Giggetto al Portico d’Ottavia, uno dei pilastri della cucina romana, festeggia un secolo di attività

La celebrazione è un tributo a una leggenda culinaria che ha resistito alla prova del tempo e ha visto passare la storia di Roma, dal suo antico ghetto al portico paleocristiano dedicato alla sorella di Ottaviano. Le mura di questo ristorante raccontano storie di gloria e tragedia, mescolate con tradizioni culinarie che hanno abbracciato l'autenticità del celebre carciofo alla giudia, preparato con cura e passione.
Giggetto al Portico d’Ottavia, uno dei pilastri della cucina romana, festeggia un secolo di attività.
La celebrazione è un tributo a una leggenda culinaria che ha resistito alla prova del tempo e ha visto passare la storia di Roma, dal suo antico ghetto al portico paleocristiano dedicato alla sorella di Ottaviano. Le mura di questo ristorante raccontano storie di gloria e tragedia, mescolate con tradizioni culinarie che hanno abbracciato l’autenticità del celebre carciofo alla giudia, preparato con cura e passione.
Ogni giorno, un addetto si dedica a pulirne trecento o addirittura quattrocento, mentre durante la primavera, un mucchio di questi deliziosi ortaggi occupa due tavoli.
“Giggetto” non è solo un ristorante, ma un luogo intriso di storia e cultura, in cui termini come “fagottari,” “caratelli,” “caramellotti,” “peracottaro,” e “fusaiaro” rimangono vivi come testimonianza del cinema neorealista. Tra gli amici e i frequentatori abituali, figure come zi’ Lupone, Abramone, Romoletto, Angelino il quaranta, Lazzaro Anticoli, il Bucefalo, il pugile ebreo giustiziato alle Fosse Ardeatine, sono memorie che fanno parte dell’essenza stessa del luogo.
L’osteria ha preservato non solo le sue tradizioni culinarie, ma anche il suo spirito di accoglienza e di sostegno. L’antica porticina, attraverso la quale i titolari aiutarono gli ebrei a sfuggire ai nazi-fascisti, rimane una testimonianza tangibile di questo impegno. In un libro e in un video realizzati per festeggiare il centenario, i due anziani zii, Clara e Armando Ceccarelli, raccontano con nostalgia la loro Roma del passato, condividendo anche ricordi dolorosi come la razzia del Ghetto nel ’43, durante la quale il ristorante rimase chiuso per quasi un anno e la famiglia fu costretta a trasferirsi temporaneamente nelle Marche.
L’eredità di Giggetto è stata mantenuta con cura dalla terza generazione dei Ceccarelli, che si impegna a preservare la tradizione e la qualità dei prodotti. Il ristorante è rinomato per il suo baccalà pregiato proveniente direttamente dall’Islanda e per l’attenzione dedicata ai produttori locali, come per esempio il guanciale della Valnerina. Le ricette tramandate fedelmente da generazioni si fondono con l’atmosfera calorosa e familiare che accoglie ogni cliente con il rispetto che merita.
Tra queste mura, la cucina romana continua a brillare come un faro di tradizione e autenticità, con piatti come la zuppa di pasta, broccoli e arzilla, la concia, e le triglie pasticciate, che continuano a deliziare gli avventori e a portare avanti l’eredità culinaria della famiglia Ceccarelli.

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