Conoscete i tabù sessuali degli antichi romani?

In ogni epoca e cultura cambia ciò che è considerato sconveniente, anche a letto. Andiamo a scoprire insieme ciò che era consentito o meno nell’antica Roma.
Conoscete i tabù sessuali degli antichi romani?
In ogni epoca e cultura cambia ciò che è considerato sconveniente, anche a letto. Andiamo a scoprire insieme ciò che era consentito o meno nell’antica Roma.
Nell’antica Roma, la sessualità era regolamentata da convenzioni sociali alquanto rigide, ma i tabù erano abbastanza diversi da quelli attuali. Le restrizioni erano meno inquadrata sull’orientamento sessuale e più sulle logiche di potere, status e ruoli di genere.
Uno dei fondamentali tabù riguardava il ruolo passivo durante un rapporto sessuale per un uomo libero. Secondo le norme dell’antica Roma, tutto era visto (e deformato) dalla lente del dominio e del controllo, quindi l’uomo libero doveva essere il partner attivo, mentre il ruolo passivo era destinato alle persone considerate di status inferiore, agli schiavi, ai liberti (ex schiavi), alle donne ed a coloro che decidevano di prostituirsi. Chi assumeva un ruolo passivo era visto come debole e un uomo libero colto in fragrante in atteggiamenti di questo tipo poteva essere marchiato di infamia e compromettere la sua reputazione, seppur gli uomini giovani che si prostituivano venissero pagati profumatamente. Quindi la vita per gli omosessuali era più difficile di quanto si credesse, seppur molto diffusa ed era normale che un uomo sposato portasse a letto uno schiavo, ma solo se avesse mantenuto un ruolo attivo a letto.
L’omosessualità femminile era assolutamente condannata e vista come una delle peggiori depravazioni e con l’arrivo del cristianesimo le cose peggiorarono ulteriormente.
Per quanto riguarda invece la pederastia, esisteva una legge denominata “Lex Scatinia” che puniva lo “stupro cum puero” ossia il sesso con cittadini liberi al di sotto dei 14 anni, mentre era consentito con gli schiavi, indipendentemente dall’età.
Un’altra variante del comportamento umano malvista era l’adulterio femminile: le donne erano relegate nel ruolo di portatrici dell’onore della famiglia, e la fedeltà coniugale era direttamente connessa alla legittimità dei figli (Mater semper certa est, pater numquam). Quindi gli uomini avevano una maggiore libertà, mentre le donne sposate dovevano mantenere una condotta sessuale impeccabile. L’adulterio poteva portare a sanzioni legali severe, la perdita del proprio status, il divorzio forzato immediato e, alcune volte, persino alla morte.
Come in quasi tutte le culture, l’incesto era un tabù molto forte e le leggi romane vietavano i rapporti sessuali tra parenti. In alcuni casi erano consentiti i matrimoni tra cugini per preservare il potere e il patrimonio all’interno della famiglia, soprattutto delle classi più abbienti.
Guai invece a corrompere una Vestale, ossia una sacerdotessa consacrata alla dea Vesta, il cui ruolo era fondamentale per la religione e la sicurezza di Roma. Queste donne avevano il dovere di mantenere la verginità per tutto il periodo del loro servizio (ossia 30 anni) e qualsiasi rapporto sessuale con una Vestale era considerato gravissimo: chi trasgrediva alla norma, sia la Vestale che il partner, veniva condannato a morte.
La zoofilia era severamente proibita e considerata un crimine abominevole.
Insomma ad ogni epoca le sue regole, anche a letto.

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