Un tempo Roma aveva ben otto porti sul Tevere. Dove si trovavano?

Roma sino ai primi decenni del Novecento poteva contare su dei veri e propri porti, con strutture portuali, sbarramenti, muraglioni e traffici che permettevano anche di regolamentare al meglio i regimi di piena o meno del Biondo fiume. Dove si trovavano questi porticcioli, rimasti ormai in vecchie foto o in antichi quadri?
Lo sapevate? Roma aveva ben otto porti sul Tevere. Dove si trovavano?
Roma sino ai primi decenni del Novecento poteva contare su dei veri e propri porti, con strutture portuali, sbarramenti, muraglioni e traffici che permettevano anche di regolamentare al meglio i regimi di piena o meno del Biondo fiume. Dove si trovavano questi porticcioli, rimasti ormai in vecchie foto o in antichi quadri?
Come riporta un bell’articolo di Gian Carlo Pavia i porti romani erano otto, più tre extracittadini. Andiamo ad elencarli in ordine di grandezza e di importanza storico-commerciale: Ripa grande a Testaccio, di Ripetta, Tiberino, Fluviale (Emporium), Leonino, Arsenale Pontificio (Porta Portese), Moderno dell’Arsenale, Scalo De Pinedo.
Il porto maggiore di Roma: Ripa Grande a Testaccio
A partire dal II secolo a.C. l’area di Testaccio ai piedi dell’Aventino fu scelta per la costruzione di un nuovo porto fluviale sul Tevere. Il porto di Ripa Grande era il porto fluviale di Roma dove venivano movimentate le merci che risalivano e
discendevano il Tevere verso l’approdo di Fiumicino. La costruzione dei muraglioni ne ha cancellato l’esistenza e le funzioni, mantenendone traccia solo nella toponomastica.
Il porto di Ripetta
Il porto Clementino, detto comunemente di Ripetta per distinguerlo da quello maggiore di Ripa Grande, fu sistemato da papa Clemente XI, da qui il nome.
In origine era un rudimentale porticciolo abusivo, pressappoco all’altezza della chiesa di San Rocco, per lo scarico di legname, carbone e vino. Nel 1704 papa Albani, Clemente XI, approvò la proposta del suo presidente delle strade per la creazione di un sistema di banchine, scalinate e piazzale. Gran parte del materiale arrivo da un’arcata del Colosseo, che fornì dopo un terremoto un materiale pregiato come il travertino.
Il porto Tiberino
Il “portus Tiberinus”, il porto dell’antica Roma, risulta dovesse esistere nella zona tra i templi del Foro Olitorio ed il Tempio di Portunus; in pratica era situato, e ne occupava l’area, dove oggi sorge il palazzo dell’Anagrafe, dinanzi alla punta meridionale dell’Isola Tiberina. La costruzione del porto è da attribuirsi a Servio Tullio, come testimoniano alcuni scavi.
Il porto Fluviale, l’Emporium
Dall’inizio del II secolo a.C. fu costruito un nuovo porto, l’Emporium. Qui era il punto d’approdo delle merci e delle materie prime che arrivavano dal porto di Ostia, e risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali (alaggio). Oggi restano alcuni tratti visibili incassati nel muraglione del Lungotevere Testaccio.
Il porto Leonino
Sorgeva accanto all’attuale ponte Principe Amedeo di Savoia, da cui si accede al Vaticano. Prese il nome da papa Leone XII che nel 1827 fece costruire questo piccolo approdo adibito allo scarico delle merci destinate al Vaticano.
Il porto dell’Arsenale (Pontificio)
Subito fuori porta Portese papa Clemente XI fece costruire il nuovo arsenale pontificio, destinato alla manutenzione del naviglio fluviale, ma anche del naviglio commerciale papale. La struttura continuò a funzionare fino alla fine del XIX secolo quando, con la costruzione dei muraglioni sul Tevere, tutte le attività legate al fiume furono abbandonate. Del porto resta qualche traccia.
Il porto moderno dell’Arsenale
Sorge sulla riva opposta al vecchio Gasometro.
Il porto (Scalo) de Pinedo
Sul lungotevere Arnaldo da Brescia, tra ponte Pietro Nenni e ponte Giacomo Matteotti, è situato lo Scalo de Pinedo, al quale si accede tramite due rampe ed una gradinata. Fu realizzato alla fine dell’Ottocento (in sostituzione del porto di Ripetta distrutto alcuni anni prima per la costruzioni dei muraglioni di argine del Tevere) come approdo per gli stabilimenti artigianali esistenti sulla via Flaminia (le concerie insediate a villa Poniatowski) e quelli industriali, come il gazometro. Attualmente viene utilizzato per manifestazioni pubbliche e private di vario genere.

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