Nuove scoperte: l’uomo di Neanderthal viveva sul promontorio del Circeo

Nuovi reperti fossili confermano la presenza del parente più anziano dell’homo Sapiens, vissuto in questa zona circa 60mila anni fa.
Nuove scoperte: l’uomo di Neanderthal viveva sul promontorio del Circeo.
Nuovi reperti fossili confermano la presenza del parente più anziano dell’homo Sapiens, vissuto in questa zona circa 60mila anni fa.
Nell’incantevole scenario della Grotta Guattari, incastonata sul promontorio del Circeo, si è dipanata una trama di emozioni e scoperte stupefacenti. La squadra di archeologi, antropologi e paleontologi, immersa nei cunicoli sotterranei del paleolitico, ha rinvenuto uno degli ultimi reperti, che si rivela essere un enigmatico dente umano. La prossimità con un uomo di Neanderthal, vissuto ben 60.000 anni fa, suscita un sentimento di commozione in tutto il team.
Questo ritrovamento si aggiunge alla preziosa collezione di frammenti fossili, soprattutto ossa di animali, scoperti durante una nuova campagna di indagini che ha esplorato porzioni della grotta mai prima d’ora indagate. La Grotta Guattari è ritenuta la “casa” dei Neanderthal, i nobili predecessori dell’Homo Sapiens. L’importanza storica e scientifica di questo gioiello è tale da richiamare l’attenzione accademica internazionale: in passato, due anni fa, il sito aveva già sorpreso il mondo restituendo i resti fossili di almeno nove ominidi vissuti tra 100.000 e 50.000 anni fa, inclusi crani che andarono a far compagnia al primo teschio scoperto nel lontano 1939.
Le indagini hanno portato alla luce ben 43 reperti fossili attribuibili con certezza ai Neanderthal, e questo ha conferito alla collezione del Circeo uno status di straordinaria eccezionalità a livello europeo.
Il fervore multidisciplinare e le eccellenze specialistiche hanno caratterizzato l’impresa di ricerca, con il Ministero della Cultura, l’università Tor Vergata, il Cnr e la preziosa sinergia tra gli atenei di Firenze e Pisa, fino al prestigioso Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia. Questa collaborazione strategica è stata cruciale nel risolvere definitivamente il “caso” del cannibalismo, precedentemente sollevato dai fori alla base dei crani. Grazie alle nuove analisi, è stato possibile escludere completamente l’ipotesi di cerebrofagia umana, poiché le tracce di canini delle iene presenti sui resti hanno dimostrato che queste creature del Pleistocene, poi estinte, erano i veri competitor e incubo dei Neanderthal.
Le nuove scoperte hanno inoltre permesso di delineare un affascinante nuovo identikit dell’uomo di Neanderthal del Circeo. La sua morfologia facciale presenta alcune caratteristiche arcaiche, come arcate oculari prominenti e uno spessore considerevole delle ossa craniche, ma anche elementi più moderni, segno di un’evoluzione proiettata verso l’Homo Sapiens. Questo gruppo isolato di Neanderthal nell’area del Circeo sembra aver sviluppato tratti distintivi nell’arco di duemila anni, tra i 61.000 e i 59.000 anni fa, un periodo che coincide con la datazione dei resti fossili rinvenuti all’interno della grotta.
Una volta ancora, la storia e la scienza si fondono armoniosamente, rivelando nuove sfumature dell’antichità umana e aprendo orizzonti di conoscenza fino ad allora inimmaginabili. La Grotta Guattari continua a svelare i segreti dei nostri lontani antenati, e il lavoro instancabile di questa straordinaria squadra di ricercatori rende omaggio alla memoria dei Neanderthal, consentendoci di comprendere meglio il loro passato e la loro affascinante evoluzione.

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