Cucina e cinema. Le ciriole, piatto di anguille alla romana ed il documentario Sacro GRA

Continua la nostra ricerca sul rapporto tra cucina romana e cinema. Questa volta parleremo delle anguille alla romana e del "fiumarolo" Cesare presente nel documentario.
Cucina e cinema. Le ciriole, piatto di anguille alla romana ed il documentario Sacro GRA.
Continua la nostra ricerca sul rapporto tra cucina romana e cinema. Questa volta parleremo delle anguille alla romana e del “fiumarolo” Cesare presente nel documentario.
Continua la nostra ricerca sul rapporto tra cucina romana e cinema. Questa volta parleremo delle anguille alla romana, un piatto che veniva consumato molto più spesso un tempo, quando le acque del fiume Tevere erano ancora limpide e vi si poteva fare il bagno. Lo ricorda anche Francesco De Gregori nella sua canzone “è tutto più chiaro che qui” che dice “È tutta stesa al sole, vecchio, questa vecchia storia. Tutta nelle tue gambe e nella tua memoria. Che hai visto il Tevere quando era giovane, che si poteva nuotare”.
Era abitudine quindi per i romani pescare anguille in riva al fiume (e qualcuno lo fa ancora) e chi faceva il pescatore al Tevere prendeva il nome di “fiumarolo”. Uno di questi pescatori è presente nel documentario “Sacro GRA”di Gianfranco Rosi, premiato con il Leone d’oro a Venezia nel 2013 con la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci. Per tre anni Rosi ha girato sul Grande Raccordo Anulare di Roma (GRA), la più grande autostrada urbana d’Italia.
Il pescatore presente nel documentario è Cesare, proprietario del ristorante L’Anaconda, ora chiuso, che si trovava sotto l’uscita 28, in corrispondenza del ponte di Mezzocammino, ma che rappresenta uno spaccato di storia urbanistica e del fiume della capitale, in quanto era situato all’interno della splendida Riserva Naturale Statale del Litorale Romano protetta ed istituita nel 1996 con Decreto del Ministro per l’Ambiente ricca di fauna, in particolare anche di anguille.
Le anguille alla romana è un piatto ora meno diffuso, dal sapore gustoso e caratteristico.
La preparazione dell’anguilla prevede una procedura di spellatura e deve essere tagliata a pezzi privandola della testa. Dopo aver rosolato nell’olio una cipolla, si friggono i pezzi salati e pepati unendoli ai piselli e al prezzemolo. La cottura dura circa 50 minuti e va aggiunta quindi acqua di tanto in tanto per non seccare il tutto. Il passaggio che la rende più gustosa è l’aggiunta della farina per la gratinatura.
Un’altra versione, sempre in umido, prevede l’uso del peperoncino invece del pepe, l’aggiunta di mezzo bicchiere di vino bianco, la passata di pomodori ed anziché i piselli le foglie di alloro.
Il preparato può essere utilizzato anche per farne condimento per gli spaghetti e soprattutto nella zona della Tuscia agli ingredienti viene aggiunta la salvia per insaporire ulteriormente gli ingredienti per la pasta.
Nelle immagini: anguille e alcuni frame dal documentario Sacro GRA di Gianfranco Rosi

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