Flaminio, un quartiere in trasformazione.

Andiamo alla scoperta della Roma nascosta e riproponiamo questo bell’articolo di Roma Capitale: un caffè all’aperto, una partita al PalaTiziano, un concerto all’Auditorium o una mostra al Maxxi. Nel quartiere Flaminio si respira un’atmosfera di una grande vitalità, tra svago, sport e cultura a portata di mano nel giro di poche centinaia di metri.

Ripercorriamone la nascita, l’evoluzione e le trasformazioni che lo hanno cambiato negli ultimi vent’anni, con la costruzione dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, del Ponte della Musica e del Maxxi.

Per scoprire poi le sfide che lo attendono: il nuovo Museo della Scienza, l’ampliamento del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, il parco che aprirà sul Lungotevere delle Navi.

La prima urbanizzazione
A segnare il confine naturale del Flaminio è la grande ansa del Tevere che qui disegna con il suo percorso quasi un semicerchio. Fino ai primi del Novecento quest’area pianeggiante era spesso inondata dal fiume e non subì cambiamenti.

All’inizio del secolo scorso sorsero gli insediamenti produttivi, oggi dismessi, di via Guido Reni. Con il Piano Regolatore del Sindaco Ernesto Nathan venne avviata la prima urbanizzazione dell’area, con i tracciati delle strade e i primi esempi di edilizia popolare.

Palazzo Marina e il fiume
Partendo da piazzale Flaminio si incontra subito il palazzo costruito dal 1912 al 1928 su progetto dell’architetto Giulio Magni per ospitare il Ministero della Marina. Per tutti è il “Palazzo delle Ancore”, una celebrazione monumentale, del legame di Roma con la sua via d’acqua e con il mare.

Proprio sull’argine del Tevere prospiciente al palazzo sono in corso i lavori per la realizzazione di un Parco di affaccio con accesso dal Lungotevere delle Navi. Quest’area è stata per anni oasi naturalistica del WWF e l’idea è di restituirla alla città, dopo che la natura se ne è riappropriata ma in modo ingestibile. Saranno recuperate le specie più importanti che garantiscono la biodiversità e la sostenibilità ambientale e saranno invece estirpate quelle non autoctone e invasive. Il progetto prevede anche percorsi in materiali sostenibili, come il legno, con aree di sosta e di studio. Il nuovo parco avrà infatti una vocazione didattica, educativa al rispetto della natura e dell’ambiente fluviale.
Si arriva quindi all’altezza del Ponte della Musica, pedonale, ciclabile e frequentatissimo, collegamento le due sponde del fiume lungo la direttrice verso il distretto Contemporaneo.

“Piccola Londra” e l’edilizia popolare
Lasciamo lo stile monumentale per addentrarci nel cuore del quartiere.
Passeggiando su viale del Vignola, tra attività commerciali e tavolini all’aperto, a uno sguardo distratto potrebbe sfuggire un posto unico a Roma, dove sembra di trovarsi nella Capitale inglese. “Piccola Londra” o “Il Vialetto” è una stradina privata che corre fino a via Flaminia in perfetto stile british. Nel 1909 il sindaco Nathan, nato a Londra, con il nuovo Piano Regolatore aveva in profetto di realizzare per il mondo operaio abitazioni dignitose e funzionali.
Una visione condivisa dall’architetto Quadrio Pirani, noto progettista di San Saba, ispirata appunto al modello urbanistico “garden cities”. Fu lui a firmare le atipiche costruzioni di via Bernardo Celentano, un’utopia fatta di abitazioni dai colori pastello, incastonata tra i grandi palazzi più recenti.
Sempre nel 1919 nasce anche il bel complesso di edilizia residenziale “Villa Riccio”. Nei decenni successivi, per far fronte a una sempre a una domanda crescente, ai quartieri sorti sul modello urbanistico della “città giardino” come Montesacro e Garbatella, vengono preferiti quelli a maggiore densità abitativa.
Nel 1927 viene realizzato anche il complesso “Flaminio II” dell’Istituto Case popolari, composto da tre lotti di quadrangolari al cui interno venne disegnata una piccola piazzetta di forma ovoidale. Oggi piazza Perin del Vaga si presenta come un salottino urbano, pedonalizzato dal 2019, dove si può sostare al cospetto delle deliziose fontanelle gemelle di delfini, dallo stile simile a quelle rionali di Pietro Lombardi.
Rigenerazione urbana, arte e scienza
La rigenerazione urbana di parte delle ex caserme di via Guido Reni ha regalato alla città il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, il Maxxi, progettato dall’anglo-irachena Zaha Hadid. Un museo contemporaneo in cui immergersi, un vero e proprio “innesto” nella città, nella quale si inserisce con sistema strutture con linee sinuose, curve e rette, intersezioni tra i livelli e gli ambienti che generano percorsi sempre diversi. Di recente è stato presentato il progetto esecutivo di ampliamento con la creazione di un parco urbano di 7200 mq e di spazi aperti alla ricerca, agli incontri e alla formazione.
Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo
Va avanti anche l’iter per la realizzazione, sempre nell’ex Stabilimento Militare Materiali Elettronici e di Precisione di via Guido Reni, del primo Museo della Scienza di Roma.
A decretare il vincitore del Concorso internazionale di progettazione una giuria presieduta da Daniel Libeskind. Il prossimo passo sarà l’elaborazione del progetto definitivo e poi l’indizione della Conferenza dei servizi. Il progetto “Science Forest”, presentato da Adat Studio, ha interpretato la nuova istituzione culturale come elemento non definitivo suscettibile di future di rimodulazioni. La struttura integra l’interno con l’esterno e ne supera la dicotomia con un ampio parco aperto e coperto luogo di incontro e confronto culturale.
Museo della Scienza – Progetto Science Forest di Adat Studio
Proseguendo su via Guido Reni, ci si lascia alle spalle la sfavillante Basilica di Santa Croce, con il grande portico a sei colonne, il mosaico con colori brillanti e la torre campanaria ispirata a quella di Santa Maria in Cosmedin.
E costeggiando il Palazzetto dello Sport si arriva all’Auditorium Parco della Musica, dal 2020 intitolato a Ennio Morricone. Progettato da Renzo Piano è composto da tre grandi sale, in edifici indipendenti e diversi per forma e ampiezza, disposte simmetricamente intorno ad un quarto spazio aperto, la Cavea, con la doppia funzione di anfiteatro e piazza di ritrovo. Qui l’offerta culturale è ampissima, dalla musica al grande cinema a eventi per un ventaglio ampio di spettatori, comprese famiglie e bambini.
Anima sportiva
Tra gli Cinquanta e Sessanta, all’ingegno degli architetti più autorevoli del periodo venne affidata progettazione del Villaggio Olimpico, del Viadotto Nervi e del Palazzetto dello Sport di viale Tiziano.
A dare input alla vocazione sportiva del quartiere furono le Olimpiadi del 1960 quando i progettisti furono chiamati a realizzare il Villaggio Olimpico, nato come alloggio per gli atleti. Il disegno urbanistico di Luigi Moretti e Adalberto Libera, ha previsto palazzine disposte a croce o a schiera, alte al massimo sei piani, circondate dal verde e sollevate da terra attraverso pilastri di cemento.
Sono state previste anche sei zone attrezzate per lo svago e lo sport di adulti e ragazzi distribuite su un’area di 45mila metri quadri. Anche il viadotto Nervi è rialzato lasciando così il quartiere libero dal traffico.
E concludiamo con il Palazzetto dello Sport di viale Tiziano che dopo un lungo periodo di decadenza e degrado è stato riqualificato e riaperto al pubblico per i campionati del 2023/2024 delle squadre del volley femminile e del basket femminile e maschile.
Un pantheon moderno, opera di Annibale Vitellozzi e Pier Luigi Nervi, autore anche dello Stadio Flaminio (1957-59). La sua struttura monocromatica, in cemento armato, è circolare con un diametro massimo di 85 metri. A caratterizzarlo la splendida copertura a cupola sferica, che scarica il peso su trentasei cavalletti che a loro volta si ramificano, sdoppiandosi alla base in due braccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA