonio era spesso una condanna per tutta la vita. Si racconta che Giulia Tofana e le sue complici abbiano causato la morte di centinaia di uomini a Roma e in altre parti d’Italia. Lei stessa avrebbe confessato di aver provocato la morte di almeno 600 persone nel periodo della peste.
La sbobba era talmente efficace che erano sufficienti poche gocce per uccidere un uomo nel giro di pochissimo tempo, imitando sintomi di malattie insospettabili come febbre e l’indebolimento generale, facendo apparire la morte una conseguenza naturale. I sospetti caddero su di lei quando una delle donne che voleva uccidere il marito, la contessa di Ceri, dimenticando le disposizioni di procedere un po’ alla volta per non destare dubbi, versò l’intera boccetta di veleno provocando la morte immediata del consorte.
Ci sono due diverse versioni sulla morte di Giulia Tofana. Una di queste racconta che fu scoperta, arrestata e fu condannata a morte insieme a diverse sue complici, un’altra fonte sostiene che morì in pace, dopo aver confessato i suoi crimini solo in punto di morte.
A ereditare la conoscenza nella preparazione dei veleni e dell’acqua tofana fu la figliastra Girolama Spana (o Spera), giustiziata dopo essere stata torturata insieme ad altre donne che l’aiutavano nella preparazione della miscela fatale. La Spana venne impiccata alla forca con le sue collaboratrici nel 1659 a Campo de’ Fiori.
La fama di questo veleno continuò per secoli: poco prima di morire nel 1791, Wolfgang Amadeus Mozart confessò alla moglie la paura di essere stato contaminato con l’acqua tofana.

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