Lo sapevate? Nel 1981 a Roma furono ritrovati i resti di un grande elefante preistorico
Nella zona di Casal de’ Pazzi, che si trova tra via Tiburtina e via Nomentana, nel 1981 sono state ritrovate tracce di animali preistorici. In totale furono ritrovati 2.000 fossili animali (una trentina di zanne) e un cranio umano con le caratteristiche simili al “Neanderthal di Sacco Pastore.
Lo sapevate? Nel 1981 a Roma furono ritrovati i resti di un grande elefante preistorico.
Nella zona di Casal de’ Pazzi, che si trova tra via Tiburtina e via Nomentana, nel 1981 sono state ritrovate tracce di animali preistorici. In totale furono ritrovati 2.000 fossili animali (una trentina di zanne) e un cranio umano con le caratteristiche simili al “Neanderthal di Sacco Pastore.
Fino al secolo scorso questa zona non era mai stata urbanizzata, permettendo una conservazione perfetta di reperti archeologici risalenti al Pleistocene (200.000 anni fa).
La zona era boschiva e le colline si alternavano alla pianura, creando così l’habitat perfetto per i grandi mammiferi preistorici come l’elefante dalle zanne dritte, di cui venne ritrovata una zanna di 3,5 metri di lunghezza. Furono ritrovati anche i resti di ippopotami che abitavano la zona del centro Italia e che, ormai sono presenti solo in Africa.
Tra i reperti anche manufatti del Paleolitico, che potrebbero essere stati trasportati da delle piene del fiume Aniene.
I reperti del ritrovamento sono oggi conservati nel museo di Casal de’ Pazzi. La struttura museale ricopre parte del deposito pleistocenico ed è aperta al pubblico dal 30 marzo 2015.
Nel 1981 non lontano da Ponte Mammolo, fu identificato un importante deposito di origine fluviale riferibile al Pleistocene medio. Il deposito si estendeva su una superficie di circa 1200 m² ed era costituito da sabbie e ghiaie, in massima parte di origine vulcanica, che colmavano un tratto dell’alveo di un antico fiume. Questo aveva inciso, con lo scorrere delle sue acque, il banco tufaceo prodotto dall’attività del vicino Vulcano Laziale, allora attivo, e datato a circa 366.000 anni fa.
Il giacimento, riferibile allo stadio isotopico 7 (circa 200.000 anni fa), è eccezionalmente ben conservato e costituisce l’ultima testimonianza di una straordinaria serie di depositi pleistocenici che costellavano la bassa valle dell’Aniene, andati distrutti dall’avanzare della città. Esso ci permette, nel pieno della città moderna, di immaginare un paesaggio preistorico scomparso, con le sue grandi faune, gli antichi vulcani e i gruppi di uomini cacciatori-raccoglitori.
Nel deposito furono scoperti oltre 2000 reperti faunistici caratteristici di condizioni climatiche tendenzialmente temperate ed umide.
Sono state rinvenute numerose ossa di vertebrati, attribuibili per lo più a mammiferi ed uccelli. L’insieme faunistico nel suo complesso è costituito in parte da animali oggi estinti e da specie che non possono essere più individuate nel territorio laziale o più in generale in quello italiano, a causa delle diverse condizioni climatiche e ambientali attuali. Gli animali che ricorrono con maggiore frequenza sono l’elefante antico (Elephas antiquus) di cui sono state rinvenute una trentina di zanne, la più grande delle quali raggiunge i 3,50 m di lunghezza; il rinoceronte (Dicerorhinus sp.), l’ippopotamo (Hippopotamus amphibius), l’uro (Bos primigenius), il cervo elafo (Cervus elaphus), la iena (Crocuta crocuta), il lupo (Canis lupus) e il cavallo (Equus sp.). Completano l’insieme quattro specie di uccelli acquatici, l’oca lombardella (Anser albifrons), il fischione (Anas penelope), il canapiglia (Anas strepera) e l’alzavola (Anas crecca).
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