Cosa si regalavano i fidanzati nell’antica Roma?

Anche tra gli innamorati dell’antica romana era usanza donare regali. Tra i più gettonati, vestiti, oggetti, monili, scrigni di bellezza ed accessori per la pulizia del corpo. Generalmente i gioielli delle donne romane erano vistosi ma realizzati con una sfoglia molto sottile.
Cosa si regalavano i fidanzati nell’antica Roma?
Anche tra gli innamorati dell’antica romana era usanza donare regali. Tra i più gettonati, vestiti, oggetti, monili, scrigni di bellezza ed accessori per la pulizia del corpo. Generalmente i gioielli delle donne romane erano vistosi ma realizzati con una sfoglia molto sottile.
E per comprarli i romani si recavano presso le “taberne gemmarie”, ossia quelle che poi sarebbero diventate le moderne oreficerie. Le taberne gemmarie a Roma erano concentrate sulla via Sacra che portava al Foro romano in un complesso di edifici denominato “Porticus margaritaria” (margarita in latino significa “perla”).
Nella parte della “Historia Augusta” attribuita a Giulio Capitolino, una raccolta di biografie di imperatori e usurpatori romani, è descritto cosa regalò Massimino Il Giovane all’amata Giulia Fadilla, ossia “una collana di un sol giro di nove perle, una reticella con undici smeraldi, un braccialetto con fermaglio di quattro giacinti, oltre a vesti ornate d’oro, gemme ed altri oggetti preziosi”.
In “Amore e sesso nell’antica Roma” di Alberto Angela, è citato il racconto di Plinio il Vecchio che descrive Lollia Paolina, terza moglie dell’imperatore Caligola, solita indossare gioielli dal valore inestimabile, circa 40 milioni di sesterzi, corrispondenti a quasi 80 milioni di euro attuali.
Altri regali apprezzati erano profumi e olii, spesso donati in eleganti scrigni di vetro o alabastro. Uno dei profumieri più famosi era un certo Cosmo, dedito a creare essenze molto di moda all’epoca. Catullo, in Carme XIII, ossia nel tredicesimo del Liber (raccolta delle opere dell’autore) scrive rivolgendosi all’amico Fabullo: “ti darò una pomata che alla mia fanciulla donarono le Veneri e i Cupidi, che quando l’annuserai chiederai agli dei, o Fabullo, di farti tutto naso.”
Riguardo la produzione dei profumi sono interessanti gli scritti di Teofrasto di Ereso, autore di “Sugli odori” e Plinio il Vecchio che descrisse nella “Naturalis historia” unguenti e preparazioni.
Una particolarità era l’offerta di statuette e figurine, rappresentanti divinità, come buon auspicio per la protezione e la benedizione degli dei sulla relazione amorosa.
Spesso ci si scambiavano oggetti utili nel quotidiano come specchi e pettini, ma la scelta di comprare alla propria amata abiti di lusso, come ad esempio tuniche di seta o tessuti ricamati, costituiva una preziosa possibilità, soprattutto per le classi più agiate.
Anche se ancora non esistevano i bouquet e le composizioni moderne, fiori e frutta esotica erano considerati regali delicati e romantici, spesso associati a rituali religiosi o alle festività.

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