Via di Ponte Mammolo brucia: altro grave incendio a Roma

Continuano le operazioni di spegnimento del maxi incendio divampato nella tarda serata di ieri in Via di Ponte Mammolo a Roma. Il fumo sta rendendo irrespirabile l’aria in zona. Il Comune avverte: "Tenete le finestre chiuse".
Via di Ponte Mammolo brucia: altro grave incendio a Roma.
Continuano le operazioni di spegnimento del maxi incendio divampato nella tarda serata di ieri in Via di Ponte Mammolo a Roma. Il fumo sta rendendo irrespirabile l’aria in zona. Il Comune avverte: “Tenete le finestre chiuse”.
Il Comune di Roma ha emesso una comunicazione urgente per avvisare i cittadini riguardo a un incendio avvenuto nella zona di Ponte Mammolo. La situazione è ancora sotto controllo, ma per precauzione, si consiglia a coloro che abitano entro un raggio di un chilometro dal luogo dell’incidente di mantenere le finestre chiuse per alcune ore della mattinata.
L’incendio ha coinvolto una discarica abusiva di rifiuti e alcune baracche, causando preoccupazione per la qualità dell’aria e il pericolo di respirare sostanze nocive. I Vigili del Fuoco sono al lavoro per spegnere completamente le fiamme, e alcune abitazioni vicine sono state evacuate per garantire la sicurezza dei residenti.
Le forze dell’ordine, tra cui la Polizia di Stato e i Carabinieri, insieme ai sanitari del 118 e agli esperti di ARPA Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), sono sul posto per fornire supporto nelle operazioni di emergenza.
Sfortunatamente, questa non è la prima volta che la Capitale è colpita da una nube tossica, poiché recentemente anche la zona di Ciampino è stata coinvolta in un evento simile.
Dopo un attento esame della situazione, ARPA Lazio ha comunicato che non sarà necessario installare un campionatore per monitorare la qualità dell’aria, poiché l’incendio è stato già spento. Tuttavia, si raccomanda comunque di seguire le direttive del Comune e mantenere le finestre chiuse per precauzione.
In attesa di ulteriori aggiornamenti sulla qualità dell’aria, la città di Roma resta in allerta e spera che il pericolo venga completamente scongiurato grazie agli sforzi congiunti delle autorità coinvolte nelle operazioni di emergenza.

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Detti romani. “Fa ‘na figura da peracottaro”: perché si usa questa espressione?

Quando ci si imbatte in una figuraccia a Roma si viene spesso appellati come Peracottari, ma perché?
Dal dialetto di una regione o di una città alcune volte si possono cogliere degli indizi interessanti che aiutano a ricostruire pezzi di storia o anche semplicemente vecchie abitudini. Alcuni modi di dire arrivano alle nostre orecchie perché ereditati da nonni e genitori e nel tramandare queste espressioni dialettali spesso si finisce col dimenticare da dove arrivano. Conoscere le origini dei proverbi e dei detti popolari ci aiuta a contestualizzare le espressioni di paese, attenzione quindi a non lanciarvi in terreni poco conosciuti perché il rischio è quello di fare ‘na figura da peracottaro.
A Roma, essere definito “peracottaro” non è certo un complimento, né tantomeno una qualità desiderabile. Nel dialetto romano, l’espressione “fare una figura da peracottaro” si usa per descrivere chi, con un comportamento poco accorto o goffo, finisce per mettersi in ridicolo o per trovarsi in situazioni particolarmente imbarazzanti. Questo modo di dire, profondamente radicato nella tradizione popolare della capitale, trae origine da un antico mestiere che caratterizzava i mercati e le fiere di paese: quello del peracottaro.
Il termine indica specificamente i venditori ambulanti che si dedicavano alla vendita di pere cotte, un prodotto semplice e poco costoso. Questi commercianti proponevano la loro mercanzia, spesso considerata di qualità modesta, a una clientela altrettanto popolare. Per questo motivo, la figura del peracottaro era associata a un’immagine umile, se non addirittura di scarsa considerazione sociale. In effetti, nel contesto dell’epoca, la loro attività veniva vista come un lavoro di ripiego, svolto da chi non aveva molte altre opportunità.
Col tempo, l’immagine del peracottaro si è trasformata in un simbolo figurativo per indicare una certa approssimazione, ingenuità o mancanza di prestigio. Quando si dice che qualcuno ha fatto “una figura da peracottaro”, si sottolinea, dunque, non solo l’aspetto umoristico o goffo della situazione, ma anche un implicito giudizio sociale, che rimanda all’origine di questo mestiere semplice e poco stimato. La ricchezza del dialetto romano, sempre capace di coniugare ironia e storia, ha così tramandato un’espressione che ancora oggi viene utilizzata con leggerezza, ma anche con un fondo di saggezza popolare.
Sarebbero quindi questi i motivi per cui a Roma si associa la figura del peracottaro a qualcuno che inciampa maldestramente in una figura barbina e poco dignitosa.
Una parziale conferma delle origini di questo modo di dire la fornisce l’enciclopedia Treccani che assicura che il peracottaro era effettivamente un venditore di pere cotte, quindi almeno sulla professione non sembrerebbero esserci dubbi. Come tutte le tradizioni verbali non scritte però è bene conservare un grado di incertezza in quanto molto spesso proverbi e espressioni dialettali soffrono di tutta una serie di inevitabili contaminazioni culturali dovute al cambiamento delle abitudini e dello stile di vita.
Il mestiere del peracottaro è andato via via estinguendosi e oggi tra i banchi dei mercati rionali è impossibile trovarlo. La sua specialità però è rimasta viva nei libri di cucina e le pere cotte trovano largo spazio tra i dessert di ristoranti più o meno blasonati. Il piatto è stato anche parzialmente rivisitato e le pere sono spesso accompagnate da una salsa di vino o da una crema al cioccolato. I più conservatori le preferiscono ancora al naturale ma per i palati più estremi e goderecci esiste anche una variante con gelato e panna.

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