Lo sapevate? In Sardegna esiste il Museo del Carbone: ecco dove
Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo: ecco come e quando visitarlo
Il sito minerario di Serbariu, attivo dal 1937 al 1964 nel Sulcis, ha caratterizzato l’economia del Sulcis e rappresentato tra gli anni ’30 e ’50 una delle più importanti risorse energetiche d’Italia. Il complesso è stato recuperato e ristrutturato a fini museali e didattici. Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie che oggi costituiscono il Museo del Carbone.
La visita include i locali della lampisteria, della galleria sotterranea e della sala argani.
Nella lampisteria ha sede l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. L’ampio locale accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e videointerviste ai minatori.
La galleria sotterranea mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 fino alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive.
La sala argani, infine, conserva al suo interno il macchinario con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote o cariche di carbone.
Vi ricordate? Ad Arbatax nel 1981 venne pescato un gigantesco squalo bianco
Fu una cattura più unica che rara e la sorpresa fu grande. Per portarlo a riva fu richiesto l'aiuto di un peschereccio.
Il 1 maggio del 1981 a circa 2 miglia e mezzo da Capo Bellavista venne pescato un enorme squalo bianco. Fu un avvenimento eccezionale, sia per il tipo di cattura che per la stazza dell’esemplare, che misurava oltre 6 metri e si impigliò per sbaglio nelle reti a tramaglio.
La barca San Francesco con a bordo il pescatore di origine ponzese Antonio Morlé, con il figlio Paolo, non avrebbe mai potuto portare a terra lo squalo: in loro aiuto accorse quindi Giovanni Aversano con il peschereccio Nuovo Fiore.
Alla fine lo squalo fu fatto a tranci e venduto al mercato ittico.
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