In Sardegna c’è una bellissima fonte sacra nuragica nascosta tra la vegetazione: dove la si può visitare?

Questa antica fonte nuragica, scoperta di recente, rappresenta una preziosa testimonianza della civiltà nuragica e del suo profondo legame con le acque sacre. Dove si trova? La conoscete?
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Nel cuore del Goceano, a circa sette chilometri dal centro abitato di Illorai, sorge un sito di straordinaria rilevanza archeologica e culturale: la Fonte Sacra di Santa Maria. Questa antica fonte nuragica, scoperta di recente, rappresenta una preziosa testimonianza della civiltà nuragica e del suo profondo legame con le acque sacre. Tuttavia, oggi il sito versa in uno stato di abbandono che ne compromette sia la conservazione sia la possibilità di essere adeguatamente fruito.
Situata nella località di Santa Maria, non lontano dal villaggio di Iscretti, la fonte è un chiaro esempio di come i nuragici impiegassero le risorse naturali per pratiche rituali e religiose. Nonostante il suo indubbio valore storico e spirituale, il monumento è stato lasciato all’incuria: l’architrave è crollato, bloccando l’accesso, mentre la vegetazione spontanea — rovi e piante infestanti — sta progressivamente inghiottendo l’area, nascondendo alla vista la bellezza e il significato di questo luogo sacro.
La Fonte Sacra di Santa Maria è una delle numerose eredità della civiltà nuragica che rischiano di cadere nell’oblio, vittime della mancanza di tutela e manutenzione. La sua attuale condizione di degrado rappresenta un campanello d’allarme e sottolinea l’urgenza di interventi mirati al recupero e alla valorizzazione. Questo sito, che costituisce una parte essenziale del patrimonio storico di Illorai e del territorio del Goceano, merita attenzione, tutela e un adeguato piano di fruizione, che lo restituisca alla comunità e lo apra anche ai visitatori e agli studiosi.
Oggi la Fonte Santa Maria è una gemma dimenticata, ma ha il potenziale per trasformarsi in un simbolo identitario per la popolazione locale e in una meta significativa per chi desidera esplorare la ricchezza archeologica della Sardegna. È necessario agire con determinazione: il recupero e la conservazione di luoghi come questo sono una responsabilità collettiva. Solo così potremo garantire che il nostro passato non venga cancellato e che i tesori della nostra storia possano essere conosciuti e valorizzati anche dalle generazioni future.

PH Denise Diana
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Un nuraghe, una chiesa romanica e una tomba dei giganti nello stesso luogo: dove ci troviamo?

In poche centinaia di metri quadri si possono ammirare un nuraghe, una tomba dei giganti e una chiesa romanico-bizantina: un mosaico che abbraccia almeno quattromila anni di storia dell’Isola. Dove ci troviamo?
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Ci sono luoghi in Sardegna che sembrano condensare secoli – anzi, millenni – di storia in pochi passi. Uno di questi si trova a Silanus, non lontano da Macomer, dove il tempo ha lasciato tracce che si intrecciano in un racconto unico.
In poche centinaia di metri quadri si possono ammirare un nuraghe, una tomba dei giganti e una chiesa romanico-bizantina: un mosaico che abbraccia almeno quattromila anni di storia dell’Isola.
Il sito prende il nome di Santa Sarbana, mentre la chiesa è dedicata a Santa Sabina. La sua architettura, austera e suggestiva, riflette il periodo romanico (XI secolo d.C.), ma al tempo stesso rivela tracce di un impianto bizantino più antico. Durante i restauri degli anni ’80, sotto le fondamenta della chiesa vennero perfino rinvenuti resti di capanne nuragiche, confermando quanto questo luogo sia stato importante e vissuto in epoche lontanissime.
Accanto all’edificio sacro si trovano un nuraghe complesso e una tomba dei giganti, a testimonianza della centralità di quest’area già nell’età del Bronzo. Passeggiando qui, si ha davvero la sensazione di viaggiare nel tempo: dalle comunità nuragiche ai culti cristiani, passando per le eredità bizantine e le architetture romaniche.

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