La Casa-Museo Hendrik Christian Andersen di Roma. Intervista alla direttrice Maria Giuseppina Di Monte
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È un'abitazione trasformata in museo dove gli arredi, gli oggetti di uso personale sono testimonianza della vita di un personaggio rilevante della storia. A Roma sono numerose e oggi abbiamo visitato una delle più suggestive dello scultore norvegese-americano Andersen, avente l'utopia di una Città mondiale per la cultura. A dirigerlo è Maria Giuseppina Di Monte con un'esperienza notevole di case-museo alle spalle, già Direttrice in passato del Museo Manzù del Museo Praz.
La Casa-Museo Hendrik Christian Andersen di Roma. Intervista alla direttrice Maria Giuseppina Di Monte.
È un’abitazione trasformata in museo dove gli arredi, gli oggetti di uso personale sono testimonianza della vita di un personaggio rilevante della storia. A Roma sono numerose e oggi abbiamo visitato una delle più suggestive dello scultore norvegese-americano Andersen, avente l’utopia di una Città mondiale per la cultura. A dirigerlo è Maria Giuseppina Di Monte con un’esperienza notevole di case-museo alle spalle, già Direttrice in passato del Museo Manzù del Museo Praz.
“Le Case Museo sono luogo di memoria storica degli artisti/scrittori/esponenti della cultura che l’hanno vissuta.
Una di queste è la Casa-Museo dello scultore norvegese-americano Hendrik Christian Andersen.
Nato a Bergen nel 1872 e vissuto a Roma dalla fine del XIX secolo fino alla morte avvenuta nel 1940. La palazzina si trova dal 1922 nella Capitale in via Pasquale Stanislao Mancini 20 e fu fatta costruire dai lui stesso in stile eclettico neo-rinascimentale. Commovente la scritta sul portone d’ingresso “Villa Helene”, una dedica alla propria madre.
Sorprendenti i due grandi atelier al piano terra con le opere scultoree di piccole e grandi dimensioni dell’artista in gesso e bronzo, mentre al primo piano troviamo la sua abitazione originaria, ora adibita ad esposizioni temporanee.
Il sogno utopico dello scultore era la realizzazione di una grande “Città mondiale”, punto di riferimento per la cultura che purtroppo non vide mai la luce.
Ci siamo recati al museo H.C. Andersen a Roma per assistere al seminario “Dialoghi, le case museo romane, esperienze e buone pratiche”, che si è svolto in occasione delle Giornate Nazionali delle Case dei personaggi illustri del 6 e 7 aprile 2024 ed è stata un’importante opportunità di confronto e presentazione delle attività svolte da vari direttori di case museo in Italia, assistenti, fondatori di Associazioni e Fondazioni, ricercatori, insegnanti universitari e curatori.”
Abbiamo incontrato Maria Giuseppina Di Monte, direttrice del Museo.
Può raccontarci il suo percorso?
“Dopo il concorso da storico dell’arte presso il Ministero della Cultura sono stata assegnata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dove ho svolto attività di curatore sia delle collezioni di design e libri d’artista sia coordinando il servizio educativo e l’ufficio studi e comunicazione.
Sono stata Direttrice del Museo Manzù dal 2015 al 2020 mentre del Museo Praz dal 2015 al 2021. Attualmente dirigo la casa Museo Hendrik C. Andersen, ufficio fotografico e ufficio mostre della Direzione Musei Statali di Roma.”
Perché i nostri lettori, romani e non solo, dovrebbero visitare la casa museo Hendrik C. Andersen?
“La casa Museo di Hendrik C. Andersen è un luogo affascinante e singolare perché coniuga atelier d’artista, casa museo, luogo espositivo per l’arte contemporanea e offre spesso la possibilità di visitare i bellissimi depositi nonché attività per il pubblico che sono sempre correlate alla natura peculiare della casa museo focalizzata sul grande progetto urbanistico della città mondiale.”
Quali saranno le prossime iniziative volte ad avvicinare il pubblico alle Case Museo?
Per quanto concerne la casa Museo Andersen avremo diverse mostre la prima delle quali sarà Michele De Luca. nei mondi che è stata inaugurata lunedì 15 Aprile, mentre l’altra subito dopo ovvero il 22 aprile è una mostra di Giuseppe Modica “Rotte mediterranee – visione circolare” correlata alla vincita di un bando nazionale di arte contemporanea. La stagione si chiuderà con una mostra del Collettivo di artisti coreani “Arcoi” realizzata in collaborazione con l’Istituto Coreano di cultura di Roma.
È mai stata ripresa l’idea di ricreare quel sogno-utopia di Andersen, ossia un centro mondiale della comunicazione che potesse accogliere presso il Centro i migliori prodotti intellettuali dell’umanità, sia in ambito scientifico sia in quello artistico?
“Ci abbiamo pensato ed in parte lo abbiamo fatto in collaborazione con la facoltà di Architettura della Sapienza con un progetto immersivo di ricostruzione della Fontana della Vita, l’opera principale della città andersiana e successivamente sempre in collaborazione con istituzioni accademiche attraverso approfondimenti, seminari, visite conferenze.”
C’è un modo per artisti, curatori, addetti ai lavori, esponenti della cultura per inoltrare delle proposte di attività (mostre, performance, progetti editoriali, realizzazione di documentari etc.) in dialogo e sul tema della Casa Museo?
“A breve sarà istituito un comitato scientifico che valuterà le proposte che possono essere inviate alla Direzione dei Musei Statali di Roma.”
Durante l’incontro “Dialoghi, le case museo romane, esperienze e buone pratiche”, la dottoressa Nicoletta Cardano, curatrice e storica dell’arte, già Sovrintendenza Capitolina, ha parlato della Casa Museo di Pasolini a Rebibbia, come luogo fortemente voluto dalle persone del territorio. Diversamente è andata per le altre sue dimore a via Eufrate e a Chia, vendute poi a privati. Oltre ad una volontà precisa da parte dell’artista, quanto può essere importante il volere popolare, il desiderio delle persone del territorio, l’humus sociale per la realizzazione di una Casa-Museo che tenga traccia della quotidianità di chi ha vissuto ed abitato il luogo?
“Penso possa avere un suo peso anche se vanno considerate numerose variabili che dipendono da molteplici fattori che possono orientare le scelte.”
In un mondo dove il gender-gap è un problema diffuso, troviamo sempre più donne alla direzione di musei e non solo. È sicuramente un segno di empowerment femminile, ma lei ha trovato difficoltà nel processo di affermazione e nel percorso che l’ha portata dove si trova ora?
“Non particolarmente anche perché in questo caso la formazione e la selezione pubblica avviene con le stesse modalità per tutti i candidati.”
Credit: Museo Hendrik Christian Andersen
(immagini fornite dall’ufficio comunicazione)
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