Lo sapevate? Come contavano gli anni i Romani antichi?

Lo sapevate? Come contavano gli anni i Romani antichi? Nel mondo occidentale si contano gli anni a partire dalla nascita di Cristo. E prima? Come venivano scanditi il tempo e i giorni nella Roma antica? Scopritelo in queste righe. Gli
Lo sapevate? Come contavano gli anni i Romani antichi?
Nel mondo occidentale si contano gli anni a partire dalla nascita di Cristo. E prima? Come venivano scanditi il tempo e i giorni nella Roma antica? Scopritelo in queste righe.
Gli antichi romani, in origine, utilizzavano un sistema di calcolo del tempo basato sull’anno di fondazione della loro città: ab urbe condita, che significa “dalla fondazione della città” (753 a.C.). Ogni evento veniva datato rispetto a quell’anno, considerato il punto di riferimento fondamentale della cronologia romana.
Tuttavia, con il passare del tempo e le trasformazioni dell’impero, il sistema di calcolo subì dei cambiamenti. In particolare, sotto l’imperatore Diocleziano, si decise di adottare un nuovo punto di riferimento: il 284 d.C., anno della sua ascesa al trono. Questo segno di discontinuità segnava l’inizio della cosiddetta “Era Dioclezianea”, utilizzata soprattutto nei documenti ufficiali e nei calendari delle province dell’Impero Romano d’Oriente.
Ma quando è stata introdotta l’era cristiana, che oggi utilizziamo in gran parte del mondo? Il sistema attuale, che calcola gli anni a partire dalla nascita di Gesù Cristo, fu concepito nel 532 d.C. da Dionigi il Piccolo (Dionysius Exiguus). Questo monaco cattolico, originario della Scizia (una regione corrispondente all’attuale Ucraina e Romania), era un uomo di straordinaria cultura. Teologo e biblista, ma anche astronomo e matematico, Dionigi aveva il compito di calcolare le date della Pasqua. Fu in quell’occasione che decise di introdurre un nuovo sistema cronologico, scegliendo la nascita di Cristo come l’anno zero della nuova era.
L’obiettivo di Dionigi non era solo di semplificare i calcoli, ma anche di allontanarsi dall’Era Dioclezianea, associata alle persecuzioni dei cristiani durante il regno dell’imperatore. Questa innovazione si diffuse gradualmente nei secoli successivi, diventando il sistema di riferimento principale nel Medioevo grazie all’influenza della Chiesa cattolica. Oggi, l’era cristiana è universalmente adottata, anche in contesti laici, come base per il calendario gregoriano in uso nella maggior parte del mondo.
Dionigi propose infatti di abbandonare l’era di Diocleziano contando gli anni dalla nascita di Gesù, da lui fissata, con un margine di errore di qualche anno, al 25 dicembre dell’anno 753 dalla fondazione di Roma.
Questo conteggio era più diffuso in ambienti dotti che nella realtà popolare, dove, per misurare gli anni, era preferito l’uso di eponimi con il nome dei due consoli in carica (questo uso dagli inizi dell’età repubblicana). La cosiddetta “data varroniana” era stata ricavata fissando al 509 a.C. il primo anno della Repubblica e attribuendo 35 anni di regno a ciascuno dei sette re di Roma.
La data tradizionale per la fondazione di Roma (21 aprile 753 a.C., il Natale di Roma) fu definita quindi da Varrone. In effetti, i Romani datavano gli eventi della città dall’inizio del regno del re in carica e poi, durante il periodo repubblicano, dal nome dei consoli, che duravano in carica solo un anno.
Varrone doveva avere a disposizione una lista di consoli contenente qualche errore e chiamò l’anno in cui si insediarono i primi consoli (Bruto e Collatino) “245 ab Urbe condita” (CCXLV a.U.c.), accettando l’intervallo di 244 anni indicato da Dionigi di Alicarnasso per il totale degli anni in cui Roma fu governata dai leggendari sette re. La correttezza del calcolo di Varrone non è mai stata provata in modo scientifico (e d’altra parte probabilmente Roma non ha una “vera” data di nascita, anche perché gli storici non parlano di fondazione vera e propria ma di unione di vari villaggi vicini nel tempo) ma viene ancora universalmente usata.
Fattore importante con l’introduzione del metodo attuale: l’anno zero allora non esisteva (anche perché la gestione del numero 0 è arrivata con gli Arabi). Nell’uso attuale corrente, per il conteggio degli anni precedenti, si salta dall’anno 1 dopo Cristo all’anno 1 avanti Cristo. Questo criterio si è imposto nell’uso in seguito a un processo di graduale diffusione conclusosi nel secolo X, anche se non bisogna dimenticare che all’interno del mondo occidentale l’era cristiana è riferita a date diverse dai Cristiani di rito latino e da quelli di rito greco, che non accettarono la riforma gregoriana del calendario introdotta nel 1582.
L’uso dell’era cristiana anche per gli anni avanti Cristo è molto più recente.
Prima di Cristo, ogni civiltà contava gli anni a partire da un anno particolare.
I Giapponesi, tuttora, contano dalla incoronazione dell’Imperatore, quindi oggi siamo l’anno 29 del Regno di AkiIto, incoronato nel 1989.
I musulmani contano gli anni dall’Egira, cioè quando Maometto fece un viaggio particolarmente importante da cui nacque poi la sua storia e leggenda
(l’esodo di Maometto, assieme ai primi devoti musulmani, dalla natia Mecca alla volta di Yathrib). Quindi contano gli anni dal 622, anno dell’Egira.
Per gli Ebrei, ma solo per gli ortodossi più ortodossi, siamo al 5.779 dalla nascita di Adamo.
Gli antichi Greci invece contavano gli anni dalla prima Olimpiade.

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