Lo sapevate? Raffaello Sanzio fu davvero ucciso dagli eccessi amorosi?

Un alone di mistero avvolge la morte di uno dei sommi geni del Rinascimento italiano sepolto a Roma.
Lo sapevate? Raffaello Sanzio fu davvero ucciso dagli eccessi amorosi?
Un alone di mistero avvolge la morte di uno dei sommi geni del Rinascimento italiano sepolto a Roma.
La morte di Raffaello Sanzio, nonostante le diverse ipotesi, rimane avvolta nel mistero in quanto non c’è mai stata una versione condivisa relativamente alle motivazioni del suo decesso.
Sepolto all’interno del Pantheon a Roma, dove avvenne anche il suo funerale, era famoso per essere molto ambito tra le donne, al punto che tra le ipotesi c’è quella che avesse contratto la sifilide, unita alle pratiche di salasso che avrebbero indebolito il genio del rinascimento.
Coerentemente con la versione del grande storico dell’arte inglese John Shearman, l’Università di Milano ha ipotizzato che fu stroncato da una polmonite peggiorata a causa proprio dei prelievi di sangue che all’epoca venivano praticati in caso di febbre.
Nel suo libro “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” di Giorgio Vasari, artista e storico del 1500, afferma che la morte di Raffaello sia stata causata dall’amore, perché per quanto riguarda ‘la passione’ «avvenne ch’una volta fra l’altre disordinò più del solito» ed a casa aveva avuto la febbre grave, dopodiché i medici prelevarono sangue con poco prudenza perché crederono che fosse surriscaldato, poiché Raffaello non aveva detto la causa della sua febbre. Dopo questo Raffaello era ancora più indebolito e sentì che stava per morire”.
Luigi Pungileoni, storico dell’arte italiano vissuto tra il 1762 ed il 1844 era convinto che Raffaello si ammalò nel periodo in cui lavorò nelle stanze fredde del Papa, dopo aveva corso dalla villa di Chigi al Vaticano.
Johan David Passavant, pittore e storico dell’arte di Francoforte del diciottesimo secolo, invece teorizzò che Raffaello avesse contratto una persistente febbre quando si dedicò allo studio delle rovine della Roma antica.
Raffaello fu un uomo che ebbe numerose amanti, ma fu legato particolarmente a Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, ribattezzata “La Fornarina” in un ritratto realizzato dal Sanzio.
Considerato tra i sommi rappresentanti dell’arte rinascimentale, autori di straordinari dipinti che lo resero celebre in tutto il mondo, tra cui “La Scuola di Atene”, un affresco situato nella Stanza della Segnatura nei Musei Vaticani, alla sua morte furono numerosi gli artisti che lo piansero al suo funerale. Più di 100 torce in mano ai pittori lo accompagnarono nell’ultimo saluto, senza sapere che sarebbe rimasto in eterno nella storia.
Lo ricordiamo con uno dei sonetti dedicati all’amore che scrisse lui stesso di suo pugno:
Amor, tu m’envesscasti con doi lumi
de doi beli occhi dov’io me strugo e (s)face,
da bianca neve e da rosa vivace,
da un bel parlar in donnessi costumi.
Tal che tanto ardo, che né mar né fiumi
spegnar potrian quel foco; ma non mi spiace,
poiché ’l mio ardor tanto di ben mi face,
ch’ardendo onior più d’arder me consumi.
Quanto fu dolce el giogo e la catena
de’ toi candidi braci al col mio vòlti
che, sogliendomi, io sento mortal pena
D’altre cose io’ non dico, che fôr molti
ché soperchia docenza a morte mena,
e però tacio, a te i penser rivolti

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