Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Il fumettista romano Zerocalcare: “Shengal sotto attacco”. Le altre guerre nel mondo

Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, è un noto fumettista, che vive a Roma, molto attivo sulla questione curda, al punto da aver realizzato “Kobane Calling”, un fumetto-reportage del viaggio che ha portato l'autore nel 2015 al confine tra la Turchia e la Siria a pochi chilometri dalla città assediata di Kobane, tra i difensori curdi opposti alle forze dello Stato Islamico. Segnala sui social che “quanto accade in Ucraina non cancella le altre guerre nel mondo, anzi permette l’incrementarsi di azioni di chi approfitta dei riflettori puntati altrove”.
Articolo di Rita Chessa.
Ieri era la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, su raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO.
In un periodo in cui molta attenzione mediatica è data soprattutto al conflitto tra Russia e Ucraina, visto il coinvolgimento europeo considerato soprattutto il problema delle risorse energetiche con la decisione controversa del rifornimento di armi, senza fare benaltrismo è un dato di fatto che attualmente nel mondo ci sono 70 Stati e 874 tra milizie, guerriglieri coinvolti in guerre e conflitti.
Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, è un noto fumettista, che vive a Roma, molto attivo sulla questione curda, al punto da aver realizzato “Kobane Calling”, un fumetto-reportage del viaggio che ha portato l’autore nel 2015 al confine tra la Turchia e la Siria a pochi chilometri dalla città assediata di Kobane, tra i difensori curdi opposti alle forze dello Stato Islamico.
Segnala sui social che “quanto accade in Ucraina non cancella le altre guerre nel mondo, anzi permette l’incrementarsi di azioni di chi approfitta dei riflettori puntati altrove”.
Nel nord dell’Iraq sta accadendo qualcosa di estremamente grave.
Un anno fa lui si è recato a Shengal, dove la comunità Ezida ha subito un tentativo di genocidio da parte dell’ISIS con migliaia di morti e di donne e bambine rapite e vendute come schiave sessuali.
Lo Yazidismo è una fede religiosa diffusa nelle regioni del Sinjar iracheno da prima della comparsa in quelle regioni dell’Islam.
“Shengal è stata riconquistata dagli Ezidi, che hanno preso le armi insieme alle ypg e ypj curde, e hanno dato vita ad un’amministrazione autonoma che si ispira agli stessi principi del confederalismo democratico del Rojava”, ossia parità di genere, convivenza tra i popoli, giustizia sociale e autodifesa.
L’Unità di Protezione delle Donne o Unità di Difesa delle Donne (YPJ – dal curdo Yekîneyên Parastina Jin) è un’organizzazione militare fondata nel 2013 come la brigata femminile della milizia di Unità di Protezione Popolare (YPG -2]. L’YPJ e l’YPG sono l’ala armata di una coalizione politica curda che ha preso il controllo su una buona parte della regione settentrionale della Siria a maggioranza curda, il Rojaval.
Dopo mesi di minacce da parte dell’esercito iracheno, dei peshmerga di Barzani (le forze armate della regione autonoma del Kurdistan iracheno) e della Turchia che sottolinea essere “nostra” alleata nella Nato, che li ha ripetutamente bombardati coi droni uccidendo civili e rappresentanti dell’Autonomia”, adesso l’esercito iracheno sta attaccando su larga scala Shengal per rioccuparla.
Fa presente inoltre che a proposito di libertà di stampa è in corso il tentativo di censurare anche in modo violento tutte le comunicazioni provenienti da quel territorio. L’esercito iracheno da più di 10 giorni ha arrestato la giornalista tedesca Marlene Forster e lo sloveno Matej Kavcic ed ora si trovano detenuti a Baghdad accusati di terrorismo, ma si tratta di gravi incriminazioni con lo scopo di ammutolire le comunicazioni verso l’estero. Infatti i due giornalisti erano a Shengal per approfondire informazioni sulle condizioni della società ezida.

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Lo sapevate? L’Arco di Costantino è il più grande arco trionfale romano sopravvissuto

Si tratta di uno dei tre archi trionfali antichi rimasti a Roma. gli altri due sono l'arco di Tito (81–90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202–203). Fu l'ultimo grande monumento della Roma imperiale. Fu eretto per commemorare la vittoria di Costantino I su Massenzio.
Lo sapevate? L’Arco di Costantino è il più grande arco trionfale romano sopravvissuto.
Si tratta di uno dei tre archi trionfali antichi rimasti a Roma. gli altri due sono l’arco di Tito (81–90 circa) e l’arco di Settimio Severo (202–203). Fu l’ultimo grande monumento della Roma imperiale. Fu eretto per commemorare la vittoria di Costantino I su Massenzio.
L’arco di Costantino è un magnifico arco trionfale antico a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a breve distanza dal Colosseo. Si tratta di una costruzione straordinaria per ricchezza e importanza.
Posto lungo la via percorsa dai trionfi, nel tratto compreso tra il Circo Massimo e l’Arco di Tito, è il più grande arco onorario giunto fino a noi. Fu eretto sull’antica “via Triumphalis”, (il percorso riservato ai cortei dei trionfatori che marciano verso il Campidoglio), per celebrare la battaglia presso Ponte Milvio del 312 d.C., quando l’Imperatore sconfisse il rivale Massenzio.
Come riporta il sito del Parco del Colosseo la decorazione in lastre marmoree a rilievo fu ideata e realizzata in età costantiniana secondo un progetto unitario, utilizzando perlopiù materiali di spoglio provenienti da altri monumenti imperiali. Sulle facce principali dell’arco e sui lati si alternano, secondo schemi simmetrici, rilievi dell’età di Traiano, di Adriano, di Marco Aurelio e infine, nel settore inferiore, dell’età di Costantino.
Tutti i volti degli imperatori che appaiono nei rilievi sono stati rimodellati a somiglianza di Costantino, con il nimbo a connotarne la maestà imperiale.
Le molte immagini che popolano l’arco sono unite da un preciso filo conduttore: la celebrazione del disegno politico di restaurazione dell’impero voluto da Costantino. Egli vuole essere celebrato e riconosciuto come nuovo arbitro delle sorti di Roma e legittimo trionfatore sul rivale Massenzio e per far questo sceglie un monumento tradizionale e ben radicato nella storia imperiale: l’arco trionfale. L’edificio viene progettato per narrare le proprie vittorie, ma viene decorato con immagini più antiche provenienti da altri edifici, affinché le immagini del passato, con la narrazione delle guerre e dei trionfi dei grandi protagonisti dell’impero, possano legittimare il potere dello stesso Costantino. Una garanzia della solidità del suo governo e del suo consenso politico.
Come riporta l’iscrizione sul fornice centrale l’arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria di Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) e fu inaugurato nel 315 in occasione dei dieci anni di regno dell’imperatore.
Le dimensioni generali del prospetto sono di 21 m di altezza, 25,9 metri di larghezza e 7,4 m di profondità.
L’arco è costruito in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l’attico, che ospita uno spazio accessibile, è realizzato in muratura e in cementizio rivestita all’esterno di blocchi marmorei. Sono stati utilizzati indifferentemente marmi bianchi di diverse qualità, reimpiegati da monumenti più antichi, e sono stati riutilizzati anche buona parte degli elementi architettonici e delle sculture della sua decorazione.
La struttura architettonica riprende molto da vicino quella dell’arco di Settimio Severo nel Foro Romano, con i tre fornici inquadrati da colonne sporgenti su alti plinti; anche alcuni temi decorativi, come le Vittorie dei pennacchi del fornice centrale, sono ripresi dal medesimo modello.
Come riporta Archeo Roma, Costantino progettò l’arco per celebrare i propri trionfi, ma decide di decorarlo con elementi carpiti da altri monumenti che erano già popolari e familiari al popolo romano. Le storiche glorificazioni dei grandi personaggi dell’Impero erano l’espressione dell’autorità alle quali Costantino doveva ricorrere per convalidare il suo potere e l’avallo del favore politico.
L’arco è a tre fornici, quello centrale è il più grande, largo 6,50 metri per 11,45 di altezza e nell’insieme è alto 21 metri e largo 25,70. L’arco è un accorpamento di sculture e parti architettoniche scaturite da culture e architetture commemorative dissimili, come quelle dell’epoca di Traiano, Adriano e di Commodo. Questo spiega perché la città, che aveva abbandonato da tempo le peculiarità di capitale in quel periodo (sarà sostituita a favore di Costantinopoli), non aveva più scultori per fregiare con arte un monumento così glorioso, simboleggiando così il declino dell’Impero Romano d’occidente.
Al centro dell’attico, posto su una lunga trabeazione, è collocata la storica iscrizione:
“IMP(ERATORI) CAES(ARI) F(LAVIO) CONSTANTINO MAXIMO P(IO) F(ELICI) AUGUSTO S(ENATUS) P(OPULUS) Q(UE) R(OMANUS) QUOD INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE CUM EXERCITU SUO TAM DE TYRANNO QUAM DE OMNI EIUS FACTIONE UNO TEMPORE IUSTIS REM PUBLICAM ULTUS EST ARMIS ARCUM TRIUMPHIS INSIGNEM DICAVIT”
Ovvero: “All’Imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il Popolo Romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi”.
Nella frase “instinctu divinitatis” (“per ispirazione della divinità”) si è interpretato un’improbabile riprova della conversione di Costantino al cristianesimo durante la battaglia.
Ciò in seguito ad una visione della croce associata dalla scritta “in hoc signo vinces” ( in questo segno vincerai) che porterà all’Editto di Milano nell’anno 313. In questo anno Costantino e Licinio decretano la libertà di culto in tutto l’Impero, favorendo anche la diffusione del Cristianesimo.
Con l’Editto di Tessalonica del 380 d.C. l’imperatore Teodosio I, detto dai cristiani “Il Grande”, emise il provvedimento per cui il cristianesimo diveniva la religione unica e obbligatoria dell’Impero Romano.
I pannelli di rilievo tra le statue sono dedicati a Marco Aurelio, mentre i tondi (e forse anche l’arco stesso) sono dell’Imperatore Adriano. Le decorazioni sulla parte centrale ed inferiore sono state appositamente scolpite, mentre il fregio mostra l’esercito di Costantino respingere le truppe di Massenzio nel Tevere.

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