Falli in processione: la festa della fertilità nell’antica Roma

Le celebrazioni in onore dell’organo sessuale maschile avevano origine in Grecia, ma si diffusero anche nell'antica Roma, sebbene con alcune variazioni e adattamenti culturali.
Falli in processione: la festa della fertilità nell’antica Roma.
Le celebrazioni in onore dell’organo sessuale maschile avevano origine in Grecia, ma si diffusero anche nell’antica Roma, sebbene con alcune variazioni e adattamenti culturali.
Con il termine “falloforie” si fa riferimento a cerimonie o feste religiose in cui si celebrava il fallo, simbolo della fertilità e della virilità. Queste celebrazioni avevano origine in Grecia, ma si diffusero anche nell’antica Roma, sebbene con alcune variazioni e adattamenti culturali.
Nascono in onore degli dei Priapo e Dioniso, dio greco del vino, della fertilità e della natura selvaggia. Il primo era un dio noto per essere dotato di un pene molto grande, figlio di Afrodite e Dioniso (o, secondo altre fonti, di Ares, Adone, Pan o Zeus).
Una versione del mito rivela che il suo aspetto grottesco con enormi genitali fu causato da un incantesimo inflittagli da Era, invidiosa perché Paride l’aveva giudicata meno attraente di Afrodite, che in quel momento era incinta di Priapo. La dea si vendicò attribuendo al figlio di Afrodite di un organo sessuale talmente grande da essere considerato nell’antichità l’origine della vita.
Durante le falloforie i partecipanti portavano in processione grandi simboli fallici, cantando inni e partecipando a giochi e danze. L’intento era celebrare la fertilità e propiziare un raccolto abbondante, oltre a rafforzare la comunità attraverso riti che avevano un forte significato simbolico e spirituale.
Nell’antica Roma, i culti e le festività legate alla fertilità e alla virilità furono influenzati da tradizioni greche, ma anche da pratiche etrusche e locali.
Anche durante le Liberalia si festeggiavano divinità associate alla fertilità, si facevano riti propiziatori sul passaggio dalla pubertà all’età adulta dei giovani, si onorava la natura e la libertà. Durante queste celebrazioni, che si tenevano il 17 marzo, era comune che i simboli fallici venissero portati in processione, simili alle falloforie greche.
Nell’antica Roma, il fallo non aveva soltanto un significato sessuale, ma rappresentava anche protezione e prosperità. Era considerato un potente amuleto contro le maledizioni e le influenze negative. Le immagini falliche erano spesso esposte pubblicamente, scolpite su pietre miliari, su case, o portate come amuleti per proteggere dalle forze del male.
Con l’avvento del Cristianesimo, queste pratiche furono gradualmente abbandonate o reinterpretate. La nuova religione tendeva a demonizzare tali simboli pagani, soprattutto se sessuali e a sostituirli con nuovi rituali.
È interessante segnalare che in Giappone si svolge ogni prima domenica di aprile dal 1603, il Kanamara Matsuri ( o festa del “pene di ferro”), un festival dove vengono trasportati santuari fallici sempre in onore della fertilità.
In Italia, invece, esiste dagli anni settanta, a Monteprato di Nimis, in provincia di Udine, “la festa degli uomini”, dove vengono portati enormi peni in processione: un chiaro riferimento alle falloforie greche e alle liberalia romane.

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