Lo sapevate? Caravaggio visse anche a Roma: qui frequentò bettole e bassifondi della città
Michelangelo Merisi era affascinato dal richiamo artistico della Città Eterna, dove lavorò tantissimo. Ma a Roma era solito frequentare luoghi e ambienti loschi, dove erano di casa personaggi di malaffare e delinquenti.
Lo sapevate? Caravaggio visse anche a Roma: qui frequentò bettole e bassifondi della città.
Michelangelo Merisi era affascinato dal richiamo artistico della Città Eterna, dove lavorò tantissimo. Ma a Roma era solito frequentare luoghi e ambienti loschi, dove erano di casa personaggi di malaffare e delinquenti.
Michelangelo Merisi, Caravaggio, visse a Roma tra il 1592 e il 1606. In questi quattordici anni dipinse alcune delle sue opere più celebri, dal Ciclo di San Matteo, al Davide con la testa di Golia, alla Madonna dei Pellegrini, alla Crocifissione di Pietro. Tele immortali, che ne fanno uno degli artisti più apprezzati della storia. Eppure a Roma nessuna targa ricorda i luoghi in cui visse.
Non c’è una targa neppure per ricordare l’accoltellamento di Ranuccio Tomassoni che gli costò la condanna a morte e l’esilio da Roma.
Caravaggio a Roma abitò in Vicolo del Divino Amore, una stretta traversa di via dei Prefetti e prima nei pressi della Chiesa di San Luigi dei Francesi.
A San Luigi dei Francesi Caravaggio dipinse tra il 1600 e il 1602 il ciclo di San Matteo, esposto alla Cappella Contarelli. La Vocazione, il Martirio e San Matteo e l’Angelo gli valsero una vasta fama, “che gli consentì’ di spostarsi dall’abitazione adiacente alla Chiesa in una casa dove viveva da solo, dedito alla pittura e alle bravate notturne”. Si tratta appunto dell’abitazione in quello che all’epoca si chiamava vicolo dei Santi Cecilia e Biagio, ed è oggi vicolo del Divino Amore.
Qui viveva con la sua donna, Lena Antognetti, prostituta di alto bordo, ritratta in diverse opere. Nella Chiesa di Sant’Agostino Lena è la Madonna dei Pellegrini, rappresentata mentre è appoggiata allo stipite della porta di casa, col Bambino in braccio.
Caravaggio era un frequentatore assiduo dei vicoli della parte più antica di Roma, tra piazza Navona e via del Corso, nel rione Campo Marzio. Dietro l’angolo c’è ancora il ristorante dove mangiava. Gli piacevano i carciofi. Duecento metri più avanti, verso il Senato, c’è via di Pallacorda. In questa strada, in un cortile dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dei Falegnami, c’era il campo di gioco dove nel 1606 il pittore arrivò ad uccidere il suo avversario Ranuccio Tomassoni durante un litigio. Oggi nello stesso posto c’e’ un garage.
Michelangelo Merisi nacque a Milano il 29 settembre 1571, giorno di San Michele Arcangelo, da Fermo Merisi e Lucia Aratori. A 13 anni lavorò come garzone nella bottega di Simone Peterzano, pittore manierista e allievo di Tiziano. Come riporta Turismo Roma, dal 1592, è documentato il suo arrivo a Roma. Visitare la Città Eterna in quel periodo è fondamentale per un artista, sono infatti anni di grande fermento; dal punto di vista edilizio e urbanistico, sono attivi cantieri di grandi dimensioni, come la ricostruzione delle antiche basiliche e il completamento di San Pietro. Gli ambienti che frequenta Caravaggio sono però di ambigua fama: preferisce le osterie, le bettole, i bassifondi. Nella bottega del Cavalier d’Arpino, dove “dipinge fiori e frutta”, viene notato dal cardinale Francesco del Monte, suo futuro protettore, che gli aprirà le porte dei collezionisti.
Il naturalismo presente nella Buona ventura (1593-94) e nel Giovane con canestra di frutta (1593-95) mostra che il modo di dipingere di Caravaggio è su base empirica, accentuato dall’uso dello specchio come “camera ottica”. Il cardinal del Monte lo incoraggia e lo ospita a Palazzo Madama. Nel 1600 riceve la prima grande commissione: la decorazione della cappella del cardinale Contarelli, in San Luigi dei Francesi.
Realizza così le due tele laterali della cappella, il Martirio (1599-1600) e la Vocazione di San Matteo (1599-1600), e la pala d’altare, San Matteo e l’angelo (1602). Sono scene vive davanti allo spettatore, personaggi reali, al limite del prosaico, tanto da destare scandalo. Ma è nella luce la vera rivoluzione: teatrale, drammatica, simbolica. Sono gli anni del successo. Monsignor Cerasi gli commissiona due tele per la cappella di famiglia in Santa Maria del Popolo: la Crocifissione di San Pietro (1600-1601) e la Conversione di San Paolo (1600-1601). A questo periodo appartengono i celebri dipinti per la famiglia Mattei: il San Giovanni Battista (1602-03) alla Pinacoteca Capitolina e la Cena in Emmaus (1601) alla National Gallery di Londra. Per la chiesa di Sant’Agostino dipinge la Madonna dei Pellegrini, destinata a suscitare scandalo per quei piedi sporchi in primo piano.
Crescono fama e successo, ma anche i problemi con la giustizia, fino a quando, nel 1606, un gioco si trasforma in un duello: Caravaggio rimane ferito, ma il rivale muore. Inizia la fuga e il processo in contumacia lo condanna a morte. Per quattro anni vaga lungo le coste del Mediterraneo, e poi nel 1610 muore, solo, a un passo dalla grazia, colpito da una febbre, sulla spiaggia di Porto Ercole.
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