Ultima Generazione, chi sono gli attivisti che hanno imbrattato la Fontana dei Quattro Fiumi
Gli attivisti per il clima di Ultima Generazione continuano la loro protesta, alla lista delle vittime illustri si aggiunge anche la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona.
Ultima Generazione, chi sono gli attivisti che hanno imbrattato la Fontana dei Quattro Fiumi.
Gli attivisti per il clima di Ultima Generazione continuano la loro protesta, alla lista delle vittime illustri si aggiunge anche la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona.
Sabato 6 maggio è andato in scena un nuovo atto degli attivisti e delle attiviste di Ultima Generazione contro il patrimonio culturale italiano. Questa volta è stata la Fontana dei Quattro fiumi di Piazza Navona a farne le spese, i sostenitori di Ultima Generazione hanno gettato sull’opera di Gian Lorenzo Bernini del carbone vegetale che ha reso temporaneamente le acque torbide e di colore verdastro e tre di loro sono entrati nella fontana sbandierando dei cartelli arancioni. La protesta, avvenuta davanti agli occhi increduli di romani e turisti, è durata solo pochi minuti e sul luogo del misfatto sono tempestivamente arrivate le forze dell’ordine che hanno portato fuori dalla fontana gli attivisti per il clima.
“Questo liquido è nero come il futuro che attende l’umanità e che si sta già manifestando con siccità e alluvioni sempre più frequenti”, sono queste le dichiarazioni fatte durante la protesta a Piazza Navona degli uomini e delle donne di Ultima Generazione. La Scelta di imbrattare la Fontana dei Quattro Fiumi non è casuale, i sostenitori dell’organizzazione arancio in una nota hanno infatti dichiarato: “Nella Fontana dei Quattro Fiumi si trovano le statue che ritraggono i quattro fiumi principali della Terra, uno per ogni continente allora conosciuto: il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio de la Plata. Lungo i fiumi si sono sviluppate le prime civiltà, perché l’acqua è una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo, rendendo fertili e coltivabili i terreni. La crisi climatica, fatta di ondate di calore, lunghi periodi di siccità e fenomeni estremi, mette in pericolo questo equilibrio che ha reso e rende possibile la vita per tutti noi. Ne sono drammatica testimonianza la scarsità di acqua che sta compromettendo le colture lungo il Po, da un lato, e gli ultimi due eventi estremi che hanno investito Calabria ed Emilia Romagna, dall’altro”.
“Disobbedienza civile nonviolenta contro il collasso ecoclimatico” si legge in testa alla loro homepage. Ultima Generazione è un’organizzazione di attivisti che mette in cima alla lista degli obiettivi la lotta al cambiamento climatico. Un progetto che potrebbe trovare il sostegno etico di tanti se non fosse per la dubbia moralità di determinate azioni. Dovrebbe essere una disobbedienza civile non violenta, a detta loro, ma di sicuro l’aggressione che fanno al patrimonio artistico li smentisce. Così come i blocchi stradali che costringono migliaia di lavoratori, padri e madri di famiglia, a disattendere impegni e responsabilità che portano sulle spalle. I sostenitori di Ultima Generazione si difendono spesso a suon di slogan e frasi fatte e camminano su un confine sottilissimo che divide la protesta non violenta dall’imposizione forzata delle proprie idee. Impedire a uomini e donne di recarsi a casa o al lavoro è violento, deturpare e aggredire monumenti pubblici, quindi proprietà di tutti, è violento. Nonostante la fondatezza delle loro preoccupazioni sul futuro del nostro pianeta riescono nell’intento di portare l’opinione pubblica nel verso opposto. Siamo davvero sicuri che sia questo il modo giusto di sensibilizzare e di avvicinare uomini e donne ad un tema così importante?
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