Lo sapevate? Negli anfiteatri romani combattevano anche gladiatori donna

Nella Roma repubblicana e imperiale i gladiatori non erano solo uomini. Ci sono prove che testimoniano l’esistenza di gladiatori di sesso femminile. Ma, a differenza degli uomini, la maggior parte delle gladiatrici non era formata da schiave, straniere o cittadine povere costrette a imbracciare le armi per soldi o per costrizione. Ma per passione. Alcune donne infatti sviluppavano una tale passione per i combattimenti da decidere volontariamente di scendere nell’arena.
Lo sapevate? Negli anfiteatri romani combattevano anche gladiatori donna.
I gladiatori non erano solo uomini. Ci sono prove che testimoniano l’esistenza di gladiatori di sesso femminile. Ma, a differenza degli uomini, la maggior parte delle gladiatrici non era formata da schiave, straniere o cittadine povere costrette a imbracciare le armi per soldi o per costrizione. Ma per passione. Alcune donne infatti sviluppavano una tale passione per i combattimenti da decidere volontariamente di scendere nell’arena.
La controparte femminile del gladiatore – un combattente armato che ingaggiava violenti duelli, contro altri combattenti nei munera, o contro gli animali nelle venationes, per il divertimento degli spettatori nelle arene della Repubblica romana e dell’impero romano – erano quindi le gladiatrici. Erano rare, sono comunque attestate in archeologia e in letteratura.
Una delle testimonianze: nel 19 d.C. venne emanato sotto Tiberio un decreto senatoriale che vietava a uomini e donne, legati da parentela verso senatori o verso equites, di apparire sulla scena o di mostrarsi nelle vesti gladiatorie.
Un precedente decreto dell’11 d.C. proibiva alle giovani sotto i venti anni di esibirsi in un’arena.
Nelle Vite dei Cesari, Svetonio narra che l’imperatore Domiziano ha offerto venationes e spettacoli gladiatorii notturni, alla luce delle torce, comprendenti combattimenti tra gli uomini e anche tra le donne; Cassio Dione aggiunge che nei combattimenti notturni gettava talvolta nell’arena nani e donne uno contro l’altro. In base ai dipinti pare che le gladiatrici combattessero a torso nudo e che indossassero raramente l’elmo.
Nel Satyricon di Petronio c’è anche un riferimento – basato forse su di uno spettacolo reale – ad un essedarius donna, o ad una che ha combattuto su un carro in stile celtico.
In un’iscrizione trovata a Ostia antica un certo Hostilinianus si vanta di essere stato il primo editor a portare le gladiatrici in città.
Durante uno degli spettacoli offerti dall’imperatore Nerone apparvero uomini e donne, persino di rango senatoriale, sia nelle vesti di bestiarii che di gladiatrici. Lo stesso Nerone, ai giochi organizzati nel 66 d.C. da Patrobio a Puteoli, l’odierna Pozzuoli, per Tiridate I di Armenia, fece esibire nell’arena donne e bambini di colore, provenienti dall’Etiopia.
Oltre a Svetonio, delle gladiatrici impiegate da Domiziano ne parlano sia Marziale che Stazio.
Una ferma condanna contro le gladiatrici del periodo flavio e traianeo viene espressa nelle satire di Giovenale. Settimio Severo bandì gli spettacoli con gladiatrici intorno al 200 d.C.
Uno scheletro femminile di epoca romana dissotterrato nel 2001 a Southwark, uno dei borghi di Londra, è stato identificato come quello di un gladiatore di sesso femminile.
La più convincente prova dell’esistenza di gladiatrici è un bassorilievo marmoreo del I o del II secolo trovato ad Alicarnasso e attualmente in mostra al British Museum. Il bassorilievo, in cui sono rappresentate due gladiatrici in combattimento della categoria provocatrices, testimonia che alcune donne hanno combattuto con armature pesanti. L’iscrizione ci indica i loro pseudonimi, rispettivamente Amazon e Achillia e ci dice che venne loro concessa la missio, cioè la sospensione, avendo entrambe combattuto valorosamente nello scontro.
Le due combattenti indossano il subligaculum e l’equipaggiamento tradizionale dei gladiatori, come schinieri e manica. Entrambe sono armate di una spada e uno scudo, ma non indossano né l’elmo né una tunica (sono a seno nudo, come si raffigura nell’amazzonomachia).

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