Lo sapevate? Il palazzo Barberini a Roma fu costruito con molti materiali presi dal Colosseo
Numerosi edifici a Roma furono costruiti staccando marmi e mattoni dal Colosseo. Tra questi anche palazzo Barberini. Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini è una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa «quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini» e si riferisce proprio a queste depredazioni.
Lo sapevate? Il palazzo Barberini a Roma fu costruito con molti materiali presi dal Colosseo.
Numerosi edifici a Roma furono costruiti staccando marmi e mattoni dal Colosseo. Tra questi anche palazzo Barberini.
Palazzo Barberini è un palazzo di Roma che ospita parte della Galleria Nazionale d’Arte Antica e l’Istituto Italiano di Numismatica. Si trova in via Quattro Fontane, nel centro storico.

Il palazzo fu costruito nel periodo 1625-1633 ampliando (nelle forme del primo barocco) il precedente edificio della famiglia Sforza creando una struttura ad acca, caratterizzata da un atrio a ninfeo, diaframma fra il loggiato d’ingresso e il giardino sviluppato sul retro. Autore del progetto è l’anziano Carlo Maderno, coadiuvato da Francesco Borromini.
Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini è una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa «quello che non hanno fatto i barbari, lo hanno fatto i Barberini» e si riferisce proprio a queste depredazioni.
Il popolo romano sfogava tramite Pasquino, la piĂą famosa statua parlante di Roma, il proprio disappunto denunciando ingiustizie e prepotenze sia della curia romana sia delle famiglie patrizie. Ebbene, fra le diverse «pasquinate» divulgate nel Seicento figurava proprio questa frase satirica, indirizzata a papa Urbano VIII Barberini e ai membri della sua famiglia per gli scempi edilizi di cui si resero responsabili: questi, in virtĂą delle cariche e dei poteri ottenuti, fecero danni alla cittĂ , dall’interno, maggiori di quelli che avrebbero potuto esser causati da un’invasione barbarica.
In uno degli episodi piĂą tristemente famosi, papa Urbano VIII nel 1625 fece asportare e fondere le travature bronzee del pronao del Pantheon, per costruire il baldacchino di San Pietro e i cannoni per Castel Sant’Angelo. L’origine del detto fu ascritta anche alla costruzione di palazzo Barberini con materiali presi dal Colosseo.
Il fenomeno del reimpiego in architettura e storia dell’arte è costituito dal riutilizzo di materiale antico in costruzioni piĂą recenti.
Il riutilizzo di materiale edilizio tratto da costruzioni precedenti non piĂą in uso, è comune in tutta la storia umana, ma il fenomeno del reimpiego assunse precisi caratteri artistici nell’ambito dell’architettura romana di epoca tardoantica e in seguito in tutta l’epoca medievale.

La pratica fu particolarmente diffusa a Roma.
Il marmo della facciata e di alcune parti interne del Colosseo sono serviti a tanti usi, per costruire i palazzi dei papi e le chiese in tutta la cittĂ . Caduto in abbandono, per lungo tempo l’anfiteatro fu infatti usato come fonte di materiali da costruzione e si calcola che sia rimasto solo un terzo della costruzione originale. I Romani stessi iniziarono a riciclarne i materiali: il travertino, che si poteva usare com’era o cuocere per farne calce. Tutto veniva riutilizzato: le lastre di marmo che rivestivano i corridoi, i blocchi di tufo, il piombo delle tubature, le grappe metalliche che tenevano assieme i blocchi, i mattoni.Â

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