Oggi ad Ascoli i funerali di Carletto Mazzone, romanista per sempre
Si terranno oggi ad Ascoli Piceno i funerali di Carlo Mazzone. A renderlo noto sui social la famiglia dell’allenatore romano, da anni residente nelle Marche. “Tutti noi sappiamo quanto è stato grande come allenatore, ma come marito, padre, nonno, bisnonno e suocero è stato ancora più GRANDE!- si legge nel post- La famiglia ringrazia tutti per i graditissimi attestati di affetto! I funerali si svolgeranno ad Ascoli Piceno lunedì 21 Agosto alle 16:30 presso la chiesa di San Francesco”.
Oggi ad Ascoli i funerali di Carletto Mazzone, romanista per sempre.
Si terranno oggi ad Ascoli Piceno i funerali di Carlo Mazzone. A renderlo noto sui social la famiglia dell’allenatore romano, da anni residente nelle Marche. “Tutti noi sappiamo quanto è stato grande come allenatore, ma come marito, padre, nonno, bisnonno e suocero è stato ancora più GRANDE!- si legge nel post- La famiglia ringrazia tutti per i graditissimi attestati di affetto! I funerali si svolgeranno ad Ascoli Piceno lunedì 21 Agosto alle 16:30 presso la chiesa di San Francesco”.
Il mondo del calcio ha perso una figura poliedrica: interprete, cantore, regista, ispiratore e presenza imprescindibile. Tuttavia, Carletto Mazzone è stato anche un attore capace di regalare un sorriso con la sua romanità genuina, con quell’accento marcato che non ha mai cercato di nascondere, poiché Roma per lui era come una madre, intoccabile. Oggi, all’età di 86 anni, ci ha lasciati. Carletto Mazzone è nato a Trastevere, cuore della romanità, il 19 marzo 1937, in un vicolo particolare chiamato “vicolo del Moro”. Non si tratta di una semplice via, ma di un pezzo di storia romana. Curiosamente, quel nome sembra derivare in parte dal celebre brano “Er Fattaccio de Vicolo del Moro”, interpretato da un altro grande romano, Gigi Proietti, che lo rese celebre con la sua interpretazione vibrante.
Nella stagione 1968/69, Mazzone era difensore centrale dell’Ascoli, dotato di una stazza imponente e di ginocchia fragili. Tuttavia, a causa di una frattura alla tibia sinistra subita durante il derby contro la Sambenedettese il 3 marzo 1968, fu costretto a lasciare il calcio giocato. Il presidente dell’Ascoli, Costantino Rozzi, un’altra figura storica del calcio italiano, gli affidò il compito prima di guidare le giovanili e successivamente la prima squadra per due volte. Sarà proprio ad Ascoli che intraprenderà la sua vita.
Nel campionato successivo, Mazzone sostituì l’allenatore Eliani durante la penultima giornata del girone d’andata. Portò la squadra in testa al campionato per la prima volta nella sua storia, sfiorando la promozione. Iniziava così la carriera del tecnico più longevo del calcio italiano.
Da quel momento in poi, Mazzone ha girato l’Italia allenando prevalentemente squadre di provincia, ma il suo stile calcistico è stato spesso oggetto di discussione, sebbene non sempre riconosciuto come all’avanguardia. Come lui stesso afferma: “Con l’Ascoli giocavo con il 4-3-3, spesso a zona, ma nessuno se ne è mai accorto”. Nel 1993, arriva la chiamata che lo riporta a “mamma Roma”. Il presidente Franco Sensi gli assegna la panchina della Roma giallorossa e, indirettamente, la responsabilità della carriera del più grande calciatore ad aver mai indossato quella maglia, Francesco Totti. Mazzone lo protegge e contribuisce in modo determinante alla sua crescita. Così come fece con il numero 10 giallorosso, la sua vasta esperienza fu fondamentale anche negli ultimi anni di carriera di Roberto Baggio, che lo accompagnò con sé a Brescia e successivamente a Bologna. Grazie a Mazzone, il “divin codino” visse una sorta di seconda giovinezza calcistica quando sembrava ormai destinato al ritiro.
Un episodio leggendario coinvolge proprio Baggio. Durante una partita in cui Baggio, con la maglia del Brescia, incantò con gol e giocate, Mazzone dimostrò la sua anima colorita, istintiva e guidata dal cuore. Il Brescia era sotto 3-1 in casa nel derby contro l’Atalanta, e i tifosi avversari avevano preso di mira il tecnico romano per tutta la partita. Dopo il secondo gol del Brescia, Mazzone promise ai tifosi dell’Atalanta: “Se facciamo 3-3, vengo sotto la curva”. E mantenne la promessa. Un calcio di punizione di Baggio al novantesimo minuto, gol del 3-3 e Mazzone che corre sfrenatamente verso i tifosi avversari, alzando il pugno e lanciando la più classica delle parolacce alla romana.
“Insultarono mia madre, io reagii”, ammise in seguito Mazzone, senza cercare giustificazioni ma spiegando il motivo del suo gesto. “Quando l’ho visto correre sotto la curva, ho pensato: ‘Dove diavolo sono finito?'”, ricorda con simpatia Pep Guardiola, all’epoca centrocampista del Brescia. “Mi ha aiutato tantissimo nel mio primo anno in Italia”, aggiunse lo spagnolo. “È una persona perbene e merita il meglio”.
Ecco un altro aneddoto che dimostra il rispetto di Guardiola per Mazzone. Il tecnico spagnolo lo invitò alla finale di Champions League del 27 maggio 2009 allo Stadio Olimpico di Roma, in cui il Barcellona di Guardiola sconfisse il Manchester United 2-0. Guardiola chiamò Mazzone, e dall’altra parte del telefono gli dissero: “C’è Pep”. Mazzone, sorpreso, pensò che fosse uno scherzo e rispose: “Peppe, chi?”.
Mazzone ha anche allenato Andrea Pirlo a Brescia. In un primo momento, dichiarò che avrebbe dato a Pirlo un ruolo simile a quello di Rui Costa, un genere di fantasista, ma poi cambiò idea. Dopo averlo visto allenarsi, lo fece retrocedere a regista, trasformandolo in un grande regista. Memorabile è l’assist da centrocampo a Roberto Baggio in un Juventus-Brescia finito 1-1: un lancio lungo, un controllo impeccabile di Baggio, un dribbling su van der Sar e il pallone in rete. Cuore, simpatia, istinto, ma anche un talento nel coaching senza pari. I suoi 38 campionati in panchina e il record di 797 partite ufficiali lo dimostrano. Come il “suo” Pirlo, anche Mazzone “vedeva il gioco prima degli altri”, ma lo faceva con l’anima tipicamente romana.
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