La straordinaria parabola artistica di Aligi Sassu attraverso tutto il ‘900, dal futurismo al 2000

La sua vita prese una svolta politica quando, durante la Guerra civile spagnola, Sassu si schierò attivamente contro il fascismo, dipingendo la "Fucilazione nelle Asturie". Accusato di cospirazione, fu imprigionato a Regina Coeli a Roma, attraversando un periodo difficile. Rilasciato nel 1938, riprese la pittura, creando disegni mitologici e ritratti dei suoi compagni di prigionia.
Nato nella vivace Milano nel 1912, Aligi Sassu ha trascorso una vita che si è intrecciata con le trasformazioni politiche e culturali dell’Italia del Novecento. Figlio di Antonio Sassu, fondatore del Partito Socialista Italiano a Sassari, e Lina Pedretti, parmense, il giovane Aligi ebbe il suo primo assaggio dell’arte futurista nel 1919, quando, a soli sette anni, visitò l’Esposizione Nazionale Futurista a Milano, guidato dal padre e accompagnato dall’amico futurista Bruno Munari.
Dopo un breve periodo in Sardegna, dove Sassu si immerse nei colori accesi della regione, la famiglia tornò a Milano nel 1924. Qui, il giovane manifestò un crescente interesse per la lettura e l’arte futurista. Il tutto culminò nell’invito di Filippo Tommaso Marinetti a partecipare alla Biennale di Venezia nel 1928. In collaborazione con Munari, Sassu scrisse il “Manifesto della Pittura – Dinamismo e riforma muscolare” nel 1929, sottolineando la rappresentazione di forme dinamiche anti-naturalistiche.
Gli anni ’30 videro Sassu immergersi nell’arte, studiando le opere di maestri come Boccioni, Carrà e Picasso.
Nel 1934, trascorse tre mesi a Parigi, approfondendo la sua conoscenza di pittori del calibro di Matisse e Delacroix. In questo periodo, dipinse “L’Ultima Cena”, un quadro che anticipava il suo stile futuro con abiti moderni e un’ambientazione urbana.
La sua vita prese una svolta politica quando, durante la Guerra civile spagnola, Sassu si schierò attivamente contro il fascismo, dipingendo la “Fucilazione nelle Asturie”. Accusato di cospirazione, fu imprigionato a Regina Coeli a Roma, dove attraversò un periodo particolarmente difficile. Rilasciato nel 1938, riprese la pittura, creando disegni mitologici e ritratti dei suoi compagni di prigionia.
Negli anni successivi, Sassu espresse il suo impegno politico attraverso opere come “I Concilii” e “Il Caffè”, che ritraeva la Coupole di Parigi. Nel 1947, trasferitosi in provincia di Varese, il suo lavoro si concentrò su soggetti sacri e scene di Parigi. Si dedicò anche alla ceramica, producendo circa un centinaio di pezzi.
Il periodo sardo di Sassu, iniziato nel 1950, fu caratterizzato da paesaggi ispirati alla vita contadina e marinaresca, come le “Tonnare”. Studiò murales e muralisti come Diego Rivera e José Clemente Orozco, oltre a artisti come Van Gogh e Piero della Francesca.
Nel 1954, durante un incontro con Picasso a Vallauris, Sassu ebbe l’opportunità di vedere le sculture dell’artista spagnolo. Negli anni successivi, Sassu continuò a esplorare nuovi territori artistici, spaziando dalle Tauromachie alle sperimentazioni sugli acrilici. Nel 1968, dipinse un ritratto di Che Guevara, donato al Museo de L’Avana, e nel 1969 vinse il primo premio del muro dipinto alla Biennale.
Il viaggio artistico di Aligi Sassu attraversa la sua partecipazione a mostre internazionali, esposizioni alla Biennale di Venezia e la realizzazione di opere ispirate alla Divina Commedia. Nel 1993 a Bruxelles, all’interno della nuova sede del Parlamento europeo, realizzò un gigantesco murale in ceramica (150 metri quadrati) dal titolo “I Miti del Mediterraneo”.
Nel 1996, donò 356 opere alla città di Lugano, dando vita alla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares. La sua eredità artistica continua a vivere attraverso mostre tematiche e l’associazione culturale “Amici dell’Arte di Aligi Sassu”, costituita nel 2000. Aligi Sassu morì il 17 luglio 2000, il giorno del suo ottantottesimo compleanno, a Pollença. La sua influenza artistica si perpetua nelle opere che ha lasciato dietro di sé, un testimone del suo viaggio attraverso l’arte e la storia del XX secolo.
SASSU E IL SUO PAESE: THIESI
Il Museo Aligi Sassu a Thiesi rappresenta un’importante testimonianza dell’arte e della storia locale. Aperto nel 2010 e visitabile su prenotazione tramite il Comune di Thiesi, questo museo è dedicato all’artista Aligi Sassu, nativo del paese, e ospita una preziosa collezione delle sue opere.
La sala principale del museo, chiamata sala Aligi Sassu, custodisce un affresco intitolato “I moti angioiani”, che raffigura la rivolta sarda degli ultimi anni del 1700, evento nel quale Thiesi giocò un ruolo significativo. Questo affresco rappresenta un importante momento storico e testimonia il legame profondo dell’artista con la sua terra d’origine.
Nelle sale del primo piano del museo è esposta una collezione di quadri che coprono i vari periodi dell’opera di Aligi Sassu, offrendo ai visitatori un’opportunità di apprezzare la sua evoluzione artistica e le sue diverse influenze nel corso degli anni.
Oltre alle opere d’arte, a Thiesi si trovano anche altre testimonianze dell’importanza di Aligi Sassu per la comunità locale. Una ceramica intitolata “La vita e la natura” adorna la parete esterna dell’ex ITC, mentre in passato c’era anche una fontana in mosaico che, purtroppo, è stata danneggiata nel tempo e demolita durante lavori di ristrutturazione.
Aligi Sassu, essendo di origini thiesine, era profondamente legato al paese e vi aveva numerosi amici e parenti. Il periodo trascorso a Thiesi durante la sua infanzia e preadolescenza ha avuto un’influenza significativa sulla sua formazione artistica, alimentando la sua passione per i cavalli, uno dei suoi soggetti preferiti. La presenza di questo museo e delle opere di Sassu a Thiesi è quindi un omaggio alla sua eredità artistica e al suo legame indissolubile con la sua terra natale.
[FOTO DI FONDAZIONE ALIGI SASSU]

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