Il museo d’arte contemporanea dedicato all’artista Maria Lai non è certo un luogo qualunque. E’ un percorso museale monumentale a cielo aperto che recentemente è stato eletto tra i più belli d’Italia. In questo luogo magico si trovano circa un centinaio di opere dell’artista ulassese tra le più significative del suo percorso artistico. Il museo d’arte contemporanea dedicato a Maria Lai è un progetto culturale che nasce dalla naturale prosecuzione di una vocazione nel campo dell’arte contemporanea che il paese di Ulassai coltiva da anni. Non si puo certamente dimenticare lo straordinario intervento che ha segnato questa vocazione: “Legarsi alla montagna” del 1981 nel quale tutte le case del paese e le montagne circostanti, ispirandosi ad un’antica leggenda locale, furono legate con un nastro celeste. A quel primo intervento ne seguirono altri negli anni a venire, che hanno decretato Ulassai come un vero e proprio museo all’aperto di arte contemporanea; nel paese si trovano, infatti, numerose installazioni armoniosamente fuse con le architetture del paese. Le opere sono soprattutto dell’artista ulassese ma sono presenti anche tanti altri importanti artisti sardi. Si tratta di capolavori che si estendono tra il paese e oltre, invitando il fruitore alla natura e all’imponenza delle rocce, ricche di storie e di leggende,come “La scarpata”, “La strada del rito”, “Le capre cucite”, “Pastorello mattiniero con capretta”, per fare solo qualche esempio. L’ultima e più importante tappa del percoso museale a cielo aperto di Ulassai è la Stazione dell’arte, un ex stazione ferroviaria a pochi chilometri dal paese, ai piedi dei tacchi della Valle del Pardu. La stazione dell’arte non è solo un museo ma una fabbrica attiva di cultura, che dedica attenzione particolare all’aspetto didattico e formativo. Una sorta di moderna officina dell’arte, con un supervisore d’eccezione: Maria Lai.

Tutti noi sardi conosciamo bene la pizzetta sfoglia, la prelibatezza cagliaritana a base di pasta sfogliata e pomodoro: croccante, fragrante e perfetta da gustare in qualsiasi momento della giornata. Un simbolo della nostra tavola che, al di fuori della Sardegna, però, diventa quasi un mistero. Figuriamoci all’estero.

Foto dal gruppo FB L’inglese imbruttito

Ed è proprio in questo contesto che entra in scena il genio – involontario – del “made in Sardinia”. In un bar di Santa Maria Navarrese, per rendere comprensibile ai turisti cosa fosse quell’appetitoso tondino in vetrina, è comparsa un’originale etichetta: “BROWSE PIZZA”.

Un tentativo creativo, certo, ma anche un po’ fuorviante. Perché se è vero che “pizza” è una parola ormai universale, “browse” in inglese significa tutt’altro: vuol dire sfogliare… ma non la pasta! Si usa per libri, riviste o pagine web. Insomma, più che un invito a mordere la nostra pizzetta, sembra un consiglio a cliccare o scorrere qualcosa.

Un errore di traduzione che fa sorridere e, allo stesso tempo, ci ricorda quanto la pizzetta sfoglia sia ancora tutta da raccontare fuori dall’Isola. Magari la prossima volta, invece di “browse”, basterà scrivere semplicemente: “Cagliari-style puff pastry pizza”. O meglio, certe bontà non hanno bisogno di traduzioni: basta assaggiarle.