La Deposizione di Cristo di Jacopo Tintoretto dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia a Roma
La straordinaria opera di Tintoretto "ospite" dei Musei Capitolini. Il 7 settembre alle 11 la presentazione alla stampa nella Pinacoteca Capitolina (Sala dei veneti) in Piazza del Campidoglio, 1 a Roma.
La Deposizione di Cristo di Jacopo Tintoretto dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia a Roma.
La straordinaria opera di Tintoretto “ospite” dei Musei Capitolini. Il 7 settembre alle 11 la presentazione alla stampa nella Pinacoteca Capitolina (Sala dei veneti) in Piazza del Campidoglio, 1 a Roma.
Grazie a un importante accordo di collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina e le Gallerie dell’Accademia di Venezia, arriva nella Pinacoteca dei Musei Capitolini la splendida e monumentale “Deposizione di Cristo” di Jacopo Tintoretto. Sarà una straordinaria occasione per i visitatori di ammirare la potenza e la modernità del linguaggio pittorico dell’artista veneziano e di apprezzarne l’evoluzione nei dipinti del figlio Domenico Tintoretto, esposti nella Pinacoteca Capitolina.
Il progetto espositivo è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è curato da Federica Papi e Claudio Parisi Presicce. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Intervengono all’evento Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali e Federica Papi, Curatrice del progetto.
Le troupe televisive e i fotografi potranno accedere alla mostra per effettuare riprese e immagini a partire dalle 9.30. I giornalisti di carta stampata, agenzie di stampa e testate giornalistiche online potranno invece accedere alla mostra dopo la preview stampa.
Per partecipare alla preview stampa è necessario accreditarsi all’indirizzo e-mail [email protected] entro le ore 15.00 di mercoledì 06 settembre.
Come riporta il sito ufficiale delle Gallerie dell’Accademia, la tela, 220 per 295 cm, datata tra il 1550 e il 1560 proveniva dalla chiesa di Santa Maria dell’Umiltà a Venezia; l’acquisizione a seguito delle soppressioni napoleoniche, dopo il 1806. L’opera, già nella chiesa dell’Umiltà ubicata alle Zattere tra il rio della Salute e la Dogana da Mar. Menzionata dal Boschini (1664) «sopra l’altare», venne presto collocata in posizione più marginale: Zanetti (1733) la indica infatti «sopra il finestrone». Divenuto l’edificio di proprietà demaniale in seguito alle soppressioni napoleoniche (1806), il dipinto fu assegnato all’Accademia prima della demolizione della chiesa avvenuta nel 1821. Ricorda il nome e la dedica della chiesa il modo in cui viene presentato il soggetto, con la Vergine che sembra seduta a terra, nell’atteggiamento proprio della Madonna dell’Umiltà. Rispetto al modo tradizionale di rappresentare il momento della deposizione di Cristo dalla croce, Tintoretto riduce drasticamente il gruppo degli astanti. I personaggi sono imponenti e più grandi del naturale. Maria Maddalena, che occupa per un terzo la parte superiore del dipinto, protende le braccia in un gesto di dolore, mentre fissa il viso di Cristo quasi in cerca di un segno di vita. La composizione è ben calibrata: i corpi allungati di Cristo e della Vergine si sovrappongono in forma di croce e la diagonale composta dai due uomini sul lato sinistro trova un parallelismo nella diagonale costituita dalle tre donne sulla destra. Il nudo scultoreo del Cristo, di potente michelangiolismo, e l’intenso chiaroscuro ottenuto accendendo i riflettori su alcuni elementi figurativi e, facendoli emergere dalla dilagante oscurità, rendono questo un capolavoro di forte impatto emotivo. La datazione del dipinto oscilla tra i primi anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo.
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