Detti e modi di dire romaneschi: “Pòssin’ammazzàtte!”

Detti e modi di dire romaneschi: “Pòssin’ammazzàtte!” Scopriamo il reale valore di un’espressione che può apparire minacciosa ma non lo è. Si tratta di una delle tantissime esclamazioni ed espressioni enfatiche curiose del dialetto romano, una frase tipica (resa famosa
Detti e modi di dire romaneschi: “Pòssin’ammazzàtte!”
Scopriamo il reale valore di un’espressione che può apparire minacciosa ma non lo è. Si tratta di una delle tantissime esclamazioni ed espressioni enfatiche curiose del dialetto romano, una frase tipica (resa famosa anche dalla cinematografia italiana) che può apparire dura ma in realtà non ha un significato veramente malevolo.
In un contesto linguistico italiano, come tante altre espressioni romane, può apparire come minacciosa; in dialetto viene comunemente usata con un fine preciso e non solo dal popolino. Andiamo a vedere il reale significato di questa espressione colorita e irriverente romanesca che nasconde, come tante altre, una grandissima forza comunicativa. Un’espressione che è entrata a far parte del linguaggio comune.
Letteralmente la frase corrisponderebbe a “Possa tu (egli, ella, ecc.) essere ucciso”, in realtà dietro questo augurio in apparenza truce c’è un significato assolutamente innocuo.
La congiunzione enfatica “che” è spesso usata per introdurre l’espressione: “Che tte pòssin’ammazzà!”.
Altrettanto spesso, il pronome relativo usato all’inizio dell’espressione viene ripetuto come suffisso pronominale -te, -lo, ecc. dopo il verbo, per dare un’enfasi ancora maggiore: ”Te pòssin’ammazzàtte, lo pòssin’ammazzàllo, ve pòssin’ammazzàvve”, e così via.
Di solito è usato con un senso di rimprovero, sia duro che blando: ad esempio nel chiamare il proprio figlio discolo una madre direbbe: “Viè quà Francè, te pòssin’ammazzàtte! (nel senso di “vieni qua, furfante!”).
Ma talvolta è anche usato come pura esclamazione, priva di qualsiasi significato malevolo: nel rivedere un amico dopo tanti anni si potrebbe esclamare: “Come stai? Albè, che tte pòssin’ammazzàtte…, che suona come “Accidenti! Come stai?”.
In una forma ancora più mitigata, la seconda parte dell’espressione viene solo sottintesa: “Te pòssino!…” o ”Che tte pòssino!…”.
Apparentemente può sembrare incoerente informarsi sullo stato di una persona e, contemporaneamente, augurargli una morte. In realtà, quindi, è espressione romana di colorita cordialità.
Inizialmente usata (nel Lazio principalmente) come minaccia, oggi è un’espressione scherzosa e comunque positiva (come molti altri “insulti” romani che oggi hanno una connotazione positiva), spesso utilizzata come rafforzativo, che significa “mannaggia a te”.
Ovviamente poi il significato dipende dal contesto, è ovvio che se stai litigando con qualcuno e ti dice “Te pòssin’ammazzàtte” ti sta augurando la morte. Però di solito non ha questo significato: infatti, ormai viene utilizzata quasi esclusivamente come rafforzativo con connotazione positiva.

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