Sul caso Loris e il processo “mediatico” alla madre Veronica. Il parere dello psicologo
canale WhatsApp

«Un senso infinito di spazio e solitudine»: così il documentarista e regista sardo Fiorenzo Serra descrive la sua prima impressione dell’Isola nel bellissimo documentario realizzato nel 1953. Un lavoro prezioso, valorizzato dalle musiche del compositore cagliaritano Ennio Porrino, che accompagna con delicatezza le immagini di una Sardegna ancora profondamente rurale e autentica.
Il documentario offre uno sguardo analitico e distaccato sulla vita nell’Isola nel secondo dopoguerra, concentrandosi soprattutto sulle zone interne: Oliena, Desulo, Busachi, Samugheo e alcuni centri del Campidano. Serra osserva con attenzione i paesaggi, le persone e le tradizioni, catturando dettagli che oggi rappresentano un patrimonio culturale unico.
In uno spezzone recentemente pubblicato su YouTube, il narratore si sofferma sui costumi sardi, considerati un unicum non solo in Italia ma nel mondo. «I costumi della Sardegna non sono solo folklore ma un fatto di vita, il simbolo di un mondo che scompare, l’ultimo vivo barlume di una favolosa stagione».
Il documentario di Fiorenzo Serra resta così non solo un’opera cinematografica, ma anche un testimone prezioso della memoria storica e culturale della Sardegna, capace di emozionare e affascinare ancora oggi.
.