Monumenti romani: il tempio di Ercole Vincitore, il più antico edificio ancora in piedi della città
La costruzione del tempio di Ercole Vincitore risale al secondo secolo avanti Cristo e oggi rappresenta il più antico edificio di Roma rimasto ancora in piedi. Questo tempio è talvolta indicato ancora come Tempio di Vesta e l'errore è dovuto alla sua forma circolare che lo rende simile al vero Tempio di Vesta situato nel Foro Romano. Tutto ciò a causa di un'attribuzione errata, nata durante il Rinascimento. Una particolarità curiosa che lo rende ancora più misterioso e affascinante.
Monumenti romani: il tempio di Ercole Vincitore, il più antico edificio ancora in piedi della città.
La costruzione del tempio di Ercole Vincitore risale al secondo secolo avanti Cristo e oggi rappresenta il più antico edificio di Roma rimasto ancora in piedi. Questo tempio è talvolta indicato ancora come Tempio di Vesta e l’errore è dovuto alla sua forma circolare che lo rende simile al vero Tempio di Vesta situato nel Foro Romano. Tutto ciò a causa di un’attribuzione errata, nata durante il Rinascimento. Una particolarità curiosa che lo rende ancora più misterioso e affascinante.
Il tempio è di forma circolare con venti colonne corinzie che circondano la cella cilindrica e poggia su una fondazione ad anelli su una piattaforma in blocchi di tufo. Nel pavimento della cella si apre una favissa, luogo dove gli antichi romani deponevano gli oggetti votivi, costituita da un pozzo profondo, dove si raccoglievano i resti bruciati dei sacrifici.
Questo tempio conferma il potere economico che avevano i mercanti romani. Si narra infatti che un ricco mercante commissionò questa opera che fu dedicata ad Ercole protettore degli oleari, HERCULES OLIVARIUS, della corporazione a cui il mercante apparteneva.
Il tempio nel tempo fu poi convertito in chiesa che fu dedicata a Santo Stefano e successivamente cambiò il nome in quello di Santa Maria del Sole.
L’edificio era dedicato ad Ercole Vincitore, protettore dei commercianti italici che svolgevano le loro attività nel vicino Foro Boario. L’edificio subì un restauro sotto Tiberio, probabilmente dopo l’inondazione del 15 d.C.
Come riporta il sito di Turismo Roma, nel XII secolo (1140) fu trasformato nella chiesa di Santo Stefano delle Carrozze, e dalla metà del XVI secolo, prima dell’abbandono, fu dedicato a S. Maria del Sole a causa di un’immagine miracolosa della Madonna ritrovata nel Tevere. All’interno si conserva ancora un affresco della fine del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.
L’intero edificio e l’affresco sono stati recentemente restaurati.
Il Tempio di Ercole Vincitore o Ercole Invitto o Ercole Oleario, sorge in piazza della Bocca della Verità a Roma, poco distante dal Tempio di Portuno all’interno del foro Boario. Risalendo al 120 a.C. circa, si tratta del più antico edificio di Roma di marmo conservatosi (il più antico in assoluto era il tempio di Giove Statore nel portico di Metello, del 146 a.C., andato perduto). La struttura del tempio imitava quella del perduto Tempio di Ercole Invitto, eretto da Scipione Emiliano nel 142 a.C. presso l’ara Massima e distrutto nel XV secolo (ne restano alcuni disegni e piante di Baldassarre Peruzzi e altri). Tutta la struttura tradisce una chiara derivazione da modelli greci (coi gradini al posto del podio e la struttura in marmo), sia nell’architettura che nelle decorazioni, ispirati a modelli del IV secolo a.C., come le tholoi dei grandi santuari greci, con il filtro però del tardo ellenismo. È una tipica opera di artisti neoattici che nel II secolo a.C. operavano a Roma (in opere come l’Ara di Domizio Enobarbo o l’acrolito capitolino di Giunone Regina).
Il tempio è monoptero, di forma circolare, ed è costruito in marmo. La sua pianta ha un diametro di 14.8 metri. Il marmo originario usato per l’opera è greco, pentelico.
Si erge su una fondazione ad anelli di blocchi di cappellaccio a loro volta su una piattaforma in blocchi di tufo di Grotta Oscura, che inglobano lo sbocco della Cloaca Maxima. La base presenta un crepidoma (base a gradini), priva quindi del podio di matrice italica.
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