Nel quartiere di Testaccio c’è il Monte de’ Cocci, sapevate perché si chiama così?

Monte Testaccio nasce come una discarica dove gli antichi romani gettavano i frammenti delle anfore da olio. Oggi quell’accumulo fatto di cocci è la più alta collina artificiale di Roma.
Nel quartiere di Testaccio c’è il Monte de’ Cocci, sapevate perché si chiama così?
Monte Testaccio nasce come una discarica dove gli antichi romani gettavano i frammenti delle anfore da olio. Oggi quell’accumulo fatto di cocci è la più alta collina artificiale di Roma.
Il Monte Testaccio, o dei Cocci, è una collina di origine artificiale situata sulla sponda sinistra del fiume Tevere, nei pressi dell’antichissimo porto di Ripa Grande, proprio nel quartiere Testaccio. È stato, non a caso, simpaticamente ribattezzato dai romani “Monte de’ Cocci” perché l’altura è composta da milioni di frammenti di anfore, cocci per l’appunto, risalenti all’epoca romana. Il monte è alto circa 36 metri rispetto al piano stradale e più di 50 se si considera il livello del mare ed ha una superficie totale di circa 22mila metri quadrati. Secondo i calcoli di alcuni studiosi il colle sarebbe composto da più di cinquantatré milioni di anfore in pezzi e si ritiene che in antichità raggiungesse gli ottanta metri di altezza, con il passare del tempo la vetta del Monte Testaccio avrebbe perso quota a causa dell’erosione e dell’asportazione di parte dei materiali per fini costruttivi.
Si è arrivati ad accumulare questa enorme quantità di cocci perché la zona dove oggi sorge il monte anticamente era una vera e propria discarica dove venivano smaltite le anfore da olio che non potevano essere riciclate. I vasi in terracotta arrivavano per mare e giunti nel porto di Fiumicino attraversavano il Tevere fino al Ripa Grande, nei pressi del ponte Sublicio. Una volta scaricate le anfore venivano svuotate e l’olio finiva dritto nei mercati della capitale, i contenitori invece venivano trasportati a Testaccio dove i venivano frammentati in tanti cocci che poi erano disposti in modo ordinato su vari strati.
Alla base della stabilità e della longevità della collina c’è il cemento contenuto nelle anfore che ha compattato i detriti impedendone la caduta, la calce era utilizzata per evitare la decomposizione dell’olio e all’insaputa dei romani ha tenuto in piedi il monte. Con il passare degli anni l’altezza della collina cresceva sempre si più e per rendere agevole il passaggio dei carri che contenevano i detriti gli ingegneri romani costruirono una rampa a due vie per raggiungere la cima e accumulare altro materiale.
Con la crisi dell’impero romano le importazioni di olio dalla Spagna e dall’Africa diminuirono notevolmente arrestando cosi la cresciuta del monte, dagli studi degli archeologi è emerso che i romani gettarono cocci a Testaccio dal 140 fino alla metà del III secolo dopo Cristo. Cessata la funzione di discarica Monte Testaccio assunse tutt’altro ruolo, durante il Medioevo divenne la sede di eventi pubblici e giochi popolari fino ad essere fino ad essere la casa delle note “ottobrate romane” nell’Ottocento.

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