Lo sapevate? La città più antica d’Italia non è Roma bensì una località della Sardegna

Lo sapevate? Dal punto di vista urbanistico Roma non è la città più antica d’Italia. La città più antica si trova infatti in Sardegna e si chiama Sant’Antioco (l’antica Sulky dei fenici), cittadina dell’omonima isola, nel profondo Sud della Sardegna,
Lo sapevate? Dal punto di vista urbanistico Roma non è la città più antica d’Italia. La città più antica si trova infatti in Sardegna e si chiama Sant’Antioco (l’antica Sulky dei fenici), cittadina dell’omonima isola, nel profondo Sud della Sardegna, edificata nel IX secolo avanti Cristo.
A vantare un così lontano passato è l’antica Sulky, fondata dai Fenici.
Questa rivelazione è emersa dopo il ritrovamento nel comune del Sulcis, di un’antica anfora. La datazione di questo vaso è stata fatta risalire con certezza all’800 a.C., quindi l’insediamento di Sant’Antioco era stabilmente già popolato e frequentato in quel periodo, prima di Roma e prima delle città sarde di Nora e Cagliari.
La fondazione di Roma o Natale di Roma, è stata fissata al 21 aprile dell’anno 753 a.C., dal letterato latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall’astrologo Lucio Taruzio. Altre leggende, basate su altri calcoli indicano date diverse. In realtà Varrone conosceva bene la Grecia e come tutti i Romani del primo secolo a.C. aveva numerose date tra le quali scegliere per fissare la fondazione di Roma. Scelsero il 753 a.C. poiché si collegava alla nascita della democrazia ateniese, che avvenne appunto con l’inizio della nomina degli arconti decennali e poi annuali ad Atene.
Quando Sulky commerciava con l’Oriente e rappresentava un punto di approdo fondamentale al centro del Mediterraneo, la stessa Roma non era ancora stata edificata. Sulky rappresenta dunque la città più antica d’Italia e della Sardegna. Molti centri urbani in occidente nacquero infatti circa 50 anni dopo l’antica Sulky, intorno al 750 a.C.
Fin dalla sua fondazione come città, Sulky ebbe probabilmente un’estensione di circa dodici ettari. Tuttavia, recenti ritrovamenti di ceramiche “bichrome Ware” di produzione fenicia di Oriente, autorizzano ad alzare la datazione riguardante la fondazione della città attorno IX secolo a.C. L’abitato occupava il versante orientale della collina e digradava verso il mare con le strade ortogonali. Le prime notizie sull’antico abitato fenicio provengono da un’area denominata, non proprio felicemente, Cronicario, adiacente all’ospizio per gli anziani. Nel 1983 Paolo Bernardini e Carlo Tronchetti, dirigenti della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, avviarono l’esplorazione di quest’area: in quell’occasione furono rinvenuti importanti resti dell’antica città, prima fenicia, poi punica e quindi romana. Oltre alle strutture murarie, in pietra e in mattoni di argilla cruda, sono stati rinvenuti numerosissimi oggetti, soprattutto in terracotta, che hanno permesso di conoscere meglio quale doveva essere l’ampiezza dei commerci dell’antica Sulcis.
I suoi traffici toccavano tutto il Mediterraneo, dal Libano alla Penisola Iberica, dall’Africa settentrionale all’Etruria. Attualmente l’area è oggetto di ricerche archeologiche sotto la direzione di Piero Bartoloni, professore ordinario di Archeologia fenicio-punica presso l’Università di Sassari, grazie all’acquisizione di una nuova area adiacente a quella indagata in precedenza. Secondo le evidenze archeologiche registrate dallo stesso professor Bartoloni, Sulky ci appare oggi come la più città antica d’Italia. Per quanto riguarda le strutture abitative più antiche, queste sono emerse in alcuni settori all’interno dell’area archeologica in cui è stato possibile indagare in profondità, raggiungendo talvolta il livello della roccia vergine.
Si ricavano quindi i resti di un abitato sorto e consolidato entro la prima metà dell’VIII secolo a.C., in cui giunsero materiali e genti provenienti dalla madrepatria fenicia, dalla colonia nordafricana di Cartagine, insieme a suppellettili derivanti dai commerci intrapresi dalla colonia soprattutto con Greci ed Etruschi. L’area del Cronicario in epoca fenicia doveva essere parte di un quartiere abitativo e artigianale, dove trovarono posto impianti per la lavorazione del pescato e del metallo (in particolare ferro). Dopo l’avvento del dominio di Cartagine sulle colonie fenicie, consolidatosi durante gli ultimi decenni del VI secolo a.C. la città di Sulky subisce importanti modifiche culturali e anche urbanistiche.
Queste ultime sono state in buona parte cancellate dai successivi interventi romani, che hanno stravolto in maniera particolarmente invasiva le strutture preesistenti, salvaguardando in parte quelle più antiche, che si trovavano a quote inferiori e conservatesi grazie allo scioglimento dei mattoni crudi che le hanno sigillate. Dai resti della cultura materiale rinvenuti durante le indagini archeologiche si percepisce l’importanza che la città mantenne anche durante il dominio cartaginese, probabilmente favorita per la sua felice posizione portuale e come naturale sbocco delle risorse provenienti dal Sulcis-Iglesiente, tra le quali soprattutto l’argento.

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