San Paolo abbaglia Roma durante l’ora d’oro. L’incanto da ponte Marconi

Chi percorre il tratto tra Lungotevere ed Ostiense, nei giorni di sole, può rimanere abbagliato per la luce riflessa dai mosaici dorati della facciata della Basilica di San Paolo fuori le mura. Uno spettacolo unico al mondo per il quale le persone si danno appuntamento non solo davanti alla chiesa, ma anche su ponte Marconi, dove si attende la “golden hour” per godere del momento magico prima del tramonto. Si tratta di una tra le più belle vedute della Capitale.
Articolo di Rita Chessa.
Chi percorre il tratto tra Lungotevere ed Ostiense, nei giorni di sole, può rimanere abbagliato per la luce riflessa dai mosaici dorati della facciata della Basilica di San Paolo fuori le mura. Uno spettacolo unico al mondo per il quale le persone si danno appuntamento non solo davanti alla chiesa, ma anche su ponte Marconi, dove si attende la “golden hour” per godere del momento magico prima del tramonto. Si tratta di una tra le più belle vedute della Capitale.
“Vengo spesso su ponte Marconi per vedere San Paolo splendere. È la seconda basilica più grande dopo quella di San Pietro. Per me è uno dei punti più romantici di Roma: da Lungotevere Pietra Papa puoi osservare il Tevere che scorre, il sole che accende la facciata dorata con un colore di fuoco”. Ci confida Angelo, un dolce anziano del posto.
Le tappe turistiche per chi si reca nella Capitale sono spesso organizzate in modo da visitare soprattutto San Pietro avendo a pochi passi i musei Vaticani. San Paolo si trova a circa 6 km dalla prima delle quattro basiliche papali e merita essere una meta obbligata per il suo pregio artistico, ma volevamo però soffermarci ad osservarla da questo scorcio poetico, un pochino distante, per incantarci al brillare dei mosaici. Da diversi luoghi della città e panorami con vista su Roma, i bagliori dorati sono un segno utile per identificare il punto esatto della chiesa edificata sotto Costantino e consacrata nel 324 da papa Silvestro.
Lungotevere Pietra Papa e ponte Marconi offrono in tal senso una prospettiva privilegiata della facciata dove sono rappresentati il Cristo tra Pietro e Paolo, i profeti Geremia, Isaia, Ezechiele e Daniele, i quattro fiumi che simboleggiano i Vangeli e dodici agnelli in riferimento agli apostoli. Le immagini furono prodotte da cartoni di Filippo Agricola e Nicola Consoni che si ispirarono a quello originale del X secolo.
“Tutti conoscono San Paolo per il valore storico: divenne fin da subito meta di pellegrini poiché, secondo la tradizione, le fondamenta furono costruite nel luogo della sepoltura dell’apostolo decapitato tra il 64 ed il 67 a pochi km. Dentro c’è anche il suo sarcofago. Non però tutti sanno che qui il regista Vittorio De Sica salvò dai tedeschi centinaia di ebrei, partigiani ed intellettuali scritturandoli come comparse per il film ‘La porta del cielo’. Lavorarono per mesi nella chiesa in attesa dell’arrivo degli alleati”. Continua Angelo.
Decidiamo quindi di attraversare insieme il ponte per recarci nella basilica che ci accoglie con il quadriportico di 146 colonne di granito e la statua imponente, realizzata da Giuseppe Obici del santo omonimo che impugna fiero la spada.
Angelo ci indica i medaglioni che percorrono la cornice intorno alla trabeazione delle navate e del transetto: “Sono i ritratti a tutti i papi che si sono susseguiti nella storia, da San Pietro a Papa Francesco. Ci sono altri dieci tondi vuoti destinati ai pontefici futuri. Secondo la leggenda, una volta terminati i cerchioni finirà anche la Chiesa Cattolica e Roma”.
Scopriamo però che già nel 1823 un terribile incendio distrusse la basilica quasi completamente. Fu un danno culturale di proporzioni immani, in quanto scrigno di arti paleocristiane, bizantine e gotiche. Anche Goethe durante la sua visita, avvenuta nel 1787, ne rimase notevolmente affascinato. Fu quindi necessaria la ricostruzione, iniziata con papa Leone XII, il quale invitò a fare offerte che giunsero da ogni parte del mondo. Fortunatamente l’abside fu una delle strutture meno danneggiate e conserva la conca decorata con il prezioso mosaico raffigurante il Redentore, i due santi patroni e papa Onorio III.
I lavori terminarono ufficialmente nel 1854 con Pasquale Belli ed altri architetti, ma continuarono fino al 1928 per la realizzazione del portico ad opera di Guglielmo Calderini su progetto di Luigi Poletti.
“Ma se anche la leggenda fosse vera, Roma si rialzerà dalle sue ceneri come l’araba fenice”
Ci dice Angelo, prima di salutarci.

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