L’Epifania e la magia dei Pupi di Roma

Abbiamo deciso di fare come i Re Magi per recarci nei luoghi di culto dove si omaggia il bambino neonato: nella basilica di Santa Maria in Aracoeli e nella chiesa di San Salvatore in Lauro. Si tratta dei “Pupi di Roma”: rimando alla glorificazione dell’infanzia e della purezza, irruzione dello Spirito nella materia, un nuovo inizio che coincide con l’avvento del nuovo anno.
L’Epifania e i “Pupi di Roma”. come Re Magi da Santa Maria in Aracoeli a San Salvatore in Lauro.
Articolo di Rita Chessa
L’Epifania è una festa cristiana che secondo i precetti della religione celebra la manifestazione di Dio incarnato in Gesù Cristo al mondo, ma la storia delle sue origini affonda le sue radici in epoca pagana. La tradizione narra che i Re Magi giunsero alla grotta di Betlemme il sei gennaio per portare i regali al Bambino. La pratica del dono ricorre anche nei riti pre-cristiani solstiziali in onore della dea Diana della caccia e della fertilità e l’icona della vecchia Befana raffigura la Madre Terra affaticata e svuotata dopo aver offerto i suoi frutti.
Nella tradizione popolare romana, prima dell’arrivo della pandemia, era usuale far festa il 6 gennaio con il mercatino natalizio a piazza Navona, che anche quest’anno è stato sospeso a causa del Covid. Non abbiamo rinunciato comunque a cercare usanze legate alla ricorrenza ed abbiamo deciso di fare come i Re Magi per recarci nei luoghi di culto dove si omaggia il bambino neonato: nella basilica di Santa Maria in Aracoeli e nella chiesa di San Salvatore in Lauro. Si tratta dei “Pupi di Roma”: rimando alla glorificazione dell’infanzia e della purezza, irruzione dello Spirito nella materia, un nuovo inizio che coincide con l’avvento del nuovo anno.
Santa Maria in Aracoeli sorge tra piazza del Campidoglio ed il Complesso del Vittoriano e per arrivarvi occorre percorrere una scalinata di ben 124 gradini. Una leggenda romana racconta che per vincere al Lotto (o per avere un bambino) occorre salirvi in ginocchio pregando i Re Magi e recitando il “De profundis” per le anime del Purgatorio. Percorso che ricorda la salita della Scala Santa, alto luogo principe della cristianità, vicino San Giovanni. Nella basilica si trova la statua lignea del Santo Bambino, amata da fedeli di tutto il mondo che gli attribuiscono poteri e miracoli. Con questa piccola scultura, il 6 gennaio, viene benedetta la città.
Diverse leggende accompagnano la sua storia: intagliato nel legno di un ulivo del Getsemani da un frate verso la fine del 1400, si narra che fu ritrovato dal religioso già completamente dipinto e che fu trafugato una prima volta nel 1900 per poi ritornare da solo trionfante al suono delle campane della chiesa. Secondo la tradizione le sue labbra si tingevano di rosso se la grazia veniva concessa, mentre impallidivano in caso contrario. Non è un caso che la sede della scultura, con in testa una corona, adornata di pietre preziose e con le mani giunte, si trovi nella chiesa edificata da Ottaviano dove si racconta che ebbe una visione della Madonna con il Figlio in braccio.
“Quella che abbiamo davanti ai nostri occhi è una riproduzione, il bambinello originale è stato rubato nel 1994 e non è stato più ritrovato” afferma una guida del posto. “Nonostante questo continua a ricevere ex-voto dai cristiani e letterine dai bambini da ogni parte della Terra. Si tratta di fatto di una ‘copia originale’ in quanto benedetta dal Papa”.
La forza del simbolo persiste, nonostante la sua sostituzione, perché è in grado di evocare alla mente un concetto più ampio che nel caso dei credenti costituisce la fede stessa: per questo abbiamo visto persone inginocchiarsi davanti alla nuova icona, protagonista di un rito che una volta l’anno vede migliaia di persone in pellegrinaggio da tutto il mondo.
Usciamo dalla Basilica, scendiamo nuovamente i 124 gradini, percorriamo Corso Vittorio Emanuele, attraversiamo piazza Sant’Andrea della Valle e dopo Corso del Rinascimento entriamo in via dei Coronari per poi arrivare alla chiesa di San Salvatore in Lauro.
Qui troviamo un’altra statua di legno, denominata il “Bambinello dei baci di Padre Pio”, chiamato così perché il Santo lo tenne con sé nella sua cella in Puglia baciandolo spesso in segno di devozione. Considerata una vera e propria reliquia, è custodita dalla famiglia dell’attore Carlo Campanini, che lo ricevette in dono proprio dal frate di Pietralcina. Nel periodo natalizio dal 24 dicembre al 6 gennaio, la scultura è esposta nel santuario.
Se nell’universo ecclesiale alle reliquie, ai feticci, alle res sacrae, alle icone sono attribuiti in qualche modo il significato di tramite della grazia divina, dal punto di vista della storia della cultura, possono essere considerate i più antichi oggetti di interesse antropologico, antecedenti all’immagine, alla parola ed alla scrittura.
Usciamo quindi anche da questa chiesa per continuare il nostro viaggio tra i misteri di Roma…

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