Lo sapevate? La chiesa di San Carlo alle quattro Fontane è chiamata “San Carlino” dai romani per le sue ridotte dimensioni

Lo sapevate? La chiesa di San Carlo alle quattro Fontane è chiamata “San Carlino” dai romani per le sue ridotte dimensioni. Vicino alle quattro fontane che sorgono all’incrocio tra Via del Quirinale e Via Felice si trova anche la chiesa
Lo sapevate? La chiesa di San Carlo alle quattro Fontane è chiamata “San Carlino” dai romani per le sue ridotte dimensioni.
Vicino alle quattro fontane che sorgono all’incrocio tra Via del Quirinale e Via Felice si trova anche la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, chiamata affettuosamente dai Romani anche San Carlino proprio per le dimensioni particolarmente ridotte.
La chiesa si trova nel rione Monti e fa parte di un complesso conventuale dei Trinitari. Edificato nel XVII secolo ad opera del grandissimo Francesco Borromini, è considerato uno dei capolavori dell’architettura barocca mondiale. La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, ma è soprannominata affettuosamente San Carlino dai romani, per le sue ridotte dimensioni tanto da coprire con la sua area quella di uno solo dei quattro pilastri che sorreggono la cupola della basilica di San Pietro in Vaticano.
Nella chiesa è conservata l’urna contenente il corpo della beata Elisabetta Canori Mora.
La chiesa, oltre che per la sua bellezza architettonica e artistica, è famosa anche per un sorprendente effetto ottico dato dalla cupola ovale, per una questione di prospettiva, amplia la percezione dello spazio. Il merito è del grande architetto Francesco Borromini che nella prima metà del Seicento iniziò i lavori di questo edificio, occupandosi anche della realizzazione di un piccolo campanile e del chiostro, anch’esso minuscolo.
La chiesa, il chiostro ed il convento vennero realizzati tra il 1634 e il 1644. L’architetto ticinese, giunto a Roma attorno al 1620 dal Canton Ticino, aveva già collaborato al Baldacchino di San Pietro e al vicino palazzo Barberini. I Trinitari gli commissionarono un nuovo convento con annessa chiesa, dove già da un secolo c’era una piccola cappella.
Borromini costruì la chiesa con due importanti necessità: il costo minore possibile, in quanto i frati non disponevano di molto denaro ed il massimo sfruttamento del poco spazio a disposizione.Grazie al genio dell’architetto, che seppe unire queste qualità ad un risultato elegante ed innovativo, la chiesa e l’intero complesso possono annoverarsi tra massimi prodotti dell’architettura barocca. La chiesa ed il complesso conventuale sono infatti caratterizzati dalle dimensioni sorprendentemente piccole e dall’estrema semplicità dei materiali, conformemente alla regola e alla spiritualità dei frati dell’ordine dei Trinitari, di origine spagnola e all’epoca appena insediati a Roma (nel 1609, guidati dal padre Gabriele dell’Assunta), ma anche alle idee artistiche del Borromini che ai materiali pregiati preferiva materie umili come l’intonaco e lo stucco, da nobilitare con la tecnica.
Il minuscolo chiostro è a pianta mistilinea derivata da un ottagono: gli ambienti si suddividono su due ordini di loggiati. Quello inferiore è composto da serliane, che diventano convesse agli angoli, mentre quello superiore, ornato da semplici colonne, è abbellito da una balaustra, con eleganti pilastrini triangolari dritti e rovesci, realizzata nel 1644. In questo modo, con grande raffinatezza nelle linee, Borromini riesce a dare, come poi nella chiesa, un senso di accoglienza, togliendo la sensazione di oppressione che deriverebbe dalle esigue dimensioni dell’ambiente. Il tema dell’ottagono è presente anche nei capitelli del secondo ordine di colonne e nella vera del pozzo che completa la visione del chiostro.
La chiesa è a pianta mistilinea e le parti corrispondenti ai vertici sull’asse maggiore sono concluse da absidi semicircolari, come una sovrapposizione di una pianta a croce greca allungata e di un’ellisse, costruita geometricamente a partire dalla forma di due triangoli equilateri con la base comune sull’asse trasversale dell’edificio.
La chiesa ed il convento si affacciano su Via del Quirinale, all’incrocio delle Quattro Fontane: il muro esterno dell’edificio stesso ospita una delle fontane, raffigurante il Tevere. Il complesso si trova quindi in un incrocio molto trafficato di Roma: oltre alla già nominata via, si trovano anche Via XX Settembre e Via delle Quattro Fontane. Questa rumorosa e caotica situazione pare sparire non appena entrati nella chiesa e nel chiostro, segnando un tranquillo punto di quiete nel centro di Roma.

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