Monumenti romani: Santa Maria in Vallicella, la chiesa che ospita l’incredibile quadro “motorizzato” di Rubens
Nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella (via del Governo Vecchio, 134), conosciuta anche come Chiesa Nuova, si trova una pala d’altare motorizzata la quale, grazie anche ad un congegno meccanico, è in grado di nascondere o mostrare una preesistente icona della Vergine Maria con bambino del Quattrocento affrescata, che in passato, dopo essere stata colpita da un profanatore con un sasso, iniziò a sanguinare, divenendo oggetto di culto e icona miracolosa. Sopra questa immagine su una lastra scorrevole venne dipinta dallo stesso Rubens un'altra Madonna e con il bambino benedicente, che protegge l'icona sacra sottostante ed è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde. Andiamo a scoprire insieme questa meraviglia.
Monumenti romani: Santa Maria in Vallicella, la chiesa che ospita l’incredibile quadro “motorizzato” di Rubens.
Nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella (via del Governo Vecchio, 134), conosciuta anche come Chiesa Nuova, si trova una pala d’altare motorizzata la quale, grazie anche ad un congegno meccanico, è in grado di nascondere o mostrare una preesistente icona della Vergine Maria con bambino del Quattrocento affrescata, che in passato, dopo essere stata colpita da un profanatore con un sasso, iniziò a sanguinare, divenendo oggetto di culto e icona miracolosa. Sopra questa immagine su una lastra scorrevole venne dipinta dallo stesso Rubens un’altra Madonna e con il bambino benedicente, che protegge l’icona sacra sottostante ed è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde. Andiamo a scoprire insieme questa meraviglia.
La Chiesa di Santa Maria in Vallicella, chiamata anche dai Romani “Chiesa Nuova”, perché fu ricostruita nel 1575, si trova non lontano da Piazza Navona e Campo de’ Fiori, nel cuore del Rione Parione.
La chiesa medievale di Santa Maria in Vallicella è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 14 febbraio 1186 e fu fondata probabilmente da san Gregorio Magno alla fine del VI secolo.
Nel 1551 san Filippo Neri fondò la Congregazione dell’Oratorio, che venne approvata da papa Gregorio XIII con la bolla Copiosus in misericordia Deus del 15 luglio 1575. Nella stessa si assegnava alla congregazione l’antica chiesa, che era tuttavia in cattivo stato di conservazione. La ricostruzione dell’edificio (da qui il nome tradizionale di “chiesa nuova”) venne affidata all’architetto Matteo di Città di Castello, che nella pianta a navata unica con quattro cappelle riprese come modello la Chiesa del Gesù all’epoca ancora in costruzione. La cerimonia di posa della prima pietra si tenne nel 1575 alla presenza del cardinale Alessandro de’ Medici (1535-1605), futuro papa Leone XI.
Dal 1586 al 1590, subentrò nella direzione dei lavori Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), architetto di fiducia del principale committente, il cardinale Pierdonato Cesi (1522-1586). La chiesa venne terminata e consacrata nel 1599. Nel tempo subì diversi rifacimenti significativi.
La curiosità di questa chiesa è un “capolavoro a motore” che, come accennato, nasconde un altro capolavoro. Nel 1608, il grande pittore fiammingo Pieter Paul Rubens realizzò la splendida pala d’altare “Angeli in Venerazione della Madonna”. L’opera, un olio su tavole di ardesia, è una vera e propria “macchina barocca”. Schiere di angeli e cherubini in adorazione circondano una soave Madonna con il bambino benedicente, dipinti al centro in una nicchia, su una straordinaria lastra di rame che “ospita”, proteggendola, l’altra immagine sacra più antica sottostante. L’icona grazie ad un congegno meccanico può mostrarsi o nascondersi all’occhio del visitatore.
La geniale lastra è un quadro motorizzato seicentesco, che si solleva grazie a un meccanismo di pulegge e corde, progettato dal grande artista fiammingo. Un evento che ha luogo ancora oggi, ogni sabato e in occasione delle principali festività, e che ci permette di ammirare un’opera che coniuga bellezza e ingegno al servizio dell’arte e del sacro.
Lateralmente, si trovano altri due dipinti: a sinistra i Santi Gregorio Magno, Papia e Mauro, a destra i Santi Flavia, Domitilla, Nereo e Achilleo. Questa reliquia ha un grande valore estetico, ma anche simbolico e filosofico, ricco di allusioni divine misteriose
L’antica immagine miracolosa si trovava inizialmente nella vecchia chiesa: si tratta di un dipinto murale, ad affresco, raffigurante Madonna con Gesù Bambino e due angeli, detta Madonna della Vallicella (XIV secolo), originariamente collocato all’esterno di una “stufa”, o bagno pubblico, che dopo essere stata colpita da un sasso, iniziò a sanguinare, divenendo così oggetto di culto.
Nel 1535 quando la chiesa medievale era in demolizione, la Madonna compì un secondo miracolo, sostenendo una parte del tetto che rischiava di crollare sui fedeli che assistevano alla Messa.
Nel 1574, l’immagine sacra era stato già staccata e affidata al rettore della chiesa della Vallicella, che la custodiva nella sacrestia. Successivamente il dipinto venne collocato sull’altare maggiore della Chiesa Nuova, quindi inglobato nel marchingegno artistico ideato da Rubens.
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