Le segnalazioni continuano ad arrivare da tutta la Sardegna: Planargia, Marghine, Nurra e Mejlogu sono ormai aree in cui i cieli sono arricchiti dalla presenza sempre più numerosa dei maestosi grifoni. La colonia di Bosa e quella di Alghero stanno espandendo il loro areale grazie agli sforzi congiunti portati avanti negli ultimi vent’anni da Forestas e dai suoi partner. Grazie alla costante assistenza e cura, la popolazione di questi avvoltoi ha raggiunto un livello di vitalità che permette una naturale espansione.

Non stupisce quindi l’ultima segnalazione proveniente da Sindia. La presenza dei grifoni in nuove zone dell’isola è un chiaro segno del successo delle iniziative di tutela, che hanno restituito vita e bellezza a una specie che per molto tempo ha rischiato di scomparire dal paesaggio sardo.

Ma le buone notizie non si fermano qui. Grazie al progetto LIFE Safe for Vultures, è imminente la liberazione di altri 22 grifoni nel Sarrabus-Gerrei, nel sud-est dell’isola. Questa operazione contribuirà alla creazione di una nuova colonia, che presto raggiungerà dimensioni considerevoli.

Il ritorno di questi magnifici volatili, simboli di maestosità e equilibrio naturale, è il risultato di un lungo impegno dedicato alla conservazione della biodiversità in Sardegna, regalando agli abitanti e ai visitatori dell’isola lo spettacolo ineguagliabile dei cieli solcati da ali imponenti.

Chiunque abbia passeggiato lungo le affascinanti scogliere granitiche di Orrì, in Ogliastra, avrà notato quelle linee più chiare che attraversano le rocce come delle vere e proprie venature. Si tratta dei cosiddetti filoni aplitici, un fenomeno geologico affascinante, testimonianza di antichi processi magmatici avvenuti milioni di anni fa.

Foto di La Monica nel gruppo GEOsiti della Sardegna

Questi corpi rocciosi filoniani di natura granitica si sono formati quando il magma residuo, ancora fuso, ha trovato spazio per infiltrarsi nelle fessure delle rocce circostanti – fenditure spesso create dal raffreddamento del granito stesso o da movimenti tettonici.

Si tratta di intrusioni magmatiche secondarie, che si inseriscono in fratture della roccia preesistente. Nel caso dei filoni aplitici, queste fratture si sono verificate in rocce granitiche già consolidate, probabilmente in concomitanza con grandi eventi geologici come la roto-traslazione che ha portato la Sardegna dalla sua originaria posizione presso i Pirenei a quella attuale nel Mediterraneo.

I filoni aplitici si distinguono per la loro struttura microgranulare: i cristalli che li compongono sono molto piccoli, al punto da risultare difficili da osservare a occhio nudo. La loro composizione è tipicamente ricca di quarzo, feldspati (ortoclasio e plagioclasio) e mica, con una presenza minima di minerali femici (quelli contenenti ferro e magnesio).

In alcuni casi, questi filoni si presentano come vere e proprie intrusioni di quarzo, depositatosi all’interno delle diaclasi – le spaccature nella roccia granitica – rendendo ancora più evidente il contrasto tra il colore chiaro del quarzo e il granito circostante.