Perché l’Isola Tiberina ha le forme e gli elementi di una gigantesca nave antica?

Un aspetto incredibile che non tutti conoscono. L'isola Tiberina, situata in mezzo al Tevere, proprio nel centro di Roma, è un vero e proprio monumento in quanto in epoca antica era stata lavorata e decorata a forma di nave. Una vera e gigantesca imbarcazione romana col suo albero maestro, all'epoca un obelisco, che sembrava navigare sul Tevere. Scopriamo perché gli antichi romani le diedero proprio la forma di una nave.
Perché l’Isola Tiberina ha le forme e gli elementi di una gigantesca nave antica?
L’architettura e la storia di Roma nascondono dettagli incredibili che sfuggono anche all’occhio del più attento visitatore. Esiste un aspetto incredibile che non tutti conoscono, legato a uno dei luoghi più suggestivi della città: l’Isola Tiberina.
Questa porzione di terra, situata in mezzo al Tevere, proprio nel centro di Roma, non è solo un punto di riferimento geografico e storico, ma è un vero e proprio monumento ingegneristico e simbolico. In epoca antica, infatti, era stata lavorata e decorata a forma di nave.
Una vera e gigantesca imbarcazione romana col suo albero maestro si stagliava sulle acque fluviali. L’albero, all’epoca un obelisco, conferiva all’isola l’illusione ottica di essere una nave in navigazione sul Tevere, una visione potente e simbolica per gli abitanti e per i viaggiatori che risalivano il fiume.
Sorge spontanea la domanda sul significato di questa scelta ingegneristica e decorativa: scopriamo perché gli antichi romani le diedero proprio la forma di una nave. La ragione affonda le radici in una leggenda di grande importanza per la storia religiosa e sanitaria della città.
Secondo il racconto, nel 293 a.C., una terribile pestilenza flagellava Roma. Le autorità decisero di inviare un’ambasceria in Grecia per chiedere aiuto e portare a Roma il dio Esculapio, divinità della medicina, simboleggiato dal serpente. Al ritorno, una volta giunta sul fiume Tevere, il serpente sacro fuggì dall’imbarcazione e si rifugiò sull’isola. Questo fu interpretato come un segno divino: il dio aveva scelto quel luogo per la sua sede.
Per onorare il dio e cristallizzare questo evento miracoloso, l’isola fu trasformata in un grande santuario dedicato a Esculapio. Per ricordare la nave che aveva portato il dio, e per simboleggiare la salvezza e la navigazione della vita (e la salute) attraverso il fiume, i Romani rivestirono i margini dell’isola con blocchi di travertino, sagomandone i bordi per assomigliare alla chiglia di una nave da guerra, con tanto di prua e poppa. Una prua e una poppa, a loro volta, furono ornate da decorazioni raffiguranti il caduceo di Esculapio, e l’obelisco centrale completava l’illusione. L’isola Tiberina, con le sue forme e gli elementi di una gigantesca nave antica, è quindi una testimonianza unica della devozione e dell’ingegnosità romana.
L’Isola Tiberina è l’unica isola urbana del Tevere, nel centro di Roma. L’isola è collegata alle due rive del Tevere dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabricio.
Lunga circa 300 metri e larga 90 ospita un vero e proprio borgo con chiese, ospedali, bar, ristoranti e diverse abitazioni, proprio nel centro di Roma e in mezzo al fiume Tevere.
La leggenda vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo al momento della rivolta: studi però provano che l’isola ha origini molto anteriori all’evento. Ospitò il tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel 292 a.C. in seguito ad una pestilenza.
Nella prima metà del I secolo a.C. venne monumentalizzata in opera quadrata, parallelamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio. Allora riprendeva la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua, con blocchi di travertino che rivestono l’interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro, probabilmente utilizzata per gli ormeggi.

Gli elementi della nave
Una leggenda narra che l’isola fosse proprio sorta sui resti di una nave lì affondata. Proprio per questo fu risistemata come una nave, i lati furono rivestiti di travertino e si simularono da un lato la prua e dall’altro la poppa di una nave. Di questa risistemazione oggi restano pochi resti
Da sempre isola degli ammalati, probabilmente per la sua posizione l’Isola Tiberina veniva utilizzata anche per le quarantene.
Il Tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. e sorgeva nella parte meridionale dell’isola, nel luogo oggi occupato dalla chiesa di San Bartolomeo. Ai lati del tempio si trovava un portico per l’accoglienza dei pellegrini e dei malati. Nella parte settentrionale si trovavano alcuni piccoli santuari legati a culti particolari, ora situati fra le fondamenta dell’Ospedale Fatebenefratelli. Sull’isola si trova anche la chiesa di San Giovanni Calibita.
L’isola è quasi sicuramente di origine sedimentaria e la leggenda vuole che si sia formata per accumulo di fango sulle messi di Tarquinio il Superbo gettate nel Tevere dai Romani dopo la sua cacciata nel 509 a.C.
Nel 291 a.C., per debellare la pestilenza di due anni prima, il serpente sacro al dio della medicina Esculapio fu portato a Roma da Epidauro: dopo l’approdo, saltò dalla nave che lo trasportava e ridiscese il Tevere dai Navalia del Campo Marzio fino all’isola scomparendo poi nel luogo dove fu costruito il nuovo tempio.
La leggenda e il profilo dell’isola suggerirono la sistemazione del perimetro esterno dell’isola in forma di nave, con arginature e terrapieno attrezzate per gli ormeggi e forse con un obelisco a simulare l’albero. Questa visione simbolica della nave-isola influenzerà nel tempo la cartografia e le raffigurazioni dell’isola fino ai nostri giorni.
La datazione della sistemazione monumentale non è certa: (III secolo a.C. o I secolo a.C.).
Gli unici elementi superstiti sono dei frammenti sulla punta Sud-Est dell’isola in peperino e travertino raffiguranti Esculapio con il caduceo ed una testa di toro, che fungeva probabilmente da ormeggio.
Due frammenti dell’obelisco che fu ritenuto l’albero della nave sono conservati nel Museo Nazionale di Napoli ed un terzo a Monaco. Pur rappresentato in molte stampe è opinione attuale che l’albero non sia mai esistito e che l’eventuale innalzamento di un obelisco nell’isola sia avvenuto successivamente come semplice ornamento.
Per quanto riguarda l’orientamento la nave di pietra risale il fiume o lo discende verso la foce? Non c’è ancora accordo unanime tra gli studiosi relativamente all’orientamento della nave; queste le principali motivazioni a supporto delle due tesi: la nave è orientata verso Nord-Ovest e sta risalendo il fiume, oppure la nave è orientata verso Sud-Est e sta navigando verso il mare.

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