Roma: il Ninfeo della Pioggia nei Giardini Farnesiani del Palatino rivive dopo un imponente restauro

Un progetto di restauro completo ha coinvolto l'intero complesso monumentale, comprendente il "Teatro del Fontanone", la "Fontana della Pioggia", gli affreschi e le statue in marmo.
Roma: il Ninfeo della Pioggia nei Giardini Farnesiani del Palatino rivive dopo un imponente restauro.
Un progetto di restauro completo ha coinvolto l’intero complesso monumentale, comprendente il “Teatro del Fontanone”, la “Fontana della Pioggia”, gli affreschi e le statue in marmo.
Chiuso al pubblico per molte decadi, il Ninfeo della Pioggia riapre ora ai visitatori grazie all’iniziativa di recupero e valorizzazione avviata nel 2020 dal Parco Archeologico del Colosseo. Il lavoro ha risolto la complicata questione delle infiltrazioni d’acqua che danneggiavano le murature del Ninfeo, stabilizzando e restaurando l’intera struttura, ha spiegato Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo.
Il Ninfeo della Pioggia si trova all’interno dei Giardini Farnesiani del Palatino, tra i più celebri giardini nobiliari in Europa. Creato nei primi anni del Seicento dal cardinale Odoardo Farnese come un “triclinio estivo” e progettato nell’aspetto attuale da Girolamo Rainaldi, era utilizzato dalla famiglia Farnese per ospitare feste e momenti di svago, soprattutto durante i periodi caldi. L’architetto si è ispirato a modelli dell’antica Roma e del Rinascimento per creare una sala seminterrata decorata con affreschi e sculture in marmo.
Dopo la morte del cardinale, il nipote omonimo ed erede ha trasformato il giardino per supportare le sue ambizioni politiche. Sopra il triclinio è stato costruito il Teatro del Fontanone, una serie di terrazze e scale monumentali che si estendono intorno a una fontana rustica. Il complesso architettonico si conclude con due voliere, con arcate e cupole in rete metallica adornate con l’emblema del giglio farnesiano.
Nel Ninfeo della Pioggia, la Fontana della Pioggia è stata installata sulla parete interna, composta da rocce calcaree, stalattiti e piccole vasche. Le statue sono state restaurate dallo scultore Francesco Rondoni, mentre le pareti della scala sono state affrescate da Giovan Battista Magni, noto come il Mondanino, che dipinse rami di vite intrecciati. Sulla sommità della volta, l’artista ha creato una finta apertura dalla terrazza superiore attraverso un ingegnoso gioco prospettico, popolata da musicisti e decorata con un pergolato con grappoli d’uva e uccelli.
Gli affreschi sono stati riscoperti alla fine degli anni ’50, ma i lavori di restauro sono iniziati solo nel 2020, dopo un lungo periodo di chiusura a causa di problemi legati alle condizioni climatiche e di conservazione. Il progetto di recupero architettonico è stato accompagnato da studi e ricerche che hanno permesso di ricostruire il contesto storico-culturale del Ninfeo, valorizzando sia gli aspetti artistici che quelli filologici. L’obiettivo del Parco Archeologico del Colosseo è quello di riportare alla luce una delle testimonianze più significative del barocco romano, come evidenziato da Alfonsina Russo: “Tutelare, per noi, significa sempre conoscere e condividere con cittadini, visitatori e studiosi. Oggi restituiamo al pubblico un altro pezzo della storia del Palatino e della città”.
Con la riapertura del Ninfeo, il Parco presenta “Festa Barocca”, un’esperienza artistica originale che evoca l’effimero della vita di corte dell’epoca, attraverso la sinergia delle arti: musica, parole, immagini e suoni, come ha sottolineato Roberta Alteri, responsabile del progetto di recupero. A questo si aggiunge un convegno internazionale, che si terrà dal 13 al 15 dicembre, dedicato ai ninfei antichi e moderni di Roma e del Lazio, insieme alla mostra “Splendori Farnesiani”, che si terrà dal 12 dicembre al 7 aprile, focalizzata sulla storia degli Horti.

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