Silvestro II, il Papa Mago di Roma

Attorno alla sua figura si costruì il mito secondo il quale fosse un mago a servizio del diavolo, anche in virtù della sua erudizione fuori dal comune che gli permise di entrare in connessione da molto giovane, prima di essere eletto papa, con il Re Ottone e di essere stimato dai suoi successori.
Silvestro II: Il Papa Mago di Roma, tra mito e realtà
La figura di Silvestro II, uno dei più enigmatici pontefici della storia, ha da sempre affascinato studiosi e curiosi per il fascino mistico che lo circonda. La sua immensa erudizione e il suo spirito innovatore gli valsero l’epiteto di “Papa Mago”. Secondo il mito popolare, egli sarebbe stato un mago al servizio del diavolo, un’accusa che probabilmente scaturì dall’incomprensione e dalla paura verso le sue straordinarie conoscenze, decisamente fuori dal comune per l’epoca.
Nato come Gerberto d’Aurillac intorno al 945, Silvestro II dimostrò fin da giovane una curiosità intellettuale straordinaria che lo condusse a viaggiare e a studiare presso i maggiori centri di sapere dell’epoca, in particolare in Spagna, dove venne in contatto con le avanzate conoscenze arabe. Qui apprese nozioni di astronomia, matematica e filosofia che lo resero uno degli uomini più colti del suo tempo. Fu proprio questa cultura senza pari a conferirgli una fama quasi sovrumana, alimentando leggende che lo dipingevano come un uomo in grado di dominare forze occulte.
Prima di ascendere al soglio pontificio, Gerberto intrattenne stretti rapporti con l’imperatore Ottone III, una connessione che fu cruciale per la sua carriera ecclesiastica. La stima e il supporto degli imperatori del Sacro Romano Impero permisero a Gerberto di consolidare la sua posizione e di guadagnarsi il rispetto di molti suoi contemporanei, sebbene le sue innovazioni e il suo pensiero lo resero anche oggetto di sospetti e ostilità.
Eletto papa nel 999, prese il nome di Silvestro II, un riferimento simbolico al papa del IV secolo che collaborò con l’imperatore Costantino, quasi a sottolineare il suo desiderio di riportare una nuova epoca di armonia tra il papato e l’impero. Tuttavia, la sua figura venne avvolta sempre più da un alone di mistero. La leggenda narra che avesse stretto un patto con il demonio in cambio di conoscenze proibite e che possedesse un automa magico in grado di rispondere alle sue domande.
La verità è che Silvestro II fu un uomo di scienza e innovazione, un pontefice capace di introdurre importanti riforme e di promuovere il sapere in un periodo dominato da superstizione e ignoranza. La sua eredità rimane una combinazione di mito e realtà: da un lato il “Papa Mago”, dall’altro il pioniere del sapere che cercò di illuminare l’oscurità del Medioevo.
I Papi hanno avuto da sempre un ruolo centrale nella Storia di Roma, tra miti e leggende. Uno di questi racchiude da solo due archetipi suggestivi, quelli del Padre e del Mago: parliamo di Silvestro II, il cui nome originario corrisponde a Gerberto di Aurillac e fu conosciuto anche come Gerberto da Reims. Nato da una famiglia di umili origini, ha vissuto tra il 940 e il 1003 d.c, fu il primo pontefice di nazionalità francese (nacque in Alvernia) e fu capace di distinguersi per le sue eccelse doti culturali che spaziavano verso vari campi del sapere sia umanistici che scientifici. Viene indicato come l’inventore del primo orologio a pendolo meccanico, della clessidra ad acqua e sabbia ed altri complessi strumenti astronomici e musicali. Alcuni ipotizzino, ma le fonti sono discordanti, che sia stato addirittura il responsabile dell’introduzione dei numeri arabi in Occidente.
Attorno alla sua figura si costruì il mito secondo il quale fosse un mago a servizio del diavolo, anche in virtù della sua erudizione fuori dal comune che gli permise di entrare in connessione da molto giovane, prima di essere eletto papa, con il Re Ottone e di essere stimato dai suoi successori.
Fu Ottone III ad incoronare Gerberto come pontefice ed insieme collaborarono per la Renovatio Imperii, un paradigma utopistico del Medioevo, che aveva lo scopo di ricostituire l’autorità imperiale in una nuova prospettiva cristiana dove imperatori e papi potevano collaborare insieme nella costituzione di un nuovo impero su modello romano, ma basata su principi religiosi.
Fu molto attivo in vari settori: si dedicò assiduamente alla diffusione del cristianesimo in diverse terre slave come Polonia ed Ungheria e divenne convinto oppositore della simonia (della quale Vistanet ha già parlato in un precedente articolo su Dante Alighieri).
Purtroppo la classe aristocratica, anche per questo, non vedeva di buon occhio né l’imperatore e né i cambiamenti del Papa e si rivoltarono contro di loro al punto che i due furono costretti a scappare a Ravenna.
Nel frattempo Re Ottone III morì, forse avvelenato, e tornando a Roma dovette sottostare alle condizioni della famiglia Crescenzi (che abbiamo ricordato in un pezzo dedicato al Sacco di Roma).
Provato ed ormai relativamente anziano per la sua epoca, si spense pochi giorni dopo un mancamento mentre celebrava messa alla Basilica Santa Croce in Gerusalemme nel Rione Esquilino.
Ora è seppellito nella chiesa di San Giovanni in Laterano ed un commovente epitaffio di Sergio IV ne elogia la memoria.
Diverse sono leggende legate alla sua figura: una di queste narra che quando Papa Innocenzo X nel 1648 fece riaprire la sua tomba, il suo corpo fu ritrovato intatto per poi dissolversi nell’aria.
Un mito alimentato anche dalle calunnie di diversi suoi contemporanei che lo ritenevano uno stregone che aveva stipulato un patto con il demonio per ottenere poteri magici e amante di una donna musulmana avente un padre mago, al quale rubò un testo di ritualistica.
Alcuni scritti come quelli del cardinale tedesco Bennone, dei letterati Sigebert di Gembloux e Vincenzo di Beauvais alimentarono queste dicerie, addirittura descrivendo aneddoti secondo i quali il demonio comparve a lui sotto le forme di una donna dal nome “Meridiana” ( a tal proposito palese è il riferimento agli orologi) e di golem, altri gli attribuiscono il privilegio di aver scovato il tesoro di Campo Marzio. Alcuni Leggende che continuarono anche con il domenicano Martino Polono nel 1200 e con l’umanista Bartolomeo Secchi, detto “Platina” nel 1400.
A contenere ed a contrastare queste storie fu lo storico Cesare Baronio, vissuto tra la metà del 1500 e l’inizio del 1600 dove smontò tutte le tesi ed i racconti sui generi nella sua enciclopedica “Annales Ecclesiastici”, dodici libri che narrano 1200 anni di Chiesa cristiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA