Lo sapevate? Il Tevere in antichità è stato utilizzato anche come importante via di comunicazione

Lo sapevate? Il Tevere in antichità è stato utilizzato anche come via di comunicazione. La realizzazione di numerose dighe (ben 23), e lo sviluppo del trasporto stradale e ferroviario, hanno radicalmente cambiato i sistemi di comunicazione, annullando l’utilizzo del fiume
Lo sapevate? Il Tevere in antichità è stato utilizzato anche come via di comunicazione.
La realizzazione di numerose dighe (ben 23), e lo sviluppo del trasporto stradale e ferroviario, hanno radicalmente cambiato i sistemi di comunicazione, annullando l’utilizzo del fiume come via per spostarsi da una parte all’altra o per trasportare le persone e le merci. Oggi la navigazione del Tevere serve solo per scopi turistici e sportivi.
Il Tevere in antichità è stato un’importante via di comunicazione per i commerci della città: lungo il suo corso sorgevano diversi porti come quello romano dell’Emporio (l’attuale Testaccio) oppure quello “moderno”, sulla sua riva sinistra in prossimità di Castel Sant’Angelo, chiamato porto di Ripetta.
Il Tevere (chiamato anticamente prima Albula, poi Thybris e poi Tiberis è il principale fiume dell’Italia centrale e peninsulare; con 405 km di corso è il terzo fiume italiano per lunghezza (dopo il Po e l’Adige). Secondo solo al Po per ampiezza del bacino idrografico (17375 km²).
La sorgente del fiume Tevere si trova sulle pendici del Monte Fumaiolo a 1268 m s.l.m., sul lato che volge verso la Toscana, vicino alle Balze, frazione del comune di Verghereto (in Provincia di Forlì-Cesena).
Il fiume fin dalla sua nascita, è stato l’anima di Roma, e il fatto che la città gli debba la propria stessa esistenza è descritto già dalla prima scena della leggenda di fondazione, con Romolo e Remo nella cesta, arenati sotto il ficus ruminalis.
In epoca pre romana il punto in cui la pianura alluvionale era più guadabile era l’Isola Tiberina. L’Isola era, inoltre, il punto fin dove le navi antiche, di basso pescaggio, potevano risalire direttamente dal mare. Poco a valle dell’Isola fu costruito (in legno, e tale rimase per diversi secoli) il primo ponte di Roma, il Pons Sublicius.
Il fiume stesso era considerato una divinità, personificata nel Pater Tiberinus: la sua festa annuale (le Tiberinalia) veniva celebrata l’8 dicembre, anniversario della fondazione del tempio del dio sull’Isola Tiberina ed era un rito di purificazione e propiziatorio.
Con il progredire dell’interramento del fiume, le navi non poterono più arrivare come in epoca classica fino all’emporio (sotto l’attuale rione di Testaccio), ma merci e passeggeri continuavano ad arrivare a Roma via fiume, col metodo dell’alaggio, cioè su chiatte o barconi che venivano rimorchiati dalla riva: la forza motrice per risalire il Tevere, che nei periodi di magra non offriva più di due metri e mezzo di pescaggio, era generalmente costituita da buoi ma anche da uomini. Il sistema era ancora in uso a metà dell’Ottocento, quando i buoi vennero sostituiti da rimorchiatori a vapore, che trascinavano tre o quattro chiatte, come avveniva sulla Senna fino a non molti anni fa.

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