Lo sapevate? E’ stato scoperto di cosa “profumavano” gli antichi Romani

Che odore avevano gli antichi Romani? Finalmente abbiamo una risposta a questa domanda!
Ebbene sì, in un vasetto sigillato quasi duemila anni fa, è stato trovato un unguento al profumo di patchouli. Una profumazione esclusiva e fragrante che gli antichi Romani usavano per sedurre.
La questione relativa all’igiene e alle pratiche di profumazione degli antichi Romani è da sempre oggetto di curiosità e dibattito. Chi non si è mai chiesto se, in un’epoca così ricca di cultura e tradizioni, i Romani avessero sviluppato metodi efficaci per mantenere un buon odore o se, al contrario, fossero afflitti da odori sgradevoli? Fortunatamente, un gruppo di ricercatori ha fornito una risposta a questa intrigante domanda grazie a una scoperta sensazionale avvenuta in una tomba romana situata nella storica città di Carmona, nella provincia di Siviglia. Durante le indagini archeologiche, gli studiosi hanno rinvenuto una bottiglia di quarzo, un raro esempio di arte e tecnologia dell’epoca, sigillata da oltre duemila anni. Questo prezioso reperto, noto come “unguentarium”, misura circa 10 centimetri di altezza e presenta un design elegante, tipico degli oggetti utilizzati per conservare fragranze e unguenti. All’interno della bottiglia è stata trovata una piccola massa solida, che gli esperti dell’Università di Cordoba hanno sottoposto a un’analisi approfondita. I risultati sono stati sorprendenti: la sostanza si è rivelata essere un unguento dal profumo caratteristico di patchouli, una fragranza molto apprezzata per le sue proprietà aromatiche e curative. Questa scoperta non solo getta luce sulle abitudini di profumazione degli antichi Romani, ma offre anche un affascinante spaccato della loro vita quotidiana, rivelando un aspetto di eleganza e attenzione al benessere personale che spesso viene trascurato nella narrativa storica.
La bottiglietta è stata trovata in una tomba scoperta nel 2019 durante lavori di ristrutturazione di un edificio a Carmona. L’edificio, tra il I e il II secolo d.C. era uno dei principali centri della provincia romana nella Spagna meridionale. La tomba è un complesso funerario di famiglia con otto nicchie, due vuote e sei occupate da altrettante urne (tre femminili e tre maschili).

Statua romana
In ognuna di queste nicchie erano presenti anche numerose offerte funebri, tra cui la bottiglietta a forma di anfora dal misterioso contenuto. Questo unguento si trovava nella nicchia che ospitava i resti di una donna morta a una quarantina di anni d’età (età in cui si iniziava ad essere considerati vecchi, comunque).
Per quanto riguarda la realizzazione del profumo, troviamo delle indicazioni negli scritti di Plinio il Vecchio. Si utilizzavano due componenti fondamentali: una base o un legante, che facilitava la conservazione degli aromi, e l’essenza. In questo caso, la base era costituita da un olio vegetale, forse di aloe o di oliva. L’essenza era invece stata ottenuta da una pianta di origine indiana, il Pogostemon cablin (in Malaysia conosciuta con il nome di puchaput).
Tramite questa scoperta è stato possibile conosce un altro pezzettino di storia romana antica, e scoprire quali erano i loro usi e costumi quando si trattava di bellezza e beauty care. L’unguento, si è scoperto dopo, era un’essenza profumata pensata per il corpo femminile, mentre per la cura del corpo maschile si usavano aromi più forti e decisi, come gli aghi di pino e l’essenza d’ambra. Insomma, gli antichi Romani avevano tantissime usanze, alcune molto note e altre meno. Questa boccetta di profumo apre le strade a infinite altre scoperte, e ci permette di immaginare meglio “di cosa odorassero” gli antichi Romani. Almeno abbiamo scoperto che non puzzavano (o almeno, non tutti!)

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